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domenica 27 maggio 2018

Contro le mafie, ma guardando le cause, non solo le conseguenze



Siamo arrivati al 25° anniversario della strage di Via de' Georgofili, il nostro piccolo "11 settembre" toscano. Ricordiamo e onoriamo le vittime della notte fra il 26 e il 27 maggio 1993: Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, le loro figlie Nadia e Caterina e lo studente Dario Capolicchio.

Suggerisco anche di rileggere le parole del nostro grande poeta fiorentino e toscano Mario Luzi.

Ho contribuito a riflessioni pubbliche in cui ci esponiamo a chiedere a tutti maggiore attenzione alle cause e non solo alle conseguenze dei fenomeni mafiosi. Noi vediamo una connessione diretta fra centralismo e mafia, perché quando interi territori sono abbandonati o trattati come colonie, nella abissale distanza fra palazzi e popoli si incunea proprio l'intermediazione mafiosa. Non serve chiedere più stato contro le mafie vecchie e nuove, perché esse fioriscono proprio grazie agli errori del centralismo autoritario degli stati. Sappiamo che stiamo sollevando un tema difficile, ma non vogliamo nemmeno mettere la testa sotto la sabbia. A chi dobbiamo il proibizionismo, per esempio? E cosa è il proibizionismo se non la principale fonte di finanziamento, storicamente, di tutte le mafie esistenti al mondo?

Concludo con un ricordo personale. Al tempo dell'attentato lavoravo come tecnico di reti e sistemista VAX-VMS per una importante azienda fiorentina. Uno dei nostri progetti aveva una base logistica proprio di fronte alla Torre de' Pulci mezza distrutta. Gli effetti dell'esplosione danneggiarono anche il nostro ufficio, con le macchine e i sistemi delicati che vi si trovavano. Nei giorni successivi al disastro, i miei superiori mi chiamarono per contribuire a valutare i danni e a immaginare come si potesse procedere per recuperare, pulendole una a una dalla polvere e dai detriti dell'esplosione, una parte almeno delle apparecchiature.

Il mio sopralluogo nell'ufficio distrutto, di fronte alla torre distrutta, fu doloroso. Mentre camminavo fra i detriti, fu inevitabile pensare che, come allora accadeva molto più spesso di oggi, se magari per un backup o un intervento notturno qualcuno di noi si fosse trovato in quell'ufficio, avrebbe potuto ferirsi gravemente e magari anche finire nella lista delle vittime.

A parte qualche consiglio sulla pulizia dei computer, non potetti fare niente di significativo. Ringrazio la Provvidenza, comunque, per avermi dato occasione di attraversare, incolume, quelle stanze distrutte e impolverate. Hanno cristallizzato dentro di me il rifiuto assoluto del terrore e la scelta interiore di essere, finché avrò respiro, un cittadino contro la violenza.

* * *

(La foto è tratta dal dettaglio di una immagine di archivio RAI)
  

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