Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
martedì 31 marzo 2020
Postcoronavirus: chiuse le centrali di strozzinaggio internazionale
Buone notizie dal mondo che ci aspetta dopo il coronavirus: si possono chiudere e smantellare le centrali di strozzinaggio internazionale, a partire da quell'ircocervo di banca europea chiamato MES (o anche ESM, European Stability Mechanism).
Prendiamo lo spunto da una importante presa di posizione di alcune delle forze autonomiste sorelle di Autonomia e Ambiente, per ribadire che il MES è pericoloso e inutile. Si può e si deve chiudere.
La Repubblica Italiana deve denunciarne il trattato istitutivo. Lo abbiamo già detto e approfondito in altri post, ma vale la pena ribadirlo: non abbiamo bisogno di un'altra banca internazionale, gestita in modo privatistico (apparentemente "tecnico" e invece drammaticamente opaco), che faccia prestiti, con tassi da usura e con condizioni capestro, alle comunità e ai territori.
I debiti pubblici delle comunità politiche e dei territori vanno gestiti in modo pubblico, come si faceva prima del 1981. Devono essere cristallizzati in istituzioni bancarie pubbliche, sotto il controllo dell'opinione pubblica di ciascun territorio, senza interessi o solo pagando minimi interessi tecnici.
Ribadiamolo e ricordiamolo sempre.
domenica 29 marzo 2020
Postcoronavirus: sconfitta la gestione privata dei debiti pubblici
Cose che cambieranno nel mondo postcoronavirus: sarà sconfitta la gestione privata del debito pubblico.
I debiti pubblici, frutto di contingenze storiche e politiche complesse, oltre che di gravi errori, come l'aver scatenato guerre, aver costruito opere pubbliche inutili, o aver fatto corruzione e clientelismo, non sono cosa da far gestire ai privati, pagando interessi di mercato, o sottostando ai ricatti del "differenziale" (spread) tra paesi che operano nella stessa area valutaria.
I debiti pubblici devono essere cristallizzati, da ciascun territorio, in proprie istituzioni finanziarie pubbliche. Non ci si deve pagare alcun interesse, se non strettamente tecnico.
Se i territori indebitati sono fragili, poveri, o peggio sfruttati come colonie interne o neocolonie esterne, devono essere condonati.
In una repubblica come quella italiana, come minimo, non solo si deve tornare a prima del famigerato 1981, ma si deve andare ben oltre, come abbiamo già scritto più volte, già tanti anni fa, su questo blog.
mercoledì 25 marzo 2020
Cosa cambierà? Tutto
Buon 25 marzo 2020, buon Capodanno toscano.
Il grande Karl Deutsch, uno dei padri di un moderno decentralismo, lo aveva già compreso negli anni sessanta: connettere gli esseri umani nella globalizzazione avrebbe avuto conseguenze incredibili, soprattutto nel loro sempre difficile e oggi sempre più complesso rapporto con il potere.
Questa pandemia di coronavirus, la prima che coinvolge un intero pianeta in cui ormai ci sono più cellulari che persone umane viventi, è un evento drammatico che accelera incredibilmente il cambiamento.
Dopo questa globale e faticosa quarantena, non ci sarà alcun ritorno all'obbedienza e alla sottomissione, al centralismo e alla superstizione dell'austerità.
Fra tante utopie irrealizzabili, scrisse Karl Deutsch nel 1970, la più improbabile di tutte è proprio quella coltivata dai tanti "cari lider" che ci vogliono comandare dagli schermi televisivi, "per il nostro bene": quella secondo cui il mondo possa restare come vogliono loro.
Miliardi di persone, dopo aver fatto ciò che è stato ordinato di fare per rallentare questa seria e pericolosa polmonite virale, avranno avuto tanto più tempo per pensare, avranno notato tante reticenze e tante mancanze da parte dei poteri centrali, avranno toccato con mano cosa vuol dire essere senza ricchezze e senza potere, senza autonomia e senza autosufficienza (come individui e come comunità locali), senza informazioni corrette e senza capacità di critica e di innovazione, nel momento del più estremo bisogno.
Cosa cambierà? Tutto.
E molto più velocemente di quello che molti di noi, studiosi di mobilitazione sociale, oltre che attivisti dell'autogoverno, avremmo mai pensato.
