Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

martedì 30 giugno 2020

A Case for Decentralism International


Source of the map: Wikipedia

I want to link here a very good article written by Kunwar Khuldune Shaid, a Pakistan-based journalist, published by The Diplomat on June 22, 2020. The title is Pakistan's 'Occupied Balochistan'.
Not may people are aware that in 1948 Balochistan was an independent state, named Kalat. Under duress, Balochistan was obliged to accede to the newly created post-colonial country of Pakistan. Since then the Baluch have fought and are still fighting in an effort to have back the rights promised them in various treaties with both the British and the Pakistani governments.
It is a clear case of internal neocolonialism, perpetrated by Pakistan, a country with a history of centralism, militarism, violence, with the blessing of former colonialist power, Great Britain. Nowadays, this history of violence is still going on, thanks to financial and military assistance by the present neocolonialist "World Order", led by USA, China.

Mr Shaid explains in a few sentences, that Balochi struggle is directly connected with similar oppression happening in Xinjiang Uyghur Autonomous Region (aka East Turkestan, aka Uyghuristan), Kashmir, and many other territories.

Both in China, Pakistan, and everywhere, centralism means neocolonialism, exploitation, genocide and ecocide.

Connecting all resisting territories, making their oppressed peoples aware they are oppressed by the same evilness, is what we mean by Decentralism International.


martedì 23 giugno 2020

Montecopiolo e Sassofeltrio una piccola storia



Quella che raccontiamo qui, in poche parole, raccogliendo un appello del Movimento per l'Autonomia della Romagna (MAR, forza sorella di Autonomie e Ambiente), è una piccola storia di democrazia calpestata, di autogoverno negato.

Ci scrive il MAR che, in queste ore, si sta impegnando con tutte le proprie energie per sostenere la battaglia di libertà e giustizia dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio, i quali tredici (13!) anni fa, il 24-25 giugno 2007 tennero un referendum, secondo quanto previsto dall'art. 132 comma II della Costituzione, per decidere di passare dalla regione Marche alla regione Emilia- Romagna. Vi fu una larghissima vittoria dei sì al passaggio. Passaggio che andrebbe meglio descritto come un ritorno alla "casa comune", la Romagna.
Da allora, fino ad oggi, stiamo assistendo a un blocco assurdo, totalmente antidemocratico.

Ora, in queste ore e giorni di fine giugno 2020, il blocco si ripropone nella Prima commissione del Senato (Affari costituzionali) e ancora non si sa se la proposta di legge 1144 potrà arrivare in aula per l'approvazione definitiva.

Chiediamo a tutti di dare una mano.

Noi, dalla Toscana, sorella della Romagna, nell'anno del nostro padre comune Dante, non ci tiriamo indietro.

Solidarietà alle due piccole comunità di Montecopiolo e Sassofeltrio, perché possano veder applicato quanto deciso dalle loro popolazioni.

Calpestare il risultato di un referendum costituisce un precedente grave. Se riescono a farlo per una piccola comunità, non dubitate, tenteranno di farlo anche su territori più ampi e su questioni ancora più importanti. Non sottovalutiamo questa piccola storia di tradimento e prepotenza. Potremmo pentircene, amaramente.

E non ci sarà oblio mediatico per i senatori che si renderanno complici di questa opaca manovra. Statene certi.


venerdì 19 giugno 2020

Ribellione, resistenza, rinascita, in dialogo con R2020



Il messaggio è semplice e diretto: #RIBELLIONE #RESISTENZA #RINASCITA R2020 - MOLTIPLICHEREMO I FUOCHI DI RESISTENZA, COSÌ CHE VI SIA IMPOSSIBILE REPRIMERCI TUTTI.

R2020 promette di essere qualcosa di diverso dall'ennesimo tentativo di rifondare i Cinque Stelle. Capiremo meglio, dopo il loro convegno del 30 giugno 2020, se sapranno resistere alla tentazione di fondare un altro "movimento" nazionale, che finirebbe per essere centralista, autoritario, opaco come lo sono ormai purtroppo tutti i movimenti politici centralisti in questi tempi difficili per la Repubblica delle Autonomie.

