Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
domenica 16 settembre 2018
Ripensamento fra Val di Pesa e Val d'Elsa
I pochi che seguono questo blog, sanno che qui si è creduto molto nella possibilità di autoriforma dal basso dei comuni toscani, anche attraverso le loro unificazioni in comuni più ampi, ma non secondo una logica centralista e verticale, bensì nell'ottica di rafforzare e valorizzare ogni singolo paesino della Toscana (e nelle zone più urbanizzate ogni singolo rione).
Negli anni ci siamo spesi perché, parallelamente con la lotta per l'abolizione delle province, delle prefetture e di tanti altri enti intermedi artificiali o espressione del centralismo, si formassero dal basso - anche a Costituzione e legislazione invariata - dei comuni-comunità, capaci di restituire autogoverno, servizi, qualità e bellezza a ciascuna delle loro frazioni. Lo abbiamo fatto, per esempio, in occasione delle ambiziose consultazioni che hanno riguardato la possibilità di fare un comune unico nel Casentino (2012) o all'Elba (2013).
Dobbiamo ammettere, a distanza di anni, che queste idee giuste sono state stravolte da politiche sbagliate e da politici ignoranti e prepotenti. L'ANCI Toscana ha cavalcato alcune unificazioni comunali di corto o cortissimo respiro, che si sono rivelate un fallimento in termini di difesa della vita dei paesi e delle frazioni. In alcuni casi si sono volute unire coppie di comuni, con la principale preoccupazione di garantire alle amministrazioni uscenti un terzo mandato. La Regione Toscana ha messo dei soldi a disposizione delle unificazioni. Si tratta di mancette rispetto alla quantità di fondi che lo stato centrale ha tolto ai comuni, ma di certo non aiutano una discussione libera e serena.
Infine - e questa è forse la cosa più grave di tutte - il Consiglio regionale della Toscana si è assunto la grave responsabilità di forzare la volontà delle popolazioni locali, violando l'art. 133 della Costituzione. E' successo quando è stata imposta dall'alto la fusione ai comuni di Abetone e Cutigliano, considerando che la volontà popolare espressa dal comune più grande potesse sovrastare la volontà popolare del comune più piccolo.
Una scelta grave, quella del Parlamento toscano presieduto da Eugenio Giani, a cui non è stata ancora data adeguata riparazione.
La prossima tornata di referendum per la fusione dei comuni è prevista per l'11 e il 12 novembre 2018. Fra le comunità chiamate a pronunciarsi ce ne sono due che conosciamo un po' meglio delle altre: Tavarnelle, in Val di Pesa, e Barberino, in Val d'Elsa.
Siamo stati a Barberino Val d'Elsa a parlarne direttamente con gli esponenti dello storico movimento civico Obiettivo Comune, a cui siamo vicini e con cui grazie a Michele Bazzani. Ne abbiamo riparlato con l'attuale guida del movimento civico, Paolo Tacconi.
Dalla riflessione sin qui condotta, ci siamo fatti l'idea che su tutte queste unificazioni imposte dall'alto - preparate attraverso una serie di scelte che negli anni hanno reso i paesi toscani meno vivi (come la chiusura delle scuole nei centri storici), rese più accattivanti con una elargizione di fondi regionali che somigliano molto a un ricatto politico, imposte ai comuni piccoli in violazione dell'art. 133 della Costituzione - occorra un momento di ripensamento.
Queste unificazioni, in queste attuali condizioni, ci allontanano e non ci avvicinano alla nostra ideale rivoluzione paesana.
Per cui, nonostante le difficoltà di farsi sentire e di farsi ascoltare in Toscana, noi, al momento e salvo approfondimento, aggiungiamo la nostra piccola voce a quella di coloro che dicono NO.
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