Animo!
The great #KarlDeutsch in 1970 wrote: many positive and negative utopias have proven false, but a special kind of #utopia reveal to be the most unrealistic, the most utopian of all: the one that suggests that the world will stay as it is - #postcoronaworld #DisintegrationAsHope— Mauro Vaiani (@mauro_vaiani) March 24, 2020
domenica 22 marzo 2020
I complotti esistono
Le discussioni sui complotti impazzano, figuriamoci in tempi di pandemia #coronavirus. E' facile accusare o anche essere accusati di complottismo.
Non perdiamo la calma, non chiudiamo le vene del cervello, non asserragliamoci né nel pensiero unico dei media conformisti, né nel dogmatismo e nel sensazionalismo tipico di tanti urlatori e imbonitori che girano in rete.
Proviamo ad ancorarci a ciò che, finché non venga falsificato, va accettato come verità temporaneamente utile a capire ciò che sta accadendo. E' una vecchia massima di Karl Popper, ancora utile per coloro che vogliono difendere una società aperta e un libero dibattito pubblico, oltre che i principi fondamentali della nostra convivenza civile, i nostri diritti costituzionali, le minime garanzie del nostro stato sociale.
Prima considerazione: i complotti esistono. Non possiamo cullarci nell'illusione che le grandi concentrazioni di potere e di ricchezza del nostro tempo, non ci nascondano qualcosa. Questo vale tanto per le grandi potenze, i loro servizi segreti, le organizzazioni internazionali (Unione Europea compresa), le multinazionali, quanto per i grandi poteri interni alla nostra repubblica, cioè ministeri, agenzie, enti, grandi aziende pubbliche e private.
Le grandi concentrazioni di potere e di ricchezze non sono necessariamente guidate da persone malvage, ma dobbiamo tutti essere coscienti che esse sono rette da corpi chiusi, sono governate da vere e proprie caste di persone molto privilegiate. Esse, a ogni tornante pericoloso della storia, penseranno prima di tutto a se stesse, non alle persone umane comuni, tanto meno agli ultimi.
Non possiamo, in verità, fidarci veramente di nessuno, se non dei leader che eleggiamo localmente, territorio per territorio, secondo Costituzione e secondo le migliori tradizioni della nostra "Repubblica delle autonomie". E qualche volta verremo delusi pure da loro...
Seconda considerazione: più ancora che complotti, esistono strutture sbagliate. Tutte le concentrazioni di potere e di ricchezza sono strutture potenti, ma per lo più intrinsecamente sbagliate. Indipendentemente dai fini, più o meno onorevoli, per cui furono create, esse sono fondate su errori politici e sociali profondi. Le strutture sbagliate sono molto più difficili da combattere dei complotti, perché esse sono tuttora ampiamente giustificate e spesso glorificate dal conformismo dominante.
Esse, inoltre, continuano a fare il male anche quando vengono governate da persone ripiene delle migliori intenzioni.
Esempi concreti potrebbero essere quelli della nostra AIFA e della nostra INAIL, le cui procedure il governo è stato costretto a sospendere perché erano assurde (impedivano di fatto la produzione e l'approvvigionamento di mascherine per far fronte all'emergenza coronavirus).
Altro esempio potrebbe essere quello della NATO, un ente inutile, un relitto di un tempo di "guerra fredda", finito ormai da trent'anni, eppure ancora lì, ad esibire muscoli, a riempire i media con la sua retorica, a consumare risorse (e che ha insistito a fare le sue inutili esercitazioni militari "Defender Europe 2020", in molte parti d'Europa, quando ormai era scoppiata l'emergenza coronavirus, contribuendo, in questo modo, alla diffusione del contagio).
Una considerazione finale: un buon modo per distinguere coloro che sono complottisti sterili dai veri critici dello status quo, è sottoporli a un esame critico per capire se essi stanno cercando notorietà per le loro fissazioni e nostalgie, oppure stanno lottando effettivamente contro le strutture sbagliate, contro le pericolose concentrazioni di potere e di ricchezze che tormentano i nostri popoli, gli animali, le piante, gli ecosistemi, il nostro stesso pianeta.
Ce la possiamo fare, se teniamo il cervello acceso.
Non siamo completamente perduti, alla mercè dei "servi delle elite".
