Continua
il nostro impegno politico contro la tramvia che si è voluta imporre
a Firenze, Scandicci, Novoli, Peretola e che ora si vorrebbe
estendere, distruggendo altre porzioni dei viali del Poggi e
stravolgendo la vita di interi rioni e paesi, anche a Bagno a Ripoli,
a Sesto Fiorentino, a San Donnino e oltre.
Il
No a questa tranvia è e deve restare un patrimonio trasversale, sul
quale far crescere la consapevolezza di tutti i cittadini. Noi
facciamo riferimento agli approfondimenti e alle attività di Italia
Nostra e del Coordinamento Ferma Tramvie, al quale alcuni di noi hanno
aderito a titolo personale – dato il suo carattere “apolitico”
- ed alle osservazioni da questi presentate.
Nella
vita politica cittadina per noi resta come principale nodo di
resistenza contro questo modello di tramvia la piccola-grande
esperienza di Libera Firenze, lista civica, autonomista,
ambientalista.
Insieme
a Fabrizio Valleri, già candidato sindaco di Libera Firenze e punto
di riferimento di essa, dobbiamo andare avanti e tener alta la
guardia.
Se
i progetti sbagliati di tramvia sembrano rallentati, è solo perché
la crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia ha spazzato
via il turismo di massa e sta frenando gli appetiti immobiliari.
Sfruttamento turistico e speculazione edilizia, del resto, erano e
sarebbero ancora le due ragioni principali per cui gran parte della
classe dirigente fiorentina (e purtroppo anche le amministrazioni di
Sesto Fiorentino, Bagno a Ripoli e, in parte, Campi Bisenzio) hanno
sposato questo progetto assurdo. Per conformismo, o per avidità, si
è impedita ogni riflessione critica sugli errori commessi nella
progettazione e realizzazione delle linee Scandicci-Firenze-Careggi
(T1) e Firenze-Peretola (T2), che pure sono evidenti.
Si
guardi, per esempio, questo spot del comune di Sesto Fiorentino sul
progetto di allungamento della T2 fino al centro di Sesto. Vorrebbe
essere trionfalistico, eppure chiunque abbia mai fatto il pendolare
nella Piana, chiunque abita nelle zone interessate, chiunque sia già
oggi un utente della tramvia, può capire al volo che si tratta di un
tracciato a S lungo, insensato e disegnato non per la gente, ma per
servire degli interessi. Solo chi avesse intenzione di fare "airbnb"
o di costruire alberghi nelle immediate vicinanze di questo
prolungamento, può in qualche modo appoggiarlo. Un intervento, per
di più, stupidamente in concorrenza con il treno, che già oggi e
molto più velocemente, può portare un sestese in centro a Firenze.
Guardatelo e fatevi la vostra opinione:
https://www.facebook.com/watch/?v=770338936842028/
Pubblichiamo
inoltre qui, integralmente, perché resti agli atti, un intervento
che fa il punto della situazione a oggi (lo abbiamo ricevuto il 14
ottobre 2020), scritto dagli architetti Francesco Re e Paolo Celebre,
che hanno sostenuto tecnicamente le attività di Italia Nostra e del
Comitato Ferma Tranvie e che sono stati anche, tra l’altro, con il loro “appello
per Firenze” insieme ad altri intellettuali tra i promotori della
lista civica Libera Firenze per le elezioni comunali del 2019, ispirando il suo “decalogo discriminante” in 10 punti.
Tra questi 10 punti del 2019, quello critico sulle
tramvie fiorentine è non solo ancora attuale ma anzi meriterebbe di essere urgentemente ripreso, da più parti, in modo il più possibile trasversale, dato l’avanzarsi
degli adempimenti, rallentati solo dal Covid-19.
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FACCIAMO CHIAREZZA
Nell’intervista rilasciata a
Pasqua il sindaco di Firenze diceva che
“…Sulla tramvia abbiamo avuto sempre una forte quota di
fiorentini, ma anche un notevole apporto di turisti che ha consentito
di raggiungere il break
even [pareggio],
cioè gli obbiettivi finanziari e gestionali. Ora cambia il mondo e
dovremo ridiscutere tutto”.
Due settimane dopo,
intervistato da Lady
Radio, dichiarava
che il Comune, per rispettare il contratto di project
financing, avrebbe
dovuto sborsare 8 milioni di euro per quest’anno. Con il calo di
passeggeri prodotto dal Coronavirus l’equilibrio finanziario che
reggeva la gestione delle due linee doveva essere rivisto.
L’8 luglio un comunicato
stampa del Comune ci informava che era stato raggiunto un accordo
transattivo con il concessionario relativo alla richiesta di
arbitrato di 470 milioni avanzato a suo tempo dalla Tram di Firenze
per lavorazioni aggiuntive e oneri per ridotta produzione. A fronte
dei 470 milioni inizialmente richiesti l’importo passava a 2,5
milioni.
Ne derivano alcune domande.
-
Non dovrebbe esser fatta luce
su un importo di transazione che passa dal 142% al 13% della spesa ?
-
A quali condizioni la società
concessionaria rinuncia ai 282 milioni richiesti nel 2017 e ai 188
del 2019 ?
-
Davvero, come afferma il
Comune, il risparmio di 5,2 milioni registrato a fine lavori e le
penali applicabili al concessionario giustificano questo repentino
accomodamento ?
