Fonte: Mariano Giustino |
La marcia nonviolenta per la giustizia si concluderà domani a Istambul, a D-o piacendo con la stessa veraforza che la ha caratterizzata sin dal suo inizio, il 15 giugno scorso, ad Ankara.
Il leader che la ha convocata, Kemal Kılıçdaroğlu, si è trasformato nel Gandhi dell'Anatolia. Né lui, né il CHP, il suo vecchio partito kemalista (vagamente socialdemocratico, in realtà impigrito e conservatore) usciranno uguali a come sono entrati in questa grande "marcia per la giustizia". La pavidità, se non l'ignavia, con cui pochi mesi fa il CHP votò insieme alla AKP la cancellazione dell'immunità per i deputati kurdi del movimento libertario e nonviolento HDP (la Lega Democratica dei Popoli), sembra definitivamente alle spalle.
Domani a Istambul ci sarà una manifestazione finale a cui parteciperanno tutti: le opposizioni politiche e sociali al dittatore Erdogan; coloro che non si sono rassegnati al suo plebiscito truffa; le minoranze religiose (Alevi e Cristiani in particolare); i sostenitori delle autonomie delle città e regioni storiche dell'Anatolia; i rappresentanti del Kurdistan; e tanti altri.
Ancora una volta, la mobilitazione sociale di una cittadinanza attiva costruisce un'alternativa, una speranza praticabile, anche nel bel mezzo di una grande truffa mediatica e politica come quella dell'ultimo Erdogan.
Un'altra conferma che la mia visione relativamente ottimistica sulla "disintegrazione come speranza", è confermata dalla straordinaria energia della persona umana interconnessa e attiva nel mondo di oggi.
Il relativo silenzio dei media internazionali si romperà presto, vedrete.
Nel frattempo non perdetevi il lavoro di Mariano Giustino, l'esemplare corrispondente di Radio Radicale dalla Turchia.
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