Possiamo contare, almeno noi in Europa, persino in Italia, persino nei media di stato, in molte persone normali che non gettano il cervello all'ammasso, che non accettano tutto quello che il potere somministra.
Siccome è domenica, siccome avete forse, per via della quarantena, un pochino più di tempo, vogliamo segnalarvi un esempio di buona informazione, di buona riflessione sulla gravità del momento che stiamo vivendo.
E' un servizio di RaiNews24, intitolato "Covid-19, la via d'uscita".
Qui il link:
http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Speciale-Covid19-La-Via-d-Uscita-03ac7305-9e69-4eec-b42e-cee63851538b.html
All'interno troverete diverse voci ragionevoli e una serie di piccole serie e preziose riflessioni dello scienziato Enrico Bucci.
Buon ascolto, fratelli e sorelle della nostra resistenza non solo contro i complotti, ma soprattutto contro tutte le strutture sbagliate del nostro tempo.
sabato 21 marzo 2020
La vergogna delle mascherine
I grandi errori del centralismo italiano, che in tempi normali paralizza e in tempi di emergenza uccide, sono ben rappresentati dalla cronica carenza delle mascherine e di tanti altri preziosi dispositivi di protezione individuale.
A tre mesi dallo scoppio dell'emergenza coronavirus, la nostra Repubblica, che è la seconda potenza manifatturiera del continente europeo, non ha ancora una produzione interna adeguata (le importazioni sono ovviamente difficili, in tempo di crisi, e questo lo si sa dall'inizio).
Girano in rete piagnistei paranoici (contro la Germania, la Francia, la Turchia) che ci avrebbero impedito di approvvigionarci. Oppure girano peana servili nei confronti della Cina (che sì, ora ci sta mandando degli aiuti e gliene siamo grati, ma da qui a considerarla un "esempio" ce ne corre).
Da dove origina la Caporetto delle mascherine in Italia?
Ce lo ha rivelato il governo stesso, con il suo recente DECRETO-LEGGE 17 marzo 2020, n. 18 , contenente "Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. (20G00034) (GU n.70 del 17-3-2020 - Entrata in vigore del provvedimento: 17/03/2020).
La lettura dell'articolo 15 del decreto (Disposizioni straordinarie per la produzione di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale) è semplicemente agghiacciante.
Riassumiamo in parole semplici: sono tre mesi che non riusciamo ad approvigionarci di mascherine e di dispositivi di protezione individuale perché le nostre autorità centrali, in particolare AIFA e INAIL sono rimaste paralizzate da procedure farraginose, che finalmente il governo si è deciso a SOSPENDERE.
Sì, avete letto bene: anche in questo campo, come in molti altri, la stratificazione di norme scritte con arroganza da persone irresponsabili, la lontananza dai territori (dalla vita!) dei vertici centralisti, la incapacità del nostro sistema politico (troppo verticale e in definitiva autoritario), ha paralizzato le industrie, i commercianti, gli ospedali, le unità operative comunali della nostra protezione civile.
Leggete, fatevi la vostra idea, rabbrividite, se vi scorre ancora un po' di sangue nelle vene:
--- * ---
Art. 15 (Disposizioni straordinarie per la produzione di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale)
1. Fermo quanto previsto dall'articolo 34 del decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, per la gestione dell'emergenza COVID-19, e fino al termine dello stato di emergenza di cui alla delibera del Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020, e' consentito produrre, importare e immettere in commercio mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale in deroga alle vigenti disposizioni.
2. I produttori e gli importatori delle mascherine chirurgiche di cui al comma 1, e coloro che li immettono in commercio i quali intendono avvalersi della deroga ivi prevista, inviano all'Istituto superiore di sanita' una autocertificazione nella quale, sotto la propria esclusiva responsabilita', attestano le caratteristiche tecniche delle mascherine e dichiarano che le stesse rispettano tutti i requisiti di sicurezza di cui alla vigente normativa. Entro e non oltre 3 giorni dalla citata autocertificazione le aziende produttrici e gli importatori devono altresi' trasmettere all'Istituto superiore di sanita' ogni elemento utile alla validazione delle mascherine chirurgiche oggetto della stessa. L'Istituto superiore di sanita', nel termine di 3 giorni dalla ricezione di quanto indicato nel presente comma, si pronuncia circa la rispondenza delle mascherine chirurgiche alle norme vigenti.
