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mercoledì 8 aprile 2020

Internazionalismo, non cosmopolitismo



Riprendo da una conversazione riportata nel gruppo "Uniti per la Costituzione", animato dal bravo avvocato pratese Michele Giacco, di ieri 7 aprile 2020. Questo post nasce per il gruppo autonomista su Facebook "Pratesi per la Repubblica delle Autonomie" e per i socialisti autonomisti toscani, ma crediamo che possa servire anche a molte altre persone che credono in una #LiberaToscana, che si stanno domandando come liberare le persone, i territori, le nazioni, dalle catene della finanza globalista, da un cosmopolitismo minaccioso, vera e propria incarnazione dell'incubo dello "stato mondiale", cioè dell'intero pianeta ridotto ad un unico grande carcere, con l'intera umanità sottomessa a pochissimi privilegiati padroni del mondo.


Un centinaio di intellettuali italiani, facenti capo alla Fondazione Basso, ha firmato un appello alla Ue che si caratterizza per mediocrità e superficialità. L’amico Roberto Passini lo ha giustamente criticato in una corrispondenza con lo scrittore e saggista Thomas Fazi. Da Fazi è arrivata una arguta risposta, che riportiamo qui di seguito:

"L’Unione europea non è solo mercato comune dotato di moneta unica. È soprattutto una comunità politica definita dalla condivisione di valori politici basilari quali l’uguaglianza, la dignità della persona, la pace, la solidarietà, i diritti civili e i diritti sociali attribuiti a tutti i cittadini europei». Così inizia un vomitevole "appello per la solidarietà europea" della fondazione che porta il nome di Lelio Basso, un grande intellettuale, politico, giurista e costituente italiano, il quale fino agli anni ‘70 del secolo scorso, come ricorda Roberto Passini, in più occasioni utilizzò parole di fuoco per descrivere la lex mercatoria impersonata dall’allora CEE, la globalizzazione liberale versus l’internazionalismo dei lavoratori e la siderale distanza di questi rispetto alla democrazia sociale incarnata dalla Costituzione del 1947! Figuriamoci come avrebbe tuonato in questi anni e ora contro questa tecnostruttura liberale liberista che è la UE, infinitamente peggiore della CEE, nonchè matrice di disuguaglianza e ingiustizia sociale impensabile rispetto ai suoi tempi. La cosa surreale è che l'accusa di "cieco nazionalismo" che l'appello muove a chi oggi critica l'architettura europea è la stessa che al tempo i liberali muovevano contro Basso, che rispondeva così:

«Ed ecco che noi assistiamo a questo punto al passaggio improvviso di quelle borghesie occidentali dal vecchio esasperato nazionalismo ad un’ondata di cosmopolitismo. Ma così come il sentimento nazionale del proletariato non ha nulla di comune con il nazionalismo della borghesia, così il nostro internazionalismo non ha nulla di comune con questo cosmopolitismo di cui si sente tanto parlare e con il quale si giustificano e si invocano queste unioni europee e queste continue rinunzie alla sovranità nazionale. [...] L’internazionalismo proletario non rinnega il sentimento nazionale, non rinnega la storia, ma vuol creare le condizioni che permettano alle nazioni di vivere pacificamente insieme. Il cosmopolitismo di oggi che le borghesie, nostrana e dell’Europa, affettano è tutt’altra cosa: è rinnegamento dei valori nazionali per fare meglio accettare la dominazione straniera».


* * *

Un po' di memoria occorre. Chi si dice socialista, chi si dice anarchico, chi si dice libertario, ma anche chi si dice liberale, dovrebbero capire che ciò in cui credono DEVE ESSERE INEVITABILMENTE INCARNATO in un mondo globalizzato dove sono cambiati non solo i meccanismi dello sfruttamento, ma le loro dimensioni. E i cambiamenti di scala, in politica e in geopolitica, in economia e nella vita sociale, NON LASCIANO NULLA COM'ERA PRIMA.

Ciò che riterreste accettabile nella gestione del vostro quartiere, una volta portato a livello di una intera città o di un intero territorio, potreste scoprirlo essere ABNORME. Ciò che va bene per la vostra regione, una volta imposto a intere repubbliche e continenti, sarà certamente AUTORITARIO (o, se va veramente molto bene, almeno percepito da molti come tale). Vivere in centro, piuttosto che in periferia non è la stessa cosa, INDIPENDENTEMENTE DA QUANTA distanza c'è tra periferia e centro stessi.

Basso, Gramsci, ma anche Lussu, Canepa e tanti altri pensatori socialisti e democratici (ma anche tanti altri più a sinistra o più a destra di loro), avevano, entro la mentalità del loro tempo, consapevolezza che OGNI TERRITORIO DOVEVA AUTOGOVERNARSI, contribuendo, liberando se stesso, alla libertà e alla pace internazionale, nel quadro di un vero internazionalismo, non di un pauroso e totalitario cosmopolitismo.

Lelio Basso, insomma, viene tradito dalla fondazione che ne porta il nome... Triste.


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