I promotori sono tre persone che dovrebbero aver imparato l'amara lezione su cosa vuol dire entrare nella politica italiana senza avere ideali profondi e progetti seri e concreti perché la Repubblica ritorni alla Costituzione, alle autonomie, alla valorizzazione dell'autogoverno dei territori, come è purtroppo accaduto ai Cinque Stelle. Essi sono: SARA CUNIAL, contadina e deputata del Gruppo Misto (ex Cinque Stelle), diventata famosa in tutto il mondo per i suoi attacchi alle grandi case farmaceutiche, a Bill Gates, alla OMS, in questo momento difficile di pandemia; IVAN CATALANO, perito meccanico, attivista antimilitarista, ex parlamentare Cinque Stelle; DAVIDE BARILLARI, informatico e consigliere regionale del Lazio (cacciato anche lui dai Cinque Stelle).

Gli intenti sono nobili e sono sicuramente anticentralisti, antiautoritari, anticolonialisti. Scrivono nel loro sito web: "Cittadini, gruppi, associazioni e comitati, parlamentari e amministratori locali, chiunque abbia a cuore la tutela del BENE COMUNE e la difesa dei DIRITTI COSTITUZIONALI: costruiamo INSIEME un’unica RETE. (...)  Siamo cittadini liberi che vogliono vivere in un Paese libero. Nel nostro lavoro di portavoce dei cittadini nelle istituzioni abbiamo lavorato per il Bene Comune, la tutela della salute, dell’ambiente e delle future generazioni, avendo sempre la Costituzione come faro del nostro agire. Oggi abbiamo percepito la necessità di fare di più. Così nasce R2020, per mettere al servizio della collettività uno strumento di aggregazione per i vari movimenti, i singoli e i gruppi, che già oggi si battono per gli stessi interessi. Con la consapevolezza che non siamo né i soli né pochi a ripudiare questa situazione e a immaginare un futuro diverso.".


Alcuni attivisti toscani di Libera Firenze, della Costituente Libera Toscana, promotori del Patto per la Toscana (Roberto Salvini Presidente), persone che guardano con speranza a Autonomie e Ambiente, accettano la sfida del reciproco ascolto e del dialogo.
 
Sabato 20 giugno 2020 alle 17.30, R2020 ha organizzato una maratona oratoria in piazza Santa Croce, a Firenze, con questi interventi:
  • Sara Cunial, Parlamentare della Repubblica
  • Massimo Fioranelli, Medico specializzato in Cardiologia e Medicina Interna. Professore Associato in Fisiologia
  • Antonietta Gatti, Fisico e Bioingegnere Ricercatrice e Docente Universitaria
  • Guido Gheri, Fondatore di Radio Studio 54
  • Stefano Manera, Dottore in Medicina e Chirurgia specializzato in Anestesia e Rianimazione
  • Maurizio Martucci, Portavoce Nazionale Alleanza Italiana Stop 5G
  • Cosimo Massaro, Esperto di politiche monetarie
  • Stefano Montanari, Dottore in Farmacia e Scienziato esperto di nanoparticelle
  • Paolo Orio, Presidente Associazione Italiana Elettrosensibili
  • Rossella Ortolani, Docente scuola primaria
  • Marcello Pamio, Saggista e divulgatore
  • Carlo Prisco, Avvocato e dottore di ricerca in filosofia del diritto
  • Mauro Scardovelli, Psicoterapeuta, giurista, musicoterapeuta e fondatore di Aleph Umanistica APS
  • Luca Speciani, Medico e agronomo nutrizionista, presidente di Ampas, direttore de L’Altra Medicina

Alcuni, pochi, ma ci saremo, perché dobbiamo capire meglio cosa sta succedendo, perché abbiamo temi in comune, perché crediamo (da sempre) nella necessità  delle realtà locali civiche, autonomiste, ambientaliste di fare rete tra di loro.







mercoledì 17 giugno 2020

Monete locali fiscali, qui e ora, in ogni territorio



Il nostro futuro non è nell'espansione senza limiti dei debiti pubblici gestiti sul cosiddetto mercato, da privati, sotto il continuo ricatto del fluttuare degli interessi (lo "spread" come strumento di potere e di sfruttamento). Né può essere questo il futuro della Eurozona, che invece, se continua così, crollerà. Ci sono delle alternative praticabili qui e ora, in ogni territorio: le monete fiscali locali. Rilanciamo qui, in proposito, un contributo dell'economista toscano Michele Bazzani, che a sua volta si ricollega agli studi di Stefano Sylos Labini, Massimo Costa, Marco Cattaneo e Biagio Bossone. Il tema viene approfondito dalla rete decentralista Autonomie e Ambiente. Basta con la rassegnazione. La povertà e l'austerità possono essere sconfitte.