3. I produttori, gli importatori dei dispositivi di protezione individuale di cui al comma 1 e coloro che li immettono in commercio, i quali intendono avvalersi della deroga ivi prevista, inviano all'INAIL una autocertificazione nella quale, sotto la propria esclusiva responsabilita', attestano le caratteristiche tecniche dei citati dispositivi e dichiarano che gli stessi rispettano tutti i requisiti di sicurezza di cui alla vigente normativa. Entro e non oltre 3 giorni dalla citata autocertificazione le aziende produttrici e gli importatori devono altresi' trasmettere all'INAIL ogni elemento utile alla validazione dei dispositivi di protezione individuale oggetto della stessa. L'INAIL, nel termine di 3 giorni dalla ricezione di quanto indicato nel presente comma, si pronuncia circa la rispondenza dei dispositivi di protezione individuale alle norme vigenti.
4. Qualora all'esito della valutazione di cui ai commi 2 e 3 i prodotti risultino non conformi alle vigenti norme, impregiudicata l'applicazione delle disposizioni in materia di autocertificazione, il produttore ne cessa immediatamente la produzione e all'importatore e' fatto divieto di immissione in commercio.
--- * ---
Buona quarantena e buona primavera a tutti coloro che credono nel decentralismo, nel pluralismo, nelle autonomie sociali e territoriali, che sono l'unica strada possibile per ricostruire una economia umanistica e una politica a misura di persone umane.
martedì 17 marzo 2020
Salviamo la Repubblica dal virus del centralismo
17 marzo 2020
Non scherziamo con i virus, con quelli che passeranno, come il #coronavirus, e con quelli che non vogliono passare, come le follie del centralismo autoritario. No a questa orrenda "disunità italiana". Sì alla Repubblica delle Autonomie, nello spirito della Carta di Chivasso, restando attaccati agli ideali di una Europa delle regioni, dei popoli, dei territori, oltre che connessi con tutte le battaglie anticolonialiste e decentraliste del mondo.
Una lettura contro il virus del centralismo
“Cosa mi importa, dopotutto, che vi sia
un’autorità sempre pronta, che veglia a che i miei piaceri siano
tranquilli, che vola davanti a me per allontanare i pericoli dal mio
cammino, senza che io abbia bisogno di pensare a tutto questo; se questa
autorità, nel tempo stesso che allontana le più piccole spine sul mio
passaggio, è padrona assoluta della mia libertà e della mia vita; se
monopolizza il movimento e l’esistenza al punto che quando essa
languisce, languisce tutto intorno a lei, che tutto dorme, quando essa
dorme, che tutto perisce quando essa muore? Vi sono in Europa certe
nazioni in cui l’abitante si considera come una specie di colono
indifferente al destino del luogo in cui abita. I più grandi cambiamenti
sopravvengono nel suo paese senza il suo concorso; egli non sa
precisamente quel che è successo e ne dubita, poiché ha inteso parlare
dell’avvenimento per caso. Non solo, ma il patrimonio del suo villaggio,
la pulizia della sua strada, la sorte della sua chiesa e della sua
parrocchia, non lo toccano affatto; egli pensa che tutte queste cose non
lo riguardano in alcun modo, perché appartengono ad un estraneo
potente, che si chiama il governo. Quanto a lui, non è che
l’usufruttuario di questi beni, senza spirito di proprietà e senza idee
di miglioramento. Questo disinteresse di se stesso si spinge tanto in là
che se la sua sicurezza o quella dei suoi figli è compromessa, invece
di cercare di allontanare il pericolo, egli incrocia le braccia per
attendere che l’intera nazione venga in suo aiuto. Quest’uomo, del
resto, benché abbia sacrificato completamente il suo libero arbitrio,
non ama l’obbedienza più degli altri; si sottomette, è vero, al
beneplacito di un impiegato, ma si compiace di sfidare la legge, come un
nemico vinto, quando la forza si ritira. Così oscilla senza tregua fra
la servitù e la licenza.“1
1 Alexis de Toqueville, De la Démocratie en Amérique, Parigi, 1835-40. Edizione italiana: La democrazia in America, Rizzoli, Brescia, 1995, pp.96-97.
