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sabato 15 gennaio 2022

Contro la sorveglianza universale


 

Un sogno centralista inseguito e infine perseguito per anni è arrivato a realizzarsi. Lo stato italiano dispone finalmente di una anagrafe nazionale della popolazione residente, che include anche i cittadini residenti all'estero e i non cittadini residenti nel territorio della Repubblica. Si chiama ANPR: Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente.

Il partner tecnologico che tiene in vita questa immensa bancadati è SOGEI, una società esterna di diritto privato ma chiamata a perseguire finalità pubbliche. L'ibrido societario è posseduto al 100% dal Ministero delle Finanze.

I dati resi pubblici a ieri (14 gennaio 2022) sono i seguenti:

- 7.902 comuni sono connessi con ANPR; manca solo il piccolo comune di San Teodoro, in provincia di Messina, con i suoi circa 1.300 abitanti;

- 67.374.450 sono le persone registrate in ANPR, di cui 61.513.464 residenti in Italia e 5.860.986 iscritte alla AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero);

- dei 61 milioni di residenti nella Repubblica, ANPR sa anche con esattezza quanti sono stranieri comunitari ed extracomunitari, ma al momento non lo rende noto dal suo portale (per inciso sappiamo da ISTAT che, a inizio 2021, circa l'8% della popolazione residente era composta da stranieri non cittadini).

Prima erano solo i comuni ad avere questa fotografia dettagliata della propria popolazione e agli enti superiori venivano trasmessi solo totali anonimizzati.

Ora lo stato è in grado di esercitare una sorveglianza diretta su ciascun cittadino.

 


 

Da pochi mesi a SOGEI è stata affidata un'altra bancadati, quella dei Green Pass, i certificati Covid. La bancadati ha emesso circa 200 milioni di tessere verdi e sa con esattezza, per ciascun cittadino, se ha ricevuto 4, 3, 2, 1 o nessuna dose di uno dei sieri acquistati centralmente dalla Unione Europea e imposti, in modo più o meno ipocrita e vessatorio, a tutti i cittadini, in nome dell'emergenza sanitaria Covid (che si è voluta affrontare solo con queste inoculazioni di massa, con una risolutezza degna di miglior causa, trascurando testardamente altre cure e altri farmaci, oltre che lasciando la sanità territoriale più o meno nelle condizioni in cui era due anni fa, prima della pandemia-sindemia).

Le basi di dati SOGEI sono facilmente incrociabili tra di loro, attraverso chiavi univoche come il codice fiscale, che è anche codice sanitario.

Per cui il governo ha potuto dichiarare (un dispaccio ANSA di ieri 14 gennaio 2022) di avere la lista dei 2.017.973 ultra cinquantenni non ancora vaccinati. Non è un totale anonimizzzato, sia chiaro. E' una lista, con nome, cognome, indirizzo.

Non esiste più alcuna riservatezza, quindi, quella che una volta veniva chiamata privacy. Decenni di lavoro giuridico per segregare i dati più sensibili custoditi nelle diverse banche di dati digitali, a tutela della sfera intima delle persone umane, sono stati gettati nel cestino della spazzatura.

Grazie al Green Pass, le autorità delle Finanze conoscono oggi i dati sanitari di tutti e di ciascuno, a un livello di dettaglio che nemmeno i comuni, né le stesse autorità sanitarie locali hanno mai potuto raggiungere.

Le famigerate multe da 100 Euro a chi non si è ancora inoculato con il siero Pfizer, quindi, potranno partire in automatico. Il ministro della Sanità, Roberto Speranza, sa chi sono i recalcitranti e potrà raggiungerli tutti con un clic.

Ancora una volta, anche con le basi di dati, che sono il fulcro del potere in questo nostro tempo, da civici, ambientalisti, autonomisti quali siamo, dobbiamo porre il problema della "scala". 

Una cosa è la cittadinanza digitale su piccola scala, quando a possedere i nostri dati sono il nostro comune, il nostro ospedale, il nostro medico di famiglia. Ben altra è aver consegnato e concentrato in così poche mani i dati di quasi 70 milioni di persone.

Il paragone con i bigdata che vengono quotidianamente raccolti dai giganti della rete è appropriato ma solo fino a un certo punto. Le GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) raccolgono, con il nostro consenso più o meno consapevole, una grande quantità di nostre informazioni personali, per dispiegare il loro capitalismo predittivo e orientativo dei nostri consumi. Al momento, però, anche se stanno studiando come arrivarci, non possono ancora imporci uno stile di vita, o una cura, o una scelta politica.

Ben diverso è il potere che stiamo consegnando allo stato, accelerando un processo di centralismo digitale che era iniziato ben prima dello stato di emergenza e che non si interromperà neppure con la sua (da noi autonomisti sospirata) cessazione.

Oggi la discussione infuria su una medicazione obbligatoria (che gli scienziati seri si rifiutano di chiamare vaccinazione, ma questo è tutt'altro discorso). Lo stato può punirci istantaneamente alla minima trasgressione. 

A nulla varrà essere guariti, essersi curati all'estero (magari con un vaccino diverso da quelli imposti dalla Unione Europea), aver fatto una, due, o anche tre dosi (se, come pare, s'imporrà attraverso il Green Pass la sostanziale obbligatorietà della quarta).

Oggi le dosi... Un domani chissà... E' raro che chi si ritrova in mano un potere così assoluto si trattenga dall'usarlo.

Al nostro movimento civico, ambientalista, autonomista, questa sorveglianza universale, puntuale, istantanea, senza limiti spaziali e temporali non sembra normale.

Ci dobbiamo mettere di traverso e lo faremo.


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