Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

venerdì 16 settembre 2005

Archivio - In difesa dell'uninominale

Dall'archivio di Toscana Libertaria.
Ci esponemmo, nel 2005, per impedire che venisse tradita la volontà popolare e abbandonato il collegio uninominale. Stavolta dobbiamo essere ancora più assertivi e determinati. Dobbiamo riprendercelo... (Nota dell'A., giovedì 16 dicembre 2010)


venerdì 16 settembre 2005

Elogio della costituency:
in difesa del collegio uninominale,
maggioritario, a turno unico



Difendiamo la costituency, cioè il collegio uninominale, maggioritario, a turno unico, istituito su un territorio circoscritto e riconoscibile, il nostro, quello entro cui viviamo e lavoriamo, gli altri ci conoscono e noi riconosciamo gli altri come prossimo, assieme al quale costruire ogni giorno confidenza e senso civico, memoria del passato e progetti per il futuro.
L'istituto del collegio uninominale ha forti radici e una storia consolidata nelle democrazie anglosassoni, che anche grazie ad esso sono rimaste immuni dai totalitarismi dei partiti-stato e dall'ingordigia dei partiti-fazione. Tuttavia questa straordinaria istituzione della democrazia classica non è affatto estranea alla storia italiana o alle tradizioni toscane.
I migliori governi del Regno d'Italia sono stati quelli eletti con l'uninominale maggioritario. Le litigiose fazioni socialiste, comuniste, popolari, nazionaliste e fasciste, invece, si fecero strada con la proporzionale.
Nella storia della Repubblica, persino negli anni della proporzionale pura, della partitocrazia, della moltiplicazione delle correnti, dei maghi delle preferenze e dell'esplosione delle spese elettorali, le istituzioni locali e nazionali che hanno selezionato la classe politica migliore e che hanno funzionato meglio sono state quelle fondate su collegi ristretti, dove il popolo poteva scegliere fra pochi candidati riconoscibili, permettendo ad uno di essi di prevalere sugli altri. Le grandi circoscrizioni elettorali della Camera, delle regioni o del parlamento europeo hanno permesso a minoranze organizzate o manipolate di eleggere qualche meteora della politica spettacolo e molti coriacei e spregiudicati personaggi, specialisti della raccolta delle preferenze, che hanno finito invariabilmente per iscriversi al partito unico della spesa pubblica e condotto la nostra Repubblica al collasso. I piccoli comuni, i quartieri, i collegi uninominali delle province e quelli del Senato, invece, sono stati i vivai di una generazione di uomini e donne più umili e prudenti, più rispettosi dei beni pubblici e delle libertà private.
Il collegio uninominale, maggioritario, a turno unico, è semplice e saggio. Assicura la vittoria delle parti politiche che hanno saputo allargarsi, includere, radicarsi e diventare vere forze popolari. Non è incompatibile con il recupero di seggi per le minoranze, come avviene oggi per il Senato. Né è incompatibile con la distribuzione di quote proporzionali alle minoranze, come avviene nelle elezioni provinciali. E' stato voluto dalla stragrande maggioranza degli elettori attraverso referendum popolari. E' stato difeso da tutte le forze politiche più rappresentative e responsabili. Allora, quale istinto autodistruttivo sta spingendo la Casa delle Libertà ad abbandonare questa istituzione credibile e funzionante?
Un ristretto territorio è il titolare ideale del potere elettivo, "costituente", perché in esso il dibattito ha una dimensione umana. La costituency è percorribile in lungo ed in largo nelle poche settimane di una campagna elettorale. I candidati possono letteralmente incontrare uno per uno i loro potenziali elettori. Magari ci si guarda negli occhi per un attimo, o ci si scambia una rapida stretta di mano. Un istante di vicinanza rivela da solo molto di più di tanta comunicazione mediata. Né la tradizionale stampa locale, né i moderni web e blog, possono del tutto truccare o nascondere, ciò che emerge dall'umanità e dalla verità di un incontro.
Nella costituency i candidati emergono per la loro storia personale. Se sono le persone giuste, attorno a loro nasce una spontanea mobilitazione di sostenitori e di fondi. Se si decide di lanciare in politica una persona del posto, molti la conosceranno già e sapranno soppesarla in fretta. Se si decide di chiamare un esponente di fuori, sarà facile presentarlo personalmente a buona parte dei suoi potenziali elettori. Si possono facilmente organizzare, da parte delle diverse parti politiche, ampie consultazioni o addirittura elezioni primarie, per scegliere il candidato migliore. Quando si arriva alle elezioni generali, la parte politica che ha scelto il suo candidato ufficiale nel modo più democratico e partecipato, sarà quella più unita e probabilmente favorita. Il popolo del collegio uninominale, maggioritario, a turno unico, andrà a votare sapendo già chi sono i due o tre candidati che possono farcela, collegati a schieramenti nazionali credibili.
La stragrande maggioranza dei cittadini elettori non può e, soprattutto, non vuole occuparsi di politica e diventare esperta di multipartitismo, di correntismo, di alchimie generazionali e scontri fra fazioni. Solo quando può e deve scegliere fra poche opzioni chiare, il cittadino si sente veramente sovrano. Sa che può confermare il candidato favorito. Oppure premiare il candidato dell'opposizione. Oppure regalare una affermazione lusinghiera ad un terzo incomodo.
La costituency è un modo saggio di scegliere dei leader responsabili, riconoscibili, che manterranno un rapporto stretto con il territorio, durante il loro mandato.
Con i collegi uninominali, maggioritari, a turno unico, la maggior parte degli eletti si guadagnerà il seggio per un pugno di voti. Questo spingerà il vincitore a non sedersi sugli allori, a impegnarsi e a lavorare di più. Più risicata è stata la sua vittoria, tanto più probabilmente il prescelto si impegnerà ad ascoltare le esigenze del territorio, passando molto del suo tempo nella costituency, ricevendone frequentemente i lobbisti, rispondendo alle telefonate, alle lettere, ai fax e alle mail dei propri elettori.
Fra gli sconfitti, invece, resterà una grande voglia di riprovarci, magari riorganizzandosi, fluidificandosi, alleandosi, trovando insieme, per la prossima volta, una alternativa migliore.
Semplicità e imprevedibilità dello scontro diretto fra candidati in una ristretta costituency, rappresentano quanto di meglio esista nella tradizione politica occidentale per assicurarsi la valorizzazione della persona ed il ridimensionamento degli apparati, un più frequente rinnovamento dei ceti dirigenti, un maggiore pluralismo non solo dei partiti ma soprattutto nei partiti.
Prepariamoci a difendere questa antica e gloriosa istituzione. Sarà un altro capitolo del nostro impegno quotidiano per la difesa delle nostre tradizioni e libertà.
Mauro Vaiani
presidente di Insieme per Prato
coordinatore di Toscana Libertaria
http://www.sp.unipi.it/hp/vaiani
http://www.toscanalibertaria.org

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