Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

venerdì 30 settembre 2022

Tregua ora lungo il Don


 

Lungo il fiume Don, nel cuore dell'Europa, oltre alla ben nota e dolorosa linea del fronte, da oggi passa anche un confine che una delle parti ha segnato unilateralmente.

Nel 2014 la città russa autonoma di Sebastopoli e la Repubblica autonoma di Crimea si erano già unite alla Federazione Russa. In questa giornata del 30 settembre 2022 la Federazione ha annesso altre quattro regioni: le due repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, de facto indipendenti anch'esse dal 2014; le due regioni di Kherson e Zaporizhzhia, conquistate - a caro prezzo - dalle truppe russe con la "operazione speciale" iniziata lo scorso 24 febbraio 2022.

Queste annessioni non saranno mai riconosciute dalla comunità internazionale, ma, se effettivamente esse sono sostenute - come sembrano essere - dalle popolazioni locali, questi confini diventeranno quelli che con un eufemismo sono chiamati, nel linguaggio pubblico internazionale, "provvisori". Il che significa, fuori dall'ipocrisia, immodificabili per decenni.

Non esiste alcuna possibilità di risolvere questo scontro nel cuore dell'Europa con le armi, a meno che non si voglia la fine del pianeta in una antigenesi nucleare.

Non staremo qui a ripercorrere gli errori fatti da tutte le parti in conflitto, a ricordare le vergogne e i crimini, a recriminare sulle mancate iniziative di pace di coloro che avevano e avrebbero ancora il dovere di mediare. Resta però da ribadire che questa guerra nessuno può vincerla con le armi e quindi occorre una tregua ora, adesso, subito, immediatamente, senza precondizioni, fra la Federazione Russa, l'Ucraina, le province ribelli.

Stabilita la tregua, lasciato passare l'inverno, potrà sempre rifiorire la speranza.


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Per la cartina dell'Ucraina e delle sue province, siamo debitori a

Di Ptroski - Opera propria, CC BY-SA 4.0

https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=117429980

Per la grafia dei nomi delle regioni e delle città che non hanno un corrispondente comune in italiano, abbiamo scelto quella dominante sulla stampa anglosassone.


giovedì 22 settembre 2022

In memoria di Mahsa Amini vittima del centralismo

 


L'Iran è uno stato enorme di oltre 80 milioni di abitanti su un territorio grande più di cinque volte quello della Repubblica italiana. Ci vivono molti popoli, non solo le genti di lingua e cultura Farsi, cioè persiana. Uno dei territori dell'Iran è il Rojhilat, cioè il paese dei Curdi orientali, una delle quattro parti in cui è diviso il Kurdistan.

Mahsa Amini, la giovane donna curda morta fra le grinfie della polizia della morale mentre era in visita a Teheran, oltre che l'ennesima vittima di quella crudele "buoncostume" che terrorizza la Repubblica islamica, è anche una testimonianza potente per tutti coloro che intendono porre fine al centralismo autoritario, ovunque.

I preti corrotti della mullahcrazia iraniana dominano ancora le istituzioni dello stato iraniano, ma crediamo, sin da quando abbiamo conosciuto Shirin Ebadi e Akbar Ganji, che anche la loro quarantennale clessidra si stia vuotando.

Nessun governo centralista e autoritario del mondo è al riparo dalle proprie cittadinanze interconnesse dalla nostra modernità. Le persone del XXI secolo stanno rapidamente comprendendo che non bastano libertà personali, diritti civili, opportunità economiche, che qualsiasi regime è in grado di offrire, anche a molti. 

Per vivere, non solo sopravvivere, le persone umane stanno prendendo consapevolezza che sono necessarie autonomie personali interconnesse con autonomie sociali e soprattutto, per proteggere la vita delle generazioni future, la propria diversità, i beni comuni, l'ambiente, autonomie territoriali.

Raggiungere autonomie territoriali, sociali, personali, comporta la fine di ogni centralismo autoritario, attraverso grandi mobilitazioni che devono serpeggiare in ogni stato, perché non c'è alcun grande stato del pianeta che sia indenne dal centralismo autoritario stesso e perché i centralismi autoritari si sostengono l'uno con l'altro, anche quando i loro apparati militari-industriali si scatenano nelle loro pericolose e sanguinarie competizioni.

