I trent'anni della messa a disposizione di tutti, liberamente, del World Wide Web, sono stati ricordati oggi dalla rubrica "Media e dintorni" di Emilio Targia ed Edoardo Fleischner, su Radio Radicale.
Il 30 aprile 1993 il CERN dichiara il proprio rivoluzionario ipertesto software libero open source, riutilizzabile da tutti. Dopo questa dichiarazione iniziò la crescita esponenziale dei siti web. Oggi almeno due terzi dell'umanità è interconnessa e li consulta quoditianamente.
Cambiò tutto.
Chi scrive si laureò in Scienze Politiche all'Alfieri di Firenze nel 1994. Era già molto informatizzato, per i tempi, ma per la tesi lavorò su veri, vecchi, polverosi libri nelle biblioteche e su fotocopie di articoli e testi nella propria stanzina. Quando anni dopo, nel 2013, depositò la sua tesi di dottorato, Disintegration As Hope, aveva ancora girato le biblioteche, per esempio alla ricerca di vecchi testi di Karl W. Deutsch che erano stati dimenticati, ma migliaia di testi e articoli erano diventati consultabili attraverso la rete. Dieci anni dopo, mentre stiamo scrivendo, la quantità di studi che sono consultabili online, in rete, ha continuato a crescere vorticosamente.
Cambiò totalmente la cultura, per prima, e cambiò tutto il resto.
Non ci siamo ancora totalmente resi conto di quanto le cose stiano cambiando in positivo (come aveva del resto previsto Karl Deutsch).
Certo, il World Wide Web è come l'energia nucleare. E' una bomba della conoscenza, che va maneggiata con responsabilità. Ha avuto, però, sin dall'inizio un vantaggio intrinseco rispetto a molte altre tecnologie: è stato concepito come uno strumento distribuito, è stato immediatamente reso disponibile gratuitamente, è replicabile con mezzi poco costosi praticamente da tutti, comprese le persone e le comunità marginali, dissidenti, magari perseguitate.
Non possiamo purtroppo dire altrettanto di tante altre tecnologie del mondo digitale: concentrazione di banche dati (big data), predizione-induzione dei comportamenti e dei consumi, sorveglianza universale, creazione di realtà virtuali (quelle che oggi sono chiamate metaversi). Sono tutte tecnologie in tumultuoso sviluppo, maneggiabili attraverso sempre più sofisticate intelligenze artificiali.
Serve la politica, per sancire la necessità di decentramento, soluzioni e tecnologie aperte e disponibili a tutti (open source), vietare i brevetti, limitare o anche spezzare i monopoli tecnologici, mantenere la neutralità della rete, proteggere le persone e la loro creatività, imporre la sobrietà elettromagnetica.
Il Cosmonauta Francesco ha lanciato un importante caveat in proposito, senza fare terrorismo, ma anzi immaginando sentieri di speranza. Non ignoriamolo.
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