Lungo il fiume Don, nel cuore dell'Europa, oltre alla ben nota e dolorosa linea del fronte, da oggi passa anche un confine che una delle parti ha segnato unilateralmente.
Nel 2014 la città russa autonoma di Sebastopoli e la Repubblica autonoma di Crimea si erano già unite alla Federazione Russa. In questa giornata del 30 settembre 2022 la Federazione ha annesso altre quattro regioni: le due repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, de facto indipendenti anch'esse dal 2014; le due regioni di Kherson e Zaporizhzhia, conquistate - a caro prezzo - dalle truppe russe con la "operazione speciale" iniziata lo scorso 24 febbraio 2022.
Queste annessioni non saranno mai riconosciute dalla comunità internazionale, ma, se effettivamente esse sono sostenute - come sembrano essere - dalle popolazioni locali, questi confini diventeranno quelli che con un eufemismo sono chiamati, nel linguaggio pubblico internazionale, "provvisori". Il che significa, fuori dall'ipocrisia, immodificabili per decenni.
Non esiste alcuna possibilità di risolvere questo scontro nel cuore dell'Europa con le armi, a meno che non si voglia la fine del pianeta in una antigenesi nucleare.
Non staremo qui a ripercorrere gli errori fatti da tutte le parti in conflitto, a ricordare le vergogne e i crimini, a recriminare sulle mancate iniziative di pace di coloro che avevano e avrebbero ancora il dovere di mediare. Resta però da ribadire che questa guerra nessuno può vincerla con le armi e quindi occorre una tregua ora, adesso, subito, immediatamente, senza precondizioni, fra la Federazione Russa, l'Ucraina, le province ribelli.
Stabilita la tregua, lasciato passare l'inverno, potrà sempre rifiorire la speranza.
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Per la cartina dell'Ucraina e delle sue province, siamo debitori a
Di Ptroski - Opera propria, CC BY-SA 4.0
https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=117429980
Per la grafia dei nomi delle regioni e delle città che non hanno un corrispondente comune in italiano, abbiamo scelto quella dominante sulla stampa anglosassone.
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