Buona lettura:

Monete fiscali locali, qui e ora

Un intervento sulla possibilità di realizzare, qui e ora, forme di monete fiscali comunali, per costruire un futuro economico e sociale a misura d’uomo. L’autore è l’economista Michele Bazzani, esperto di finanza locale (lavora in un importante comune toscano), consigliere comunale di opposizione a Barberino-Tavarnelle.


MONETE FISCALI COMUNALI
UNA PROPOSTA PER UN VERO RILANCIO

  1. Premessa: la morsa austerità/debito

Negli ultimi decenni, più o meno dall’avvio del processo di unione monetaria europea con l’introduzione delle regole di Maastricht (1992), le politiche economiche pubbliche sono state sempre schiacciate dalla morsa dell’austerità e del debito. Da un lato il rispetto delle regole europee, che miravano al contenimento dell’inflazione, hanno indotto i governi ad adottare politiche fiscali restrittive che – ben lungi dal migliorare i conti pubblici – creavano ulteriori condizioni per deprimere la domanda interna e conseguentemente ridurre le entrate fiscali. Dall’altro l’espansione del debito, che si registrava anche in condizioni di avanzo primario, ha portato a rendere gli stati nazionali estremamente dipendenti dai “mercati”, o per meglio dire da quelle manovre speculative che miravano a orientare gli indirizzi governativi, fenomeno che si potrebbe sintetizzare con l’espressione “il ricatto dello spread”. In tal senso per il nostro paese gioca negativamente la scelta fatta nel 1981 di aver rinunciato alla monetizzazione del debito tramite la Banca Centrale e aver introdotto una gestione di “mercato” del debito pubblico.

  1. Moneta fiscale, sempre più attuale

Nell’attuale contesto, con la crisi economica indotta dal Covid19 e dai relativi blocchi delle attività economiche, il problema dell’espansione del debito appare ancora più attuale e, nonostante i massici interventi di acquisto sul mercato secondario da parte della BCE (che interviene per evitare il tracollo dell’intero sistema Euro), emerge sempre più evidente come i nuovi strumenti di indebitamento (MES, SURE, Recovery Fund…) saranno legati a condizionalità che ridurranno al minimo la sovranità dei nostri governi.

Per questo è sempre più attuale il dibattito per l’introduzione e la diffusione della Moneta Fiscale, uno strumento che permetterebbe di incrementare la domanda interna e riavviare il ciclo economico, senza accrescere il debito pubblico. Questa moneta, per non contravvenire ai trattati europei (art. 128 TFUE e Regolamento EC/974/98), non potrà essere a corso legale ma ad accettazione volontaria. A tal fine il gruppo di lavoro coordinato da Marco Cattaneo e Biagio Bossone, insieme a Stefano Sylos Labini e a Massimo Costa, ha individuato nella compensazione con crediti fiscali verso lo Stato il meccanismo per poter conferire a questa moneta la funzione di mezzo di pagamento, oltre a quelle di unità di conto e di riserva di valore: per questo tale moneta assume le caratteristiche di Certificato di Credito Fiscale. Inoltre non costituirebbe nuovo debito in quanto non impegna lo Stato né a pagare somme al portatore, né a convertire lo strumento in moneta a corso legale, pur essendo negoziabile con quest’ultima.

  1. E per gli Enti locali va ancora peggio…

L’attuale crisi pone notevoli difficoltà e sfide anche e soprattutto alle amministrazioni locali che, da un lato, devono far fronte a una riduzione delle entrate tributarie ed extra-tributarie (particolarmente colpiti i comuni più turistici), dall’altro, devono affrontare sempre più gravi situazioni di nuova povertà e pertanto essere costrette a incrementare le spese sociali. Inoltre, a differenza dello Stato, hanno l’obbligo del pareggio del bilancio a preventivo per le partite correnti e possono indebitarsi solo per spese di investimento (la cd. Golden Rule). Come ulteriori aggravante, a fronte di una crescita di crediti non riscossi (fenomeno che stava già accadendo prima del Covid19 e che sarà da adesso ulteriormente aggravata), devono accantonare somme sempre maggiori come Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità riducendo la propria disponibilità per effettuare spese correnti. Per questo, lo strumento della moneta fiscale, che costituisce un’opportunità di finanziamento aggiuntiva della spesa pubblica, potrebbe essere la soluzione ideale per far fronte a queste difficoltà.

