Un anno fa, per la precisione il 23 giugno 2020, le Iene pubblicarono un video molto articolato e molto circostanziato, relativo a fatti accaduti un anno prima, nel luglio del 2019. E' ancora in linea:
https://www.iene.mediaset.it/video/coronavirus-partito-usa_823598.shtml
Il video suggerisce che i laboratori americani di Fort Detrick nel Maryland e i laboratori cinesi di Wuhan, nella provincia dello Hubei, già trafficavano in coronavirus potenziati. Gli apprendisti stregoni lavorano a stretto contatto, sotto la supervisione di noti guru della virologia americana come Sani Bavari e Anthony Fauci.
L'ipotesi dell'inchiesta delle Iene è che gli incidenti di fuoriuscita dai laboratori (lab leaks) di nuovi coronavirus - forse naturali, forse addirittura modificati - potrebbero essere accaduti proprio nell'estate 2019.
La VII edizione dei giochi militari mondiali, tenutasi a Wuhan nell'ottobre 2019, a cui hanno partecipato militari americani passati per Fort Detrick, potrebbe essere stata, anche senza immaginarsi chissà quali cospirazioni, uno dei principali eventi "incubatori" e "diffusori" della nuova pandemia.
Questa inchiesta giornalistica, qualunque cosa se ne pensi, non è mai stata smentita o smontata. Nemmeno censurata, a dire il vero, solo ignorata.
Nel frattempo la nostra vita è andata avanti, nonostante tutto. Ci sono stati molti errori e si è terrorizzato più che curato, ma la mortalità, in un paese pieno di anziani e di fragili come il nostro, è stata paragonabile a quella di gravi polmoniti e influenze del passato.
Ringraziamo il cielo che esiste una legge di natura facilmente comprensibile a tutti:
se una pandemia è veramente grave, essa viene rapidamente circoscritta; se, come è il caso del nuovo coronavirus, è un disturbo leggero per la stragrande maggioranza di chi lo prende (anche se purtroppo serio per un numero limitato di persone, specie se anziane o malate), esso purtroppo continua a circolare, prima con ondate pandemiche e infine diventando endemico.
Viviamo da ormai 18 mesi sotto una martellante, feroce e monocorde propaganda che ci racconta che il Covid-19, il nuovo coronavirus, la sindrome SARS-CoV-2, giustificherebbe ogni follia centralista autoritaria. Sarebbe una nuova peste incontrollabile, dalla quale possiamo salvarci solo con vaccinazioni di massa con prodotti sperimentali realizzati in tutta fretta da un numero ristretto di #BigPharma (non dimentichiamolo: finanziate da generosi contributi pubblici ma che stanno accumulando incredibili profitti privati).
In nome di questo gigantesco business, si ridicolizzano e si boicottano le cure precoci domiciliari. Si evita di parlare del fatto che per i giovani questo virus è sostanzialmente innocuo. Si sorvola sul fatto che questa pandemia non ha fermato alcuna guerra, non ha interrotto le persecuzioni e le distruzioni, non ha impedito colpi di stato, non ha sterminato la popolazione delle carceri. Se fosse stata così terribile, qualcosa di diverso sarebbe successo, considerato che miliardi di persone vivono senza quella che noi chiameremmo una assistenza sanitaria pubblica, universale o almeno decente.
Si arriva persino a svalutare, oggettivamente, il senso dei vaccini, i quali, anche se sperimentali e quindi controversi, comunque sembrano essere di qualche aiuto. Se funzionano, come c'è da augurarsi, i vaccinati non dovrebbero aver nulla da temere, in fondo.
Si cancellano totalmente i diritti dei guariti e si arriva a terrorizzarli dicendo loro che la loro immunità naturale non li proteggerà.
Si immaginano varie di discriminazioni insensate e scientificamente infondate, come i Green Pass, sfidando ogni ragionevolezza e silenziando ogni dissenso.
Si chiede addirittura la caccia ai non vaccinati, accusandoli di essere gli untori di nuove varianti di quella che, nei desideri del potere, dovrebbe diventare una pandemia infinita, che giustifichi per sempre le attuali concentrazioni di potere e di ricchezza...
La guerra infinita al virus non vi ricorda qualcosa? La guerra alla droga, la guerra al terrorismo, la guerra in Afghanistan... Ma questo è un altro discorso, che faremo un'altra volta.