Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso
giovedì 27 giugno 2013
La nemesi dei puttanieri e degli sfruttatori
Tuttavia osservo che una sentenza così dura non ci sarebbe mai stata, se l'ex premier e la sua parte avessero governato davvero, per esempio depenalizzando lo sfruttamento della prostituzione.
Togliere la prostituzione dalle strade, senza pretendere di cancellarla dalla vita, sarebbe stato, da solo, un gigantesco passo avanti nella lotta contro la criminalità, l'evasione fiscale, il degrado urbano, la diffusione delle malattie sessualmente trasmesse.
Vedere uno dei propri grandi capi condannato come puttaniere, è la giusta nemesi, per una generazione di politici che hanno fatto carriera cavalcando il disprezzo verso tutte le donne e l'odio e l'invidia sociale verso coloro che usano il proprio corpo per sopravvivere.
Fosse il problema di Berlusconi, saremmo ormai vicini a liberarcene... Ma quanti ne restano, di sfruttatori...
lunedì 17 giugno 2013
Freedom First
Solidarity to the Turkish resistance in Taksim square, Gezi park, and all over the country. United we stand against Erdogan's authoritarian drive, tear-gas, water cannons, brutality, false terror charges, indiscriminate arrests, state crimes. Go on, mothers, let's beat together pots and pans. Keep the freedom rhythm going!
* * *
In Italian: a beautiful comment by our dear Fiamma Nirenstein.
domenica 16 giugno 2013
People dancing in the street
lunedì 10 giugno 2013
Ladri di iphone
Sono quelli che si possono permettere - ancora oggi nel 2013, dopo quasi cinque anni di crisi dovuta ai loro debiti sovrani - di non pagare i loro debiti, per poter pagare invece uomini e mezzi con cui controllare il popolo, centrali e tecniche con cui intercettare le reti e l'internet. Fra di essi ci sono gli USA, la Cina, ma anche l'Italia e l'Iran.
A lor signori, grandi fratelli, vorrei chiedere, umilmente, sommessamente, perché non mi aiutano a rintracciare l'iphone che mi è stato rubato nel marzo scorso.
O saranno stati loro?
PS
L'IMEI per rintracciare il mio iphone rubato è
013047004351678.
Il numero di serie è
DNVH2LE7DTD2.
sabato 8 giugno 2013
Padroni e ville in Toscana
Riguardo all'evocazione di padroni e ville come male sociale ritornante in Toscana, fatta dal presidente Enrico Rossi a Grosseto, di cui riparla oggi la nostra stampa, mi permetto di ricordare di chi è la responsabilità primaria dell'esplosione della bolla immobiliare, dei privilegi delle rendite, della manomorta (soprattutto pubblica) che soffoca le città e le comunità della Toscana: le macchine politico-amministrative degli attuali comuni, delle attuali province, dell'attuale governo regionale portano sulle proprie spalle la colpa principale.
La distruzione del territorio toscano è stata decisa dalla vecchia sinistra toscana, nel tentativo - in parte riuscito - di prolungare la propria egemonia e i propri privilegi ben oltre il Sessantennio.
E' la politica che consente le ville e scoraggia il lavoro, incrementando ingiustizie e ineguaglianze.
Il male è politico, non imprenditoriale. E come tutti i mali politici, occorre la rivolta dei cittadini sovrani per portare un po' di innovazione e, consentitemelo, di speranza.
Da dove possiamo ripartire? Ci sembra che un buon modo sia la scelta del "cemento zero", fatta da sindaci come Matteo Renzi, Dario Parrini e altri.
Diamo una mano, in questa direzione, e diamoci una mano, fra Toscani, invece di lamentarci e basta.
martedì 4 giugno 2013
Entro dicembre 2013
Si è dimostrato un momento decisivo, in cui i principali leader toscani hanno scoperto le proprie carte e confermato la loro disponibilità a un compromesso.
Partiamo dalla cosa più importante, i tempi. Il presidente Enrico Rossi, seguito da tutti gli altri attori chiave della vicenda, ha confermato che entro dicembre ci sarà la nuova legge, la quale abrogherà le odiate liste bloccate.
La coordinatrice dei lavori sulla nuova legge, la consigliera Daniela Lastri, ha spiegato che un testo unitario arriverà ai primi di settembre nella commissione presieduta da Marco Manneschi e, due o tre settimane dopo, la proposta di legge arriverà in aula.Le due forze politiche più importanti del consiglio regionale, PD e PDL, sono intervenute attraverso i presidenti dei loro gruppi consiliari: Marco Ruggeri e Alberto Magnolfi.