  1. I Certificati Comunali di Compensazione Fiscale (CCCF)

Dal punto di vista pratico si tratterebbe di emettere titoli che chiameremo CCCF “Certificati Comunali di Compensazione Fiscale”, infruttiferi, con valore nominale di 1 €, da distribuire come reddito di sussistenza agli indigenti, sotto forma di varie prestazioni a carattere sociale o come incentivi per il personale dipendente. Questa moneta sarebbe spendibile inizialmente presso aziende ed esercizi commerciali convenzionati con il Comune e potrà essere successivamente scambiata volontariamente tra privati. Per quale motivo dovrebbe essere accettata volontariamente? Per rispondere a questo cruciale quesito, basti ripensare al ruolo delle tasse e il motivo per cui vengono introdotte: non solo e non tanto per finanziare la spesa pubblica, ma soprattutto per imporre l’uso di una certa moneta, nel momento in cui questa sia meramente fiduciaria, e cioè priva di valore intrinseco (come accadeva per le monete in metallo pregiato) oppure non convertibile in oro. Al momento tutte le valute mondiali sono fiduciarie, in quanto non più convertibili in oro, dopo gli accordi di Bretton Woods e la fine del sistema basato sul Gold Standard (1971). Pertanto i CCCF potrebbero essere utilizzati, dopo un periodo quantificabile in 2-3 anni, per poter far fronte alle obbligazioni tributarie ed extra tributarie verso il Comune, rendendolo accettabile volontariamente negli scambi tra privati. L’ambito comunale è preferibile rispetto a quello di altri enti locali perché sono numerosi i tributi locali e le tariffe dei servizi erogati a livello comunale che potrebbero essere compensati con i CCCF. Sotto il profilo dell’iscrizione a bilancio si ritiene che tale strumento non costituisca debito al momento della sua emissione, ma che possa diventarlo al momento del suo rimborso sotto forma di pagamento delle entrate comunali, cosa che indurrebbe una riduzione delle entrate comunali in euro. Ma a quel punto si sarà già avviato un incremento dell’attività economica che porterà effetti positivi anche per il bilancio comunale, sotto forma di maggiori entrate e di minore accantonamento sul Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità. Inoltre, saranno possibili nuove emissioni di CCCF per mettere a regime un sistema che finanzierebbe in valuta locale parte delle spese comunali, attualmente denominate in euro, creando un bilancio parallelo a pareggio. In un tale contesto emergerebbe anche un’altra funzione della tassazione, che è quella di rastrellare valuta in eccesso per prevenirne la sua svalutazione. A tal fine si potrà incentivare l’uso dei CCCF anche per il pagamento di tributi locali prevedendo uno sconto nel caso che il pagamento avvenga con questa valuta e non in euro.

Sotto il profilo tecnico, questi CCCF, oltre che in forma cartacea con le opportune precauzioni anti contraffazione, potrebbero circolare come valuta virtuale da caricare sulla Tessera Sanitaria o sui singoli account Satispay, circuito dove le transazioni tra privati già avvengono digitalmente al di fuori del circuito bancario.

  1. Limiti e opportunità

Il vero limite di una moneta locale è quello che l’accettazione volontaria avviene solo all’interno di quel comune e tra privati residenti o che devono pagare tasse, tributi e tariffe in quel comune. Questo limite può e deve anche essere visto come opportunità ipotizzando lo sviluppo di un circuito economico locale, fatto di acquisti a km 0, incentivi per il consumo di prodotti locali, e in cui la stessa Amministrazione Comunale potrebbe contribuire prevedendo di ricorrere preferibilmente e prevalentemente ad aziende del territorio comunale per l’affidamento di forniture di beni, servizi e lavori al di sotto della soglia dei 40.000 € (art. 36 comma 2 lettera a del Codice degli Appalti).