 

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Approfondimenti sull'attualità dell'Iran:

https://www.amnesty.org/en/latest/news/2022/09/iran-deadly-crackdown-on-protests-against-mahsa-aminis-death-in-custody-needs-urgent-global-action/

https://www.npr.org/2022/09/21/1124237272/mahsa-amini-iran-women-protest-hijab-morality-police

 

venerdì 9 settembre 2022

Un ricordo autonomista del 1948

 


Dall'amico Piercesare Moreni, autonomista, studioso e attivista trentino che ci è sodale nell'avventura del Forum 2043, promosso grazie ad Autonomie e Ambiente, riceviamo questo straordinario ricordo del 1948, riprodotto nella foto: un volantino che chiama a raccolta gli Autonomisti di allora, dalle Alpi alla Sicilia.

Alcuni attivisti della gloriosa ASAR, delle zone di Cortina d'Ampezzo che erano state ingiustamente separate dal processo autonomista del Trentino e dell'Alto Adige, decise di partecipare alle elezioni del 18 aprile del 1948, contribuendo alla presentazione delle liste della Unione Movimenti Federalisti, che si presentò con il simbolo della Trinacria.

L'Unione Movimenti Federalisti si presentò in poche circoscrizioni e raccolse in tutta la Repubblica poco più di 50.000 voti, ma nella circoscrizione di Catania sfondò abbondantemente il 2%. I dati sono consultabili nell'archivio elettorale della Repubblica: https://elezionistorico.interno.gov.it/.

Le speranze contenute in questo antico volantino risuonano tutte nel lavoro che oggi continua con Autonomie e Ambiente: unire coloro che vogliono autogoverno e buongoverno, perché ciò che si auspica per la propria terra vale per tutte le comunità locali. Autogoverno di tutti dappertutto!

Questo cimelio di solidarietà e collaborazione dalle Dolomiti all'Etna, in tempi così lontani, così diversi, non facili certo ma forse addolciti da un senso di speranza che oggi ci sembra di non avere, ci ricorda chi siamo.

La nostra rete civica, ambientalista, autonomista, Autonomie e Ambiente, AeA, non è un nuovo partito e nemmeno una nuova confederazione di partiti. Noi siamo qui dalla fondazione della Repubblica delle Autonomie e abbiamo radici che sono ancora più antiche.

Siamo qui per restare e l'ultima parola nella storia civile e politica dei nostri territori la scriveremo noi, non i centralismi autoritari.

Dedichiamo questo ricordo arrivatoci dal Trentino, sulle orme di quanto accadde allora, agli amici Siciliani Liberi e a Eliana Esposito, loro candidata presidente regionale nelle imminenti elezioni del 25 settembre 2022, i quali avranno risultati ancora maggiori di quelli pur lusinghieri che ebbero i loro precursori.

 

lunedì 5 settembre 2022

Decentralismo senza confusione


Il Cile è un paese lontano e diverso, ma molti ne conoscono la posizione in America Latina, nell'emisfero australe: un lunghissima striscia i cui estremi sono più lontani fra di loro di quanto la Tunisia sia distante dalle estreme propaggini settentrionali della Norvegia. Circa 17 milioni di abitanti abitano un territorio che è due volte e mezzo quello della Repubblica italiana.

Ieri, domenica 4 settembre 2022, con un referendum estremamente partecipato e a grande maggioranza, i cittadini di quella repubblica hanno bocciato un progetto costituzionale che aveva suscitato molte speranze.

I nostri ambienti decentralisti avevano guardato con simpatia al nuovo testo costituzionale, perché conteneva alcune importanti novità in termini di autonomie dei territori e dei popoli indigeni, fra i quali la lungamente perseguitata comunità dei Mapuche.