Il 3 settembre il Sole
24 Ore riferiva
sulla volontà del Comune di uscire dal vecchio project
financing
utilizzando i soldi del Recovery
Plan per azzerare
la quota di finanza privata e alleggerire i costi sul bilancio
comunale, mediante una completa copertura dell’investimento con
soldi pubblici. Per Firenze si parlava di 2,5 miliardi, relativi a
120 opere grandi e piccole e con diversi stadi di avanzamento. Tra
queste le nuove linee del tram: Piazza della Libertà-Bagno a Ripoli;
Piazza della Libertà-Rovezzano; Aeroporto-Sesto Fiorentino;
Firenze-Piagge-S.Donnino.
Anche in proposito le domande
non mancano.
-
In caso di uscita dal project
sarà la stessa Tram di Firenze a condurre la progettazione
dell’opera ?
-
Quale sarà la società che
realizzerà la V.A.C.S. la Variante al Centro storico per Lavagnini,
Libertà e S. Marco ?
-
Quanto è esposto il Comune
con Gest, società che gestisce il servizio, relativamente alla
soglia minima di passeggeri/anno prevista dal contratto, tenuto
conto della drastica contrazione nel periodo del confinamento
sanitario?
Grandi cambiamenti sono in
corso nel campo della mobilità. A causa dell’epidemia i modi di
trasporto individuale risulteranno più sicuri, mentre lo saranno di
meno quelli collettivi. I costi di gestione di questi ultimi
saliranno mentre crescerà la domanda di modalità individuali o in
sharing, economiche
ed elettriche.
La capienza massima concessa
ad autobus, metropolitane e treni regionali potrebbe passare
dall’attuale 80%, sicuro
acceleratore di contagi, all'appena più prudente (ed auspicabile)
50%, mentre lo smart
working, sceso
recentemente a 2,5 milioni, potrebbe risalire verso i 6 milioni di
marzo e aprile.
Insomma all’epoca del
Coronavirus il trasporto pubblico collettivo costituisce un punto
critico e tutto congiura contro la riproposizione di “grandi
infrastrutture”, concepite trent’anni fa, come sono ad esempio le
tramvie.
Sarebbe più opportuno in
questo momento, promuovere una attenta pianificazione dei trasporti,
lavorando sulla gestione e preparando un piano della mobilità che
adegui il sistema alla rapida evoluzione tecnologica e all’emergenza
sanitaria. Su questo punto torneremo con ulteriori riflessioni.
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Il documento post Covid
“Rinasce Firenze",
presentato da Nardella il 27 maggio, ribadisce invece ed accelera
l’estensione del sistema tranviario, compresa la novità del tratto
di binario fino a palazzo Medici Riccardi, puntando “con
ancora maggiore decisione”
ad un discutibile primato nazionale per la mobilità elettrica,
conquistata attraverso l’estensione di quell’infrastruttura fin
nel cuore del Centro storico.
Riguardo alla mobilità
green nel documento
vi sono molte affermazioni di principio e una insufficienza di misure
concrete. L’enfasi sull’estensione del sistema tranviario finisce
per ribaltare la gerarchia tra modalità di trasporto, mettendo sullo
stesso piano ad esempio tram e treni, relegando di fatto i secondi ad
un ruolo secondario.
L’Amministrazione ha del
resto sancito lo sbilanciamento a favore del tram opponendo un netto
rifiuto alla richiesta di VIA per la linea per Bagno a Ripoli
avanzata dalle numerose osservazioni e contributi di decine di
associazioni, cittadini e soggetti competenti in materia ambientale
(a proposito, la competenza della decisione finale
sull’assoggettabilità a VIA della linea 3.2 non è della Regione?).
Recentemente anche l’Ordine
degli ingegneri della provincia di Firenze, ha chiesto tra le altre
cose, “lo studio
di un sistema interconnesso tra ferrovia, tramvia e altri mezzi di
trasporto nell’area metropolitana, a partire da un’analisi della
domanda sulle principali direttrici”.
Proprio ciò che avrebbe
dovuto precedere la realizzazione di qualsiasi linea e che si
dovrebbe fare subito. Prima di indebitarsi per completare una rete
tranviaria, diventata un puzzle
da 2 miliardi di sempre più difficile ricomposizione.
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Il Comune di Firenze ha
lanciato un questionario denominato Firenze
Prossima, una
campagna di ascolto digitale per immaginare la città del futuro a
cui sono invitati tutti coloro che vivono, lavorano, studiano o
frequentano quotidianamente la città. C’è un questionario per
ognuno dei cinque quartieri da riempire fino al 1° novembre. I
risultati, del tutto anonimi, saranno resi noti alla metà del
prossimo mese e costituiranno la base per un successivo processo
partecipativo in presenza, per la stesura del nuovo Piano Operativo
Comunale (l’ex Regolamento Urbanistico).
Vi chiediamo, una volta
consultato, di farci sapere il vostro parere. L’iniziativa ha molti
difetti, tra i quali, crediamo, l’eccessivo localismo delle
domande, l’accentuazione di una visione securitaria della vita di
quartiere, e i limiti dei documenti su cui si basa – Documento
di avvio del Piano Operativo
e Rinasce Firenze
– in cui si danno per scontate, con un linguaggio pieno di luoghi
comuni, alcune scelte strategiche che scontate non sono. Per di più
si tratta di una consultazione informale dei cittadini fatta passare
per “partecipazione”, che è tutt'altra cosa, o addirittura per
condivisione: un referendum alla rovescia insomma, un plebiscito.
Tuttavia all’interno vi sono
anche domande più generali, come il gradimento o meno delle tramvie
o dello Scudo Verde che rivestono una certa importanza e per le quali
forse un numero significativo di pareri dei firmatari dell’appello
potrebbe avere almeno una qualche visibilità, anche in vista di una
eventuale partecipazione alle assemblee. Restiamo in attesa del
vostro parere per organizzare casomai alcune risposte alle quali
attingere.
Francesco Re - Paolo Celebre