Michele Bazzani


17 giugno 2020



martedì 16 giugno 2020

I confini della verità

Fonte: Central Intelligence Agency


Le pluridecennali, ricorrenti, mai risolte perché mai affrontate, tensioni ai confini tra Cina, India e Pakistan, rivelano una verità che, pur essendo davanti agli occhi di tutti, occorre un grande sforzo per capire, storditi come siamo da almeno un secolo di propaganda militarista, centralista, autoritaria.
Ogni tanto si parla di qualche miniera, di qualche risorsa idrica, di qualche via di comunicazione da controllare, ma non sono questi scarsi beni, in fondo, il motivo della contesa.
Le schermaglie di confine, spesso sanguinose, sicuramente provocano oppressione e sofferenze per tutte le popolazioni di confine, tra cui non possiamo non ricordare i popoli del Kashmir, ma non è certo mai stata la protezione di queste comunità locali l'obiettivo delle guerre sino-indo-pakistane.
Né l'India, né la Cina, tanto meno il Pakistan hanno mai avuto in cantiere progetti di massicce invasioni e di colonizzazione diretta dei loro vicini, quindi nessuna di queste potenze nucleari è un reale pericolo per l'altra. Le questioni di confine sono marginali per questi tre grandissimi e popolosi stati. Nessuno dei tre ha in verità alcunché di politicamente tangibile da guadagnare, dagli scontri di frontiera.
Perché, allora, senza autentiche motivazioni politiche o geopolitiche, queste tensioni continuano?
Semplicemente perché Cina, India e Pakistan sono tre giganteschi stati artificiali, che tengono prigioniere al loro interno centinaia di altre nazioni. Le elite al potere hanno bisogno di conflitti ai loro confini, per giustificare il proprio centralismo, militarismo, autoritarismo.
Stiamo peraltro parlando di conflitti ad alto valore simbolico (cosa c'è di più simbolico di avanposti che si sorvegliano da lontano in mezzo alle nevi?), ma relativamente semplici da gestire: sono, per fortuna dei poteri centrali, abbastanza lontani dalle capitali e relativamente poco costosi per le finanze statali.
La scomoda verità, su queste guerre di confine, è la seguente: non ci sono vere questioni irrisolvibili tra i tre stati e se i tre stati ogni tanto si scontrano lo fanno solo per motivi interni, non esterni.
Le tensioni non vengono tenute in vita perché Cina, India o Pakistan vogliono primeggiare nel mondo, né perché servano a tenere a freno inesistenti minacce esterne, ma solo per giustificare e conservare gli equilibri di potere interni a ciascuno dei tre regimi.La narrazione delle scontro tra le tre grandi potenze in un presunto teatro strategico, è insomma falsa. In realtà i capi di Cina, India e Pakistan hanno bisogno gli uni degli altri, per mantenere il loro potere centralista e autoritario, se non addirittura la loro sopravvivenza come stati unitari in quanto tali, e si comportano di conseguenza.
Finché potranno, perché questa colossale montatura non reggerà per sempre.

domenica 14 giugno 2020

How to Shutdown USA Empire with Caitlin Johnstone



I met Caitlin Johnstone on Twitter and I immediately appreciated her anti-interventionist and anti-imperialist arguments, starting from her opposition to USA-Western-Globalist interventionism in Afghanistan, Syria, Iran, and militarist propaganda against Russia, China, and elsewhere. I don't know much about her education, and political background, if she had any, but I bet she knows enough about George Orwell and many others anti-totalitarian writers.
She lives in the periphery of the USA-Western-Globalist Empire, and precisely in Melbourne, the capital of the Australian state of Victoria. Then, she is a candid provincial, living very far from the imperial centers, like me. In time, I understood she is a world-class public intellectual.
I consider her a perfect embodiment of the active, connected, politically aware and socially mobilized citizen of our contemporary world. More precisely, a tangible proof that social mobilization, as envisaged by the great Karl Deutsch, is a reality.
I consider her a de-facto contributor to what I define Decentralism International, along with many other anti-colonialists, localists, autonomists, independentists and independentistas, who are active in every corner of the world.
Decentralism is growing in the contemporary world, and of course changing, making people of very different background to come along together, against centralism. Decentralism meets profound human needs that globalization has empowered instead of repressed, as I argued in my research Disintegration as Hope.
For Caitlin Johnstone opposes centralized, militarized, authoritarian USA-Western-Globalist Empire, she is also hated by the many who are messing with centralism.
Geopolitically speaking, radical-chic leftism, cleptocrat democratic centrism, neoconservative warmongering rightism, all are subaltern to USA-Western-Globalist centralism, militarism, and imperialism.
They all have many more biases in common, about "global change", "global progress", "global defense", than what their leaders, intellectuals and elites would love to admit.
They simply do not want to acknowledge that structural racism, social injustice, colonialist militarism, cannot be resolved by those who created them. 
Puerto Rico, Vermont, Hawaii, as independent states, will be able to do something about, not certainly the USA Presidency or global financial elites.
But I will return on this many more times, hopefully discussing with person like Caitlin Johnstone.
For the moment, among so many lovers of centralism and imperialism and therefore haters of Caitlin Johnstone, nobody will doubt I side on her.And I strongly recommend to follow her.