Si sta ragionando attorno a un sistema che consenta la formazione di una maggioranza legata al presidente regionale eletto dal popolo, eventualmente al secondo turno, con una rappresentanza per tutte le opposizioni significative.
E' importante che stia crescendo il consenso attorno a un modello ispirato a quello che ha dominato la storia politica del Senato nazionale: elezione dei rappresentanti in collegi uninominali, con un ampio recupero proporzionale. Non mancano coloro che sono affezionati a collegi plurinominali, che però nel caso sarebbero molto piccoli, con liste cortissime, dove i nomi sulle schede sarebbero comunque stampati e la preferenza praticamente diventerebbe un voto quasi obbligatorio a una delle persone presentate da ciascun partito su un ristretto territorio.
Sia Ruggeri, che Magnolfi, sia la Lastri che il Manneschi, hanno confermato il loro impegno a convergere su uno dei due sistemi - collegi uninominali o piccoli collegi plurinominali - facendo sì che l'elettore possa e debba scegliere la persona, non solo il partito, ma senza tornare indietro al disastro delle vecchie preferenze facoltative all'italiana. E, hanno aggiunto Ruggeri e altri, impedendo che i costi delle campagne elettorali lievitino e che i partiti si autodistruggano in lotte fratricide, come accade nel caso delle lotte per le preferenze in grandi collegi.
Roberto D'Alimonte e Carlo Fusaro sono stati lucidi nel ricordare le ragioni scientifiche e storiche che depongono a favore dei collegi uninominali e comunque in favore di collegi piccoli e liste cortissime.
La professoressa Lorenza Carlassarre ha ricordato l'importanza di assicurare, in ciascun collegio, un'ampia possibilità di correre, all'interno di ciascun partito, per candidati diversi per genere e per età. L'elettore di un collegio ha diritto a scegliere il volto della persona che, alla fine, rappresenterà il suo partito.
Un problema, peraltro, che non si risolve con le preferenze, le quali, se sono più di una, anche nel caso della doppia preferenza di genere, sono sempre un elemento che conduce alla organizzazione di cordate in cui le minoranze organizzate prevalgono sulle maggioranze silenti. Occorrono primarie o altre forme di voto alla persona che siano, ribadiamolo, praticamente obbligatorie, se non si vuole il trionfo dei pochi sui molti.
Alcune provocazioni:
- sì a un turno di primarie obbligatorie in ciascun piccolo collegio, per far sì che siano gli elettori attivi a scegliere i candidati finali di ciascun partito; sì al finanziamento pubblico di queste primarie; i soldi spesi per far emergere dei leader locali sono un investimento per il futuro, non un costo improprio della politica;
- sì a un doppio turno, perché ci devono essere grandi partiti unitari, non grandi alleanze eterogenee;
- sì a collegi piccoli, preferibilmente uninominali, perché i territori devono selezionare leader locali unificanti;
- sì al recupero proporzionale dei migliori piazzati nei collegi; non c'è alcun pregiudizio nell'essere il candidato recuperato, in una forza politica che non ha vinto il collegio; anzi, proprio così anche le forze minori saranno rappresentate dai loro leader più combattivi, più credibili sul loro territorio;
- sì anche alla possibilità che le forze politiche, oltre ai candidati nei collegi, possano proporre una - piccola - testa di lista regionale, con differenze di genere e di età; non solo, quindi, il candidato governatore ma anche quelli che saranno i suoi più diretti collaboratori; ogni partito deve poter presentare, ci pare, anche i suoi "volti" regionali;
- sì a raccolte di firme online, per la totale trasparenza della presentazione delle candidature;
- sì a una limitazione del numero dei mandati consecutivi.
Il nostro cuore continua a battere per un modello competivivo di selezione della nostra classe dirigente. Crediamo nella bellezza del collegio uninominale, dove alla fine di un lungo processo, fatto di primarie e più turni di votazioni, si selezionano leader locali che possano rappresentare un punto di riferimento per il loro territorio.
La Toscana, dopo il dibattito degli ultimi tre anni, è un po' meno lontana da questo modello ideale.
Il governatore Rossi ha ribadito che gli piacerebbe che la riforma toscana arrivasse un minuto prima di quella nazionale. Visto che Napolitano, Letta e Alfano si stanno smarrendo dietro al varo dell'ennesima commissione di saggi, pensiamo che sarà accontentato.
Noi aspettiamo, vediamo, vigiliamo.
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