La cattura di un latitante pericoloso di vecchia data, come Matteo Messina Denaro, è un successo per tanti investigatori che hanno sacrificato la propria vita nella lotta per la legalità. A loro vanno la gratitudine e la stima dei cittadini perbene.
Spiace, però, non aver sentito, sui media principali e dominanti, parole chiare su ciò che ha reso tanto potenti le mafie in alcune periferie della modernità globalizzata.
Le mafie non sono diventate così pericolose per via di qualche politico accomodante o di qualche funzionario colluso.
Fra gli stati e le mafie ci saranno state anche opache trattative e qualche reciproco inquinamento, certo, ma crediamo che non sia questa la parte peggiore della storia.
La grande complicità originale è quella che c'è da decenni sulla droga.
E' il proibizionismo il fondamento della rovina.
Su quello gli stati e le mafie sono stati complici e anzi lo sono tuttora.
Se non ci si deciderà a guardare in faccia quella realtà, vivremo per altri trent'anni nel terrore e prima o poi avremo un'altra stagione di sangue.
I trent'anni dei Georgofili e gli anniversari di tanti altri attentati devono essere celebrati con una riflessione seria su ciò che, se vogliamo smettere di ingrassare le mafie e vogliamo evitare la deriva autoritaria (e ovviamente centralista) dei nostri stati, dobbiamo smettere di pretendere di proibire.
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