venerdì 12 giugno 2020

L'inutile pompa di Villa Pamphili




La pompa di Villa Pamphili non coprirà l'inutilità di questa passerella di potenti europei e italiani, chiamata con il nome (malaugurante) di "Stati generali".
Non c'è rimedio all'opacità tecnocratica e centralista con cui è stato elaborato il piano Colao (meglio noto come Colao di cemento).
Non si troveranno soluzioni "europee" o "italiane" che vadano bene per i nostri mille diversi territori, perché non esistono.
Dando per scontato che per un paio d'anni (almeno) dovremo indebitarci in Euro fino a percentuali che sfioreranno il 200% del PIL, troviamo ben strano che non si apra alcuna riflessione su come porre rimedio all'errore storico del 1981 (quando abbiamo cominciato a gestire il debito pubblico italiano in modo privatistico, lasciandolo fluttuare sui mercati globali).
A proposito di sostenibilità a lungo termine del debito pubblico, una delle poche proposte serie è stata quella lanciata da Autonomie e Ambiente, la rete dei decentralisti, territorialisti e localisti italiani.
Pochi altri (tra loro il bravo Stefano Fassina) si stanno impegnando per ragionare di un futuro sostenibile, senza troika, senza sbocchi argentini, senza distruggere ciò che resta del ceto medio, senza far finta che la Repubblica possa continuare a cementificarsi e a "svilupparsi".
Pauroso il vuoto, assordante il silenzio di tutti gli altri, forze di governo e di opposizione.


martedì 9 giugno 2020

Hommage à Bruno Salvadori


 

Pourquoi être autonomiste, même en 2020

L’Union Valdôtaine, à l’occasion du 40e anniversaire de la mort de Bruno Salvadori, a voulu se souvenir de la figure de ce grand autonomiste avec une initiative qui s'est tenue lundi 8 juin 2020, à 21h00, sur la page Facebook et la chaîne Youtube de l’Union Valdôtaine.

https://www.facebook.com/unionvaldotaine/videos/2791190041114268/


Omaggio a Bruno Salvadori, toscano, friulano, valdostano, pioniere dell'autogoverno per tutti, dappertutto


A partire dalla bella testimonianza pubblicata dal figlio Massimo Salvadori, sul sito Aosta Sera, e dopo aver ascoltato la commemorazione organizzata dalla Union Valdôtaine, moderata da Guido Grimod, con gli interventi di Erik Lavevaz (presidente UV), dello stesso Massimo Salvadori, del senatore Albert Lanièce, di François Stévenin (presidente Institut historique de la Résistance), Guido Corniolo, Claudio Magnabosco, Frédéric Piccoli, vogliamo ricordare anche qui questa figura straordinaria.

Salvadori è stato il punto di riferimento di un moderno autonomismo ma anche il pioniere di un moderno decentralismo valido per l'Italia, l'Europa, tutto il mondo.

Bruno Salvadori nacque ad Aosta il 23 marzo 1942 da padre toscano e madre friulana. Crescendo, scelse di essere Valdostano e si iscrisse al movimento popolare e antifascista che rappresentava la Valle d'Aosta, la Union Valdôtaine. Proseguì sulla scia dell'eredità di Émile Chanoux, uno degli autori della Carta di Chivasso del 1943. Diventò più Valdostano di tanti Valdostani di ben più antica origine, hanno detto di lui. L'etnia, l'appartenenza a una comunità etno-linguistica, nel suo pensiero e nella sua azione politica, non era stabilita dal sangue o dagli antenati, ma dalla scelta attiva di una persona di assumersi la responsabilità di un territorio, di una comunità, di una cultura.

Purtroppo Salvadori morì prematuramente e tragicamente in un incidente stradale l'8 giugno 1980, mentre tornava in Valle dopo essere stato a trovare la famiglia che era al mare in Liguria.

