Il Meeting di Rimini 2022 ha dedicato mercoledì 24 settembre 2022 un incontro al tema estremamente caro a questo blog: la Repubblica delle Autonomie. Non si pensi a un momento di approfondimento. Diciamo che è stato un "talk", che ha concesso agli intervenuti giusto il tempo di lanciare qualche slogan. Una occasione sprecata, in poche parole.
Sono intervenuti: Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e della Regione Friuli Venezia Giulia; Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie; Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli; Andrea Prete, presidente Unioncamere. Ha introdotto e moderato Francesco Magni, ricercatore di Pedagogia Generale e Sociale all’Università degli Studi di Bergamo.
Il mondo di CL (Comunione e Liberazione) non è certamente ostile alle autonomie. Sicuramente credono nella sussidiarietà (forse più in quella orizzontale che favorisce lo sviluppo delle loro opere che in quella verticale, ma non facciamo polemiche su questo qui e ora).
Il Meeting è comunque un appuntamento di grande rilievo, ma forse proprio per questo la delusione di chi scrive è ancora più netta.
E' stata una successione di comizietti pronunciati da persone che o non sanno nulla, o non fanno nulla, o addirittura sono contrarie alle autonomie. Se si voleva parlare di autonomie senza autonomisti, ci si è riusciti.
Scontati e prevedibili, peraltro, questi comizietti, parole pronunciate con supponenza ma prive di spessore e anzi minate dai più triti pregiudizi alimentando i quali le elite dominanti da trent'anni si adoperano per soffocare l'ideale di una Repubblica delle Autonomie (e di una Europa delle regioni, dei popoli, dei territori).
Alcuni degli errori più marchiani (che in alcuni momenti sono scesi al livello di vere e proprie dissonanze cognitive):
- hanno parlato di autonomie quasi che esse fossero una problematica di "management", una scelta di organizzazione dei servizi (ovviamente perseguendo la riduzione dei costi...), invece che un problema di democrazia, partecipazione, inclusione; in questo si sono distinti la Gelmini e Fedriga e la cosa non meraviglia purtroppo;
- hanno parlato con leggerezza di una "semplificazione" attraverso la digitalizzazione, che significherebbe, a loro parere, spogliare i territori dei propri centri decisionali, di studio, di competenza; una volta che a un territorio si toglie una istituzione o un ufficio - fosse anche uno dei più inutili, come una Camera di commercio - si innesca un processo di spopolamento e di fuga di risorse umane, economiche e sociali, che non può certo essere compensato dall'accesso di un impiegato in telelavoro a un portale "nazionale"; in questo, e ne sono dispiaciuto, si è distinto Andrea Prete; capita, se si va a un dibattito sulle autonomie senza essere un autonomista;
- hanno fatto chiudere l'incontro con una invettiva antiautonomista trita e ritrita, quella del sindaco di Napoli Manfredi, contro il pericolo che nuove autonomie possano "aumentare il divario" fra cittadini e territori; c'è un limite a tutto, anche alla disonestà intellettuale di un professore che la "autonomia" della sua Università, guarda caso, se la teneva ben stretta; gli attuali "divari", gentile signor sindaco, sono l'eredità di un secolo e mezzo di centralismo, non certo di processi autonomistici, i quali, al contrario, quando erano stati avviati i divari avevano cominciato a ridurli; le cose vanno invece molto peggio da quando un centralismo italiano (ed europeo, e austeritario) ha ripreso il sopravvento nel sistema politico italiano.
Unica presenza che, con il suo breve saluto iniziale, va salvata, è quella di Luca Beccari, il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, la Cooperazione Economica Internazionale e le Telecomunicazioni della Repubblica di San Marino. Ha ricordato, con poche e semplici parole, che la sua comunità di trentamila abitanti, pur così piccola e così permeabile da tutti i guai che l'Italia e l'Europa possono provocare, riesce a vivere e a fornire ai suoi cittadini tutto quanto è essenziale.
E' possibile, oltre che più umano, vivere in comunità più ristrette che si autogovernano e quindi è in quella direzione che si deve andare. Questa è la nostra convinzione, alla faccia dei soloni autonomisti solo a parole e dei demagoghi antiautonomisti.
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