Questo è il nostro regalo a tutti i cittadini di una Italia che, non
dimentichiamolo, nacque sbagliata, come Regno conquistato il 17 marzo 1861,
e che solo con la Costituzione del 1948, con la fondazione di una
Repubblica di Autonomie, ha ricominciato lentamente a risalire la china
della storia in cui il centralismo autoritario l’aveva precipitata. No,
per noi oggi non è la giornata della “unità nazionale“, semmai di una virale ipocrisia da cui la Repubblica delle Autonomie dovrebbe guarire, una volta per tutte.
->
contro il centralismo,
contro il virus del centralismo autoritario,
coronavirus,
decentralismo,
Libera Europa,
Libera Toscana,
Liberiamo l'Italia,
ricostruzione di una moralità pubblica
martedì 10 marzo 2020
TOSCANA #NoMES
Abbiamo già spiegato, alcuni mesi fa, perché il nuovo #MES va congelato e perché, semmai, è arrivato il momento di mettere in discussione anche il #MES che è già attualmente in vigore.
Ricordiamo anche che cose importanti di critica al #MES sono state scritte in una nota lettera di 32 economisti (quasi tutti europeisti e di centrosinistra), pubblicata da MicroMega.
Purtroppo il #MES è in vigore dal 2011. Nessuna delle grandi forze politiche dominanti di questo paese si è mai sognata non dico di metterlo in discussione, ma nemmeno di cominciare una riflessione, seria e pacata, sulla sua effettiva utilità. E' tempo di cambiare.
Il #MES è una banca internazionale, come tante altre. Il suo unico scopo è TENERE IN VITA I SUOI CREDITORI, perché continuino a pagare non i loro debiti, ma gli interessi. NON POSSIAMO ACCETTARLO PIU', in nessun modo e per nessun motivo.
Il #MES viene e verrà usato per imporre alle comunità locali ulteriori tagli alla spesa sociale e una serie infinita di privatizzazioni selvagge. Nessuno, che si intenda un po' di moneta e di finanza, vuole più catene come quelle che ci stringono oggi con il #MES in vigore e che si vorrebbero rafforzare con il nuovo #MES.
I media conformisti e di regime non ci hanno consentito di spiegare alla gente comune i danni del #MES, ma noi siamo comunque determinati a bombardare i parlamentari attualmente in carica, perché essi possono informarsi, essi possono capire, essi possono frenare questa deriva.
Il #MES non è un pericolo per la sola Italia, ma una rovina per l'intera casa comune degli Europei (quelli che usano l'Euro e non solo quelli). Le classi dirigenti devono fermarsi sull'orlo dell'abisso. Devono evitare di dare il via a un progetto di ulteriore e vergognosa concentrazione di potere e di ricchezze. Un autentico disastro politico. Ripeto: non per l'Italia, ma per l'intera Europa.
Sarebbe, a maggior ragione in questi giorni di crisi da #coronavirus, una vigliaccata storica, un errore imperdonabile, una responsabilità politica da cui nessuno di coloro che votasse a favore del #MES potrà mai liberarsi.
Dobbiamo appoggiare tutti, con tutte le nostre forze, il Comitato nazionale unitario #NoMES.
Come scrivevamo a dicembre, occorrerà una generazione per rimediare agli errori iniziati nel 1981 con la "privatizzazione" del debito pubblico, poi proseguiti con Maastricht nel 1992 e con i trattati successivi. Nel frattempo però, noi civici, ambientalisti, autonomisti della costituente "Libera Toscana" senza farci illusioni, vogliamo segnare una inversione di tendenza, insieme a tanti altri attivisti delle più diverse estrazioni sociali e politiche, e ovviamente insieme alle nostre forze sorelle che lottano per l'autogoverno dei territori, come i Siciliani Liberi, ispirati dal professore Massimo Costa.
Cerchiamo tutti di essere un po' meno cinici, un po' meno incompetenti, un po' meno avventati. Ora o mai più.
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Argomenti solidamente piantati in questa nuvola:
1989
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abolizione delle province e delle prefetture
Alberto Contri
alternativa civico-liberale
ambientalismo
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Anticolonialismo
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antimilitarismo
Antiproibizionismo
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