Scrive il figlio Massimo, in occasione del quarantesimo anniversario, che "Nonostante siano passati tanti anni, le sue idee, i concetti che teorizzava e la visione lungimirante su tanti aspetti della vita economica, politica e sociale della Valle d’Aosta, ma non solo, sono oggi più che mai di attualità".

Fu candidato alle elezioni europee del 1979, con la lista di raccolta dei movimenti territoriali Federalismo - l’Union Valdôtaine, una esperienza che, quarant'anni dopo, diverse forze localiste, territorialiste, autonomiste, indipendentiste della Repubblica Italiana sperano di poter ripetere al più presto, attraverso iniziative come la rete Autonomie e Ambiente.

Nel 1979, durante quella campagna elettorale europea, conobbe Umberto Bossi e diventarono amici. E' noto che fu Salvadori a spiegare il federalismo a Bossi, ma quest'ultimo lasciò presto per strada un programma, anche minimo, di cambiamento federalista dell'Italia. Ebbe successo, invece, come leader populista e autoritario di un movimento che rimase federalista solo a parole e sappiamo come poi è andata a finire.

L'eredità di Salvadori, invece, è più viva che mai e quella di un moderno decentralismo, dell'autogoverno per tutti dappertutto, è l'unica direzione politica in cui vale la pena camminare, per assicurare un futuro alle generazioni future, un mondo a misura della persona umana.

sabato 6 giugno 2020

La protesta dei ragazzi di Bergamo

(fonte della foto: https://www.ecodibergamo.it/)


E' arrivata anche a Firenze e in Toscana una protesta sorta spontaneamente dal basso, firmata da anonimi "ragazzi italiani", quasi tutti di Bergamo. Ne siamo venuti a conoscenza attraverso l'amicizia che c'è tra ragazzi delle curve, tra i tifosi dell'Atalanta e della Fiorentina.

La pubblichiamo integralmente, perché ne comprendiamo profondamente le ragioni e perché sappiamo che, su altri media, essa sarà inevitabilmente storpiata e magari anche strumentalizzata da vari partiti e partitini italiani, di sinistra, centro o destra, tutti purtroppo funzionali al mantenimento del regime centralista, autoritario, antipopolare, ultraliberista, che ci domina.

Avrebbero voluto portarla a Roma, questa protesta, i ragazzi di Bergamo, ma oggi la scena, a Roma, se la sono purtroppo presa i facinorosi e gli estremisti (sempre utili, come si sa, a rafforzare i poteri forti).

Insieme a Fabrizio Valleri e agli altri attivisti dei territori con cui stiamo per impegnarci nella battaglia per una svolta politica in Toscana (e oltre, in tutta Italia e in tutta Europa), vorremmo mandare a questi ragazzi di Bergamo e di tutte le altre province e territori della Repubblica un messaggio semplice e chiaro: non delegate più nulla a tutti i partiti del sistema, né a sinistra, né a destra; non mescolatevi con le elite che governano lo stato da ormai un quarto di secolo, tanto meno con i loro "giovani" (i due Matteo, le Meloni, i Di Maio) che sono di mentalità ancora più vecchia e più ristretta dei loro predecessori); in particolare non delegate nulla ai partiti "italiani" che tradiscono la Repubblica delle Autonomie e disapplicano la Costituzione, tradendo i popoli d'Italia e d'Europa.

Organizzatevi da voi. Fatevi il vostro movimento per Bergamo, provincia con una storia sociale e culturale stupenda, che meriterebbe di potersi autogovernare in autonomia, come peraltro ogni altro territorio italiano. 

Riprendetevi in mano il vostro destino. Non guardate verso lo stato centrale, ma verso il vostro territorio, che non dovrebbe essere solo un distretto "manufatturiero" asservito alla catena del valore dell'Eurozona; dove dovrebbe circolare una valuta locale non solo l'Euro; dove dovrebbero essere conservate grandi tradizioni di solidarietà e servizio pubblico locale, non essere così (drammaticamente e letteralmente) vittime dall'austerità europea, romana o milanese o, peggio, dagli interessi delle multinazionali e delle elite che tiranneggianno la sanità e quindi la vita di tutti.

Auguri ragazzi di Bergamo. Speriamo di rileggervi o di vedervi presto, più liberi, più autonomi, più forti.

