Ho dovuto sempre riflettere tanto, negli anni, su come io possa veramente definirmi, dal punto di vista politico.
Nasco come giovane democratico-cristiano, a tratti cristiano-sociale, ma sempre con venature e speranze liberal-socialiste. Credo nelle istituzioni, ma mi schiero giovanissimo contro la partitocrazia e mi abbevero presto alla sorgente dei Radicali italiani. Dopo il 1989 partecipo con entusiasmo alla stagione dei movimenti verdi, civici, anti-militaristi, anti-burocratici, anti-partitocratici, contro le narco-mafie, per la democrazia locale, per l'autogoverno dei territori. Mai solo pacifista, sempre per la lotta nonviolenta, per la libertà e la giustizia. Sempre con gli ultimi, raramente dalla parte del welfare intermediato da partiti, sindacati, burocrazie statali. Essendomi schierato e impegnato per lo smantellamento in Toscana del partito-stato, insieme a un vasto movimento civico-liberale, sono finito a collaborare per anni con il centrodestra toscano di Alessandro Antichi, ma anche con molti altri ribelli e riformisti di ogni partito, ex partito, neo-partito.
Da ragazzo ero molto criticato per esser stato totalmente incapace di essere fedele a uno dei partiti storici, poi nella maturità e ancora di più oggi, all'inizio della mia terza età, ora che sono tutti ex di qualcosa o qualcuno, nessuno mi critica più, almeno per questo!
Non mi vergogno di aver creduto che alcuni individui potessero fare la differenza e che valesse la pena di seguirli e votarli. L'ultimo è stato Matteo Renzi, che però, una volta giunto al potere, ha cambiato la sua agenda. Doveva abolire i prefetti, rafforzare i comuni, responsabilizzare le regioni, chiudere tante burocrazie centrali, rispedendo risorse e competenze sui territori, nelle periferie.
Invece ci ritroviamo a dover votare, il prossimo 4 dicembre 2016, su una cosiddetta riforma costituzionale che contiene la più pericolosa svolta neocentralista che si sia mai vista in Italia. La carta costituzionale ne esce stravolta, con un governo fortissimo, mentre tutti gli enti locali diventano tutti precari. No, grazie. #IoVotoNo.
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Ascoltando un brillante intervento recente di Massimo D'Alema a Verona, che potete ascoltare a questo link, ho trovato una parola che mi può identificare, rendendomi giustizia: deviazionista. Chi è il deviazionista? E' una persona che è ferma nel portare avanti con rettitudine e con costanza i suoi principi, mentre partiti e movimenti continuano a sbandare da una parte all'altra, a seconda di come tira il vento.
Ecco, chiamatemi pure deviazionista, per aver approfondito, sviluppato e difeso nel tempo le mie profonde radici anarchiche e socialiste, le mie convinzioni liberali, il mio fiero spirito conservatore delle tradizioni e delle libertà che contano, le mie proposte per la libertà e la giustizia, da garantire a individui e famiglie, per le autonomie sociali, per l'autogoverno dei territori.
Una cosa è cambiata, invece, anche per me, come per tutti. Passati i cinquant'anni, non ho più tempo da perdere con coloro che non hanno i miei principi, o non ne hanno affatto.