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Dietro l'ennesimo #BlackMonday di oggi non ci sono solo l'avventurismo economico e l'autoritarismo politico della Cina, ma un problema più profondo, crediamo.
Sul mercato finanziario globale circolano immensi capitali creati da ormai incalcolabili debiti pubblici e privati, molto più che dal lavoro e dal risparmio.
Queste immense ricchezze possono rapidamente moltiplicarsi, ma altrettanto velocemente distruggersi. Sono solo virtuali.
Questo non vuol certo dire che non dobbiamo preoccuparcene.
Dietro le fosche previsioni rese popolari in rete da personaggi come Warren Buffett, c'è sempre il rischio che l'ennesimo crollo della borsa virtuale spazzi via anche le persone vere, mettendo in pericolo il loro lavoro, le loro proprietà, il loro status economico e sociale.
Giganteggia, all'inizio di un altro anno economico e sociale che si annuncia non meno difficile dei precedenti, la lezione intellettuale ed esistenziale di Nassim Taleb: non possiamo proprio prevedere.
I mercati virtuali fanno alzare e crollare in un attimo il valore di beni rifugio, case, materie prime, metalli preziosi, oltre che quello di titoli e azioni.
Su questa rischiosa volatilità - intimamente connessa con il debito pubblico, la competizione valutaria, l'austerità, l'impoverimento dei lavoratori, la concentrazione delle ricchezze, il declino dell'uguaglianza - siatene certi, non si costruiscono le forti economie e democrazie locali di cui abbiamo bisogno per vivere e morire con dignità.
Qualcosa deve cambiare.
E presto.
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