Vogliono le due torri e noi dobbiamo ribellarci.
Proprio perché gonfi delle loro idee anacronistiche, privi di competenza geopolitica e amministrativa, saliti al potere urlando facili slogan, vogliono cogliere due obiettivi per loro emblematici, nell'ignavia di quanto siano dannosi.
Vogliono l'elezione diretta di una persona sola al comando della Repubblica italiana, scelta attraverso una campagna elettorale che sarà solo un concorso di apparenza e semplicismo mediatici, una corsa a cui potranno iscriversi solo grandi concentrazioni di potere e di denaro, il congelamento di quella gara a chi è più ignorante e fedifrago che è il bipolarismo italiano fra centrosinistra e centrodestra.
Vogliono il ponte sullo Stretto di Messina, opera faraonica e orgia di potere e denaro. La sola apertura di questo folle cantiere creerebbe una corte di profittatori del movimento terra, del cemento e del ferro, talmente ricchi e potenti da potersi comprare tutti i media (e gran parte dei nominati con il "Rosatellum") e mettere a tacere ogni dissenso.
Le due torri del progetto di ponte, alte 400 metri, quindi come una collina appenninica, se e quando realizzate, si posizionerebbero fra gli edifici più alti del mondo, subito dopo analoghi monumenti altrettanto faraonici (e voluti da poteri altrettanto centralisti e autoritari) come il Burj Khalifa di Dubai (più di 800 metri), la Shanghai Tower (più di 600 metri), l'edificio Abraj Al Bait a La Mecca (600 metri circa).Podestà d'Italia e ponte di Messina sono due pericoli che incombono e che, per il solo fatto di avviarne i cantieri - il primo istituzionale e il secondo materiale - minerebbero definitivamente la Repubblica delle Autonomie personali, sociali, territoriali.
Noi territorialisti non siamo gli unici a voler fermare queste due follie, queste due torri: il premierato con cristallizzazione dell'inganno bipolare e il mostro di Messina. Siamo tuttavia i soli a condurre questa lotta con una prospettiva seriamente decentralista, orientata al ritorno alla Costituzione e alla democrazia, per il bene delle generazioni future.
Bene che oggi gran parte delle opposizioni siano pronte a opporsi insieme a noi alle due torri, ma non possiamo dimenticare quanta parte del centrosinistra, del centro, dei movimenti sedicenti post-ideologici, delle tecnocrazie, abbia civettato a lungo con la suggestione del maggioritario e del bipolarismo, o con lo sviluppismo delle grandi opere e delle cattedrali nel deserto. Il risultato sono stati trent'anni persi per la Repubblica e per l'Europa dei popoli, delle regioni e dei territori, sia dal punto di vista istituzionale che dal punto di vista ambientale.
Noi sappiamo che fare e come farlo: con l'iniziativa del Patto Autonomie e Ambiente raggiungeremo quei concittadini almeno un po' incuriositi dai valori della Carta di Chivasso 1943, della Charta di Melfi 2019 e di tutta la storia di buongoverno locale che c'è stata nel frattempo.
Eleggeremo nuovi rappresentanti in tutti i consessi, dal Parlamento europeo in giù, e finalmente si sentirà una voce contraria a questo pensiero unico e a tutte le forme di centralismo autoritario, che ci preparano un futuro disumano e distopico di cibo artificiale, farmacodipendenza di massa, instupidimento digitale, metastasi normativa, sorveglianza universale, emergenze continue e guerre senza fine.
Ribellarci contro le due torri è cruciale. Facciamo quel che dobbiamo e poi accada ciò che può.
Prato, 30 ottobre 2023
Mauro Vaiani
garante di OraToscana e vicepresidente di Patto Autonomie e Ambiente