In cerca di un nuovo leader
E non solo per le battute, per il bunga-bunga, per le telefonate in questura...
Intervento pubblicato su Toscana Insieme
mercoledì 3 novembre 2010
di Mauro Vaiani
Premetto che nel PDL non conto nulla, ma mi considero all'opposizione, dall'interno, dell'attuale gestione, per quello che conta.
Ricordiamoci sempre tutti di non sottovalutare i momenti in cui il ministro Tremonti ha saputo tenere i cordoni della borsa, o in cui Sacconi ha esteso la cassa integrazione, o in cui Maroni ha concentrato le scarse risorse che aveva a disposizione sulla lotta alla criminalità organizzata.
Abbiamo convinto molto meno nella gestione delle emergenze, con il fallimento del modello della Protezione Civile Spa.
Di fronte alle povertà non è stato giusto promuovere iniziative ridicole tipo “social card” o buoni turismo, dimenticandoci il quoziente familiare o almeno una qualche forma di sollievo fiscale universale sui primi mille euro al mese guadagnati, quelli che servono per vivere.
Ancora più difficile da accettare è stato il fatto che la nostra dirigenza politica nazionale abbia tradito le riforme istituzionali ed elettorali di ispirazione anglosassone e abbia reso l'espressione “rivoluzione liberale” una coppia di parole vuote.
La nostra leadership si è persino messa di traverso per fermare le riforme e i provvedimenti anti-casta che attendiamo da trent'anni, come il dimezzamento del numero dei parlamentari, il senato federale, l'abolizione delle province.
Il federalismo istituzionale è finito nel dimenticatoio. Invece che fare la devolution, abbiamo ripristinato il ministero del turismo e persino quello della gioventù.
Il federalismo fiscale si allontana, invece che avvicinarsi. Le bozze dei decreti attuativi sono rese sempre più farraginose dalla resistenza di tutti i conservatori dello status quo.
Né ci pare che siano in arrivo notizie veramente confortanti su altri fronti, come concorrenza, giustizia, pluralismo scolastico, diversificazione energetica, project financing di nuove infrastrutture.
Può darsi anche che si continuino a vincere le elezioni, nonostante pasticci come quello di Ruby, o con le battute sulle donne, gli Ebrei e i gay, tutte cose su cui, sia chiaro, sono in totale disaccordo e che considero rischiosi attentati al pudore, oltre che foriere di possibili mali spirituali ancora peggiori.
Non si giova comunque alla Repubblica se poi, dopo aver vinto le elezioni, si resta impotenti al potere, senza non diciamo una visione, ma almeno una direzione.
Dopo tanti anni, dopo tutto quanto è stato detto e mai fatto, dopo tanti momenti di grande entusiasmo ma anche di profonda delusione, ci pare giusto chiedersi, non senza tristezza, se il presidente Berlusconi non stia per caso avendo come statista un successo inversamente proporzionale a quello che ha avuto nella vita come imprenditore.
Il presidente Berlusconi dovrebbe quindi essere sostituito? Chi ne ha l'autorità e la responsabilità si ponga il problema. Sarebbe una sorta di contrappasso: chi, avendone avuto il tempo, la forza, l'opportunità, non ha saputo creare regole nuove, potrebbe finire per essere sostituito secondo le regole vecchie.
A noi cittadini comuni, a noi appassionati di politica, a noi elettori sovrani, spetta guardare, intanto, un pochino più lontano.
Una grande area politica, quando si chiude una stagione, non ha bisogno di difese d'ufficio dell'indifendibile, intrighi cortigiani, espulsioni, scissioni, autoribaltoni.
Ha bisogno di aria fresca, di aprire le proprie porte a idee e persone nuove, di avviare un grande dibattito culturale e politico sul futuro, oltre che, naturalmente, dare il via a una grande competizione pubblica per la selezione di nuovi leader.
Mauro Vaiani
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