Purtroppo il testo giunto al voto era minato da un costruttivismo tanto supponente quanto miope. Si volevano tanti diritti sociali, di genere e individuali, ma ci si è dimenticati che il diritto non si nutre di manifesti ideologici e declamazioni astratte. Si voleva un governo centrale forte e ci si era dimenticati dei necessari contrappesi. Si volevano riconoscere le antiche nazioni originarie sopravvissute al colonialismo spagnolo, ma forse più come "riserve" etniche che come territori di cui riconoscere l'autogoverno. Si voleva archiviare definitivamente l'eredità di Pinochet, ma nello stesso tempo non si sono coltivate pacificazione e smilitarizzazione. I Mapuche, la più grande comunità nativa che conserva ancora una lingua e una cultura, hanno continuato a essere perseguitati e i loro attivisti sono stati trattati, anche a pochi giorni dal voto, come terroristi.

Strategicamente, occorrevano forse più riformismo, più gradualità, più moderazione. Doti che sono parse scarse nelle elite della sinistra cilena.

Tatticamente, è facile rilevare che non si sarebbero dovute mettere troppe cose insieme in un unico progetto. Si è ottenuto solo che persone, comunità, gruppi che hanno poco in comune, si sono ritrovati tutti dalla parte del "rechazo" (rifiuto) della nuova Costituzione, solo perché ciascuno contrario anche a un solo capitolo. E' il boomerang che colpisce spesso i plebisciti indetti su progetti troppo arroganti.

Una lezione per il nostro mondo civico, ambientalista, autonomista, merita di essere appresa: mai confondere il nostro decentralismo con altre istanze, specie se estreme e divisive. 

Il nostro compito autonomista è decentrare il potere e poi lasciare che ogni territorio e i suoi cittadini facciano il loro cammino di riforma, a volte in senso più sociale, altre in senso più liberale, sempre, ne siamo certi, verso una maggiore responsabilità verso il proprio territorio, per il bene di tutti i viventi e ancora di più delle generazioni future.

Quando governati e governanti sono più vicini, in forme e territori di autogoverno più contenuti, i diritti umani, la difesa dei beni comuni, ideali di giustizia e libertà, emergono da soli e dal basso. Ciò che non si afferma da sé, lentamente e spontaneamente, forse, non è un valore così autentico, né così universale. 

Lo scriviamo noi, su questo blog, che pure abbiamo un patrimonio civico, ambientalista, autonomista, che abbiamo idee e progetti, che non abbiamo esitato e non esiteremo a schierarci per portare alle persone, alle famiglie, alle imprese, alle comunità, soluzioni di buongoverno nel "qui e ora".

Non si deve perdere di vita, soprattutto quando ci sentiamo parte della nostra ideale "Decentralism International", l'obiettivo più importante: l'autogoverno di tutti dappertutto. E' questo il nostro faro e non dobbiamo offuscarne la luce con nessun altro specchio.

Prima di tutto siamo decentralisti. Il decentralismo può unire, invece che dividere, perché ci proietta tutti oltre lo status quo.

Decentrare il potere richiede solidità di pensiero, competenza, serietà, costanza, capacità di stare insieme fra diversi.

Sia detto nel massimo rispetto di ogni pensiero e parte politica: non abbiamo bisogno di appesantirci con i costruttivismi, peraltro illusori, di coloro che continuano testardamente a competere per il potere, per rendere più "giusti" o più "liberi" i grandi stati.

E' più importante per noi, ed è comunque quello il nostro compito, lavorare per porre fine alla disumana concentrazione di potere che in essi, negli stati, è stata realizzata.


giovedì 1 settembre 2022

In affettuoso ricordo di Lamberto Cecchi

 


In memoria di Lamberto Cecchi, un grande pratese, pubblico qui sul mio blog un ricordo, un frammento risalente al 1999, della bella esperienza civica, audace e innovativa, che abbiamo fatto insieme, Insieme per Prato. Qualcosa di più è anche qui.

Segnalo anche questo bel riassunto di una vita lunga e impegnata, pubblicato da TV Prato:

https://www.tvprato.it/2022/09/e-deceduto-limprenditore-lamberto-cecchi-ex-presidente-degli-industriali-pratesi/

Riposa in pace caro Lamberto. Mi immagino che un antico e grande amico comune, Inaco Rossi, ti abbia preso sottobraccio e ti stia vicino.

Sincere condoglianze a tutta la famiglia e ai suoi tanti amici e sodali di buone opere.


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