Gli Studenti contro il greenpass di Firenze stanno portando avanti una riflessione che guarda oltre lo stato di emergenza, il centralismo autoritario, l'autoritarismo sanitario di questi ultimi anni. La loro azione #nogreenpass è stata una testimonianza fondamentale, ma hanno giustamente sentito il bisogno di disconnettersi più profondamente dal pensiero unico globalista dominante.
Hanno fatto tappa a Prato, su invito del Comitato Civico Cittadino Prato (CCCP) per l'azione unitaria #nogreenpass, sabato 2 aprile 2022. L'incontro si è svolto presso la sede del gruppo GAC (Gruppo di Autotutela del Cittadino) di Via Venezia 46, che vanno ringraziati per la loro ospitalità, oltre che per il loro costante supporto alla resistenza antiautoritaria.
Sono intervenuti i giovani studiosi Angela Nuzzello (storia), Filippo Di Carlo (politica), Alessandro Pellegrini (filosofia), moderati da Daniele Ramadan, il filosofo che è uno dei principali animatori del movimento degli universitari contro il centralismo autoritario.
La loro lezione è ascoltabile in questa registrazione fatta con una diretta Facebook disponibile sul profilo di Paola Cappellini (una delle principali attiviste del CCCP).
Gli studiosi del movimento universitario antiautoritario hanno sviluppato una critica radicale delle agende globali, che sono la quintessenza del globalismo. In particolare è stata messa in discussione la famosa (e famigerata) Agenda 2030 dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), un documento che ha ricevuto il consenso - forse in molti casi formale ma comunque acritico - di tutte e 193 le entità statali attualmente membri.
I 17 obiettivi dell'Agenda 2030 hanno tutti un titolo accattivante: contro la povertà, contro la fame, per città e comunità vivibili e sostenibili, per la parità tra i sessi, per la pace.
Usano parole e frasi con cui potrebbe concordare chiunque abbia aderito a un minimo consensus attorno a valori di rispetto dell'ambiente e di giustizia per gli esseri umani. Peccato che ignorino totalmente il profondo bisogno di autovogoverno di individui e comunità, ma proprio questo è il lato oscuro di tali documenti internazionali che merita di essere illuminato.
Anche questa Agenda 2030, come le altre che l'hanno preceduta e ispirata, è stata elaborata da pochi, dall'alto, da altrove.
E' estremamente semplificatoria e semplicista. Sorvola la complessità del mondo, le diversità umane, le biodiversità. Quando alcuni stati la sposano, portandola nei libri di testo delle scuole, nei media, nella cultura popolare, nel dibattito pubblico, la lingua di questa agenda si rivela essere un pensiero unico indiscutibile e inevitabilmente autoritario, una neolingua orwelliana degna di un regime.
Le agende globali (a cui purtroppo sono intimamente connesse quelle della Unione Europea) sono raccolte di suggestioni e narrazioni che si presentano come le uniche policies in grado di consentire all'umanità di evitare una serie di inevitabili crises.
Le elite globali che le hanno concepite non sono "parti politiche", soggette quindi agli accidenti della critica pubblica, del dibattito democratico, dei rapporti di forza sociali, del necessario compromesso politico. Al contrario, le loro raccomandazioni sono presentate come uniche soluzioni senza alternative, elaborate da tecnici competenti e quindi indiscutibili.
La democrazia, che non può essere che circoscritta e locale, è stata in effetti soppiantata da una tecnocrazia che invece è per definizione universale e globale.
Documenti globali come l'Agenda 2030 sono però - e provvidenzialmente verrebbe da dire - minati dalle fondamenta da gravi dissonanze cognitive. Essi si basano su fragili induzioni, non certo su deduzioni fondate su premesse chiare e condivise.Poiché ogni giorno sorge il sole, possiamo legittimamente credere che sorgerà anche domani, ma questa convinzione, come ogni altra induzione fondata sulle esperienze passate, non ha in sé alcuna necessità, tanto meno capacità predittiva delle crisi.
Come un pensiero unico possa essere allo stesso tempo induttivo, predittivo e addirittura risolutivo delle crisi, resta inspiegato e, a ben vedere, accettabile solo da persone accecate da forti dissonanze cognitive.
Nessuna agenda induttiva può prevedere una crisi. A meno che non si stia praticando una scivolosa ludicizzazione (gamefication) della realtà del mondo. Un po' come quando gli eserciti sviluppano, anche in tempo di pace, esercitazioni militari, cioè scenari che spesso, più che tentativi di prepararsi a rischi reali, servono a rendere più probabili gli scenari di scontro desiderati.
Bisogna riaccendere il senso critico e comprendere che le crisi che si pretende di prevedere e di risolvere, ovviamente in un unico modo, quello stabilito dalle agende globali, non sono altro che una grande occasione per il consolidamento dei rapporti di forza esistenti.
Il fatto che le tirannie nella modernità globalizzata siano in grado di presentarsi come panoptikon benevoli, liberali, addirittura ecologisti, non ci esonera dal criticarle, dal dubitare dei loro esperimenti costruttivisti, dal mettere in discussione le loro pretese di sorveglianza universale, dal tentare di frenarne la marcia sul mondo.
Questo è e resterà un grande compito anticentralista e antiautoritario, per generazioni future che intendano conservare la propria dignità umana e quindi le nostre diversità e autonomie personali, sociali e territoriali.
Un momento della lezione anticentralista e antiautoritaria degli universitari #NoGreenPass di Firenze al GAC di Prato, su invito del CCCP, sabato 2 aprile 2022 |
Per seguire le attività degli universitari contro il greenpass, vi invitiamo a collegarvi al loro sito web: https://www.studenticontroilgreenpass.it/.
Raccomandiamo di seguire anche la loro proposta di SCIOPERO DI INTERNET, i prossimi 6-7-8 maggio 2022, un triduo di disconnessione dalle reti sociali e dagli altri servizi di internet, dominati da pochissimi operatori economici globali, che ormai sono monopolisti in grado di orientare intere regioni del mondo verso l'ascolto di una sola voce, la loro.
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