Per dialogare con il nostro attivismo per i territori, potete trovarci su Autonomie e Ambiente.

* * *

Il 6 giugno i “Ragazzi Italiani” scendono in piazza per mostrare il volto di un'Italia che ha rispettato, che si è fidata, ma che ha anche sofferto.
Ed ora è a piedi…
Ci sono state promesse mascherine, indennizzi, prestiti agevolati ed ogni sorta di aiuto.
Abbiamo aspettato invano.
Adesso la politica deve agire.

    • Nessuna persona, lavoratore, imprenditore, artigiano, professionista o disoccupato deve restare indietro,
Non  possono esistere in questo momento di grave difficoltà italiani dimenticati. Il Governo deve tendere la mano a imprenditori, artigiani, dipendenti, precari. E non possono essere dimenticati nemmeno coloro che non avevano prima e non hanno adesso un lavoro. Se la Costituzione Italiana è fondata sul lavoro e se uno dei principi cardine è quello dell’eguaglianza, questo è il momento di aiutare tutti indistintamente.
Si ricordi che l’Italia ha imposto restrizioni alla libertà personale e di circolazione tra le più pesanti a livello mondiale e la risposta del cittadino italiano è stata mediamente positiva, dopo una  fase iniziale di assestamento, nell’osservanza delle regole. L’Italiano si è fidato di ciò che gli è stato detto in fase di emergenza, di ciò che gli è stato promesso, di ciò che gli è stato imposto. Ma adesso dobbiamo aiutarlo a ripartire…
Il ragionamento della Svezia, che ha adottato il numero in assoluto minore di misure restrittive in Europa, è stato, in sintesi, il seguente: “se chiudiamo, oltre al danno c'è la beffa, perché poi come si fa a far ripartire un'economia dopo averla distrutta? Come si fa a tirare su un popolo dopo averlo terrorizzato e demoralizzato?”. Queste sono le parole pubblicamente usate dal virologo Tegnel.  Il Governo svedese ha resistito alle pressioni internazionali  ed ha pensato al benessere del suo popolo. Il Governo italiano ha adottato una strategia diversa, e non la si discute in questa sede, ma adesso abbiamo un’economia distrutta, un popolo terrorizzato e demoralizzato…

    • basta parole e promesse: servono azioni di sostegno reale a chiunque ne abbia bisogno,
Non sappiamo se e quando arriveranno gli aiuti dall’Europa. Sappiamo, però, con certezza che se arriveranno saranno comunque in estremo ritardo rispetto alle esigenze della Nazione.
Gli esercizi commerciali che non riapriranno i battenti, o per necessità o per semplice calcolo di convenienza, sono numerosi. Una fetta notevole di italiani sta ancora attendendo la liquidazione dei primi sostegni economici promessi: parliamo della cassa integrazione straordinaria e dei 600 euro per gli autonomi o per i collaboratori del mondo dello sport, ma gli esempi potrebbero essere plurimi.
Il Governo ritiene che un’attesa di 30 giorni dalla domanda sia un tempo veloce rispetto ai ritmi ordinari per il pagamento della cassa integrazione, che di solito si aggirano sui 2 o 3 mesi. Quest’affermazione però può ben valere in circostanze di normalità al di fuori della pandemia, non tiene conto del tempo che stiamo vivendo, della crisi economica che l’emergenza Coronavirus sta generando: alcune famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese, contando che ora la priorità non è fare acquisti generici ma la spesa alimentare.

    • i cittadini di ogni categoria attendono liquidità immediata, concreta e tangibile,
Tanto le famiglie quanto le imprese rischiano di vedere significativamente ridotte o addirittura azzerate le proprie entrate con erosione completa dei risparmi e ciò pregiudica la loro capacità di far fronte ad impegni finanziari pregressi e potrebbe rendere anche difficoltoso l’accesso al credito.
E’ fuori di discussione che il Governo voglia scongiurare questa catastrofica ipotesi ed ha predisposto il Decreto Liquidità, assecondato anche  dall’Unione Europea, ma il blocco quasi totale dell’economia e del lavoro, la burocrazia e la difficoltà nell’accesso al credito agevolato, la tempistica nella liquidazione indicano alle famiglie ed agli imprenditori senza mezzi termini la strada della disperazione o, nel peggiore dei casi, la via del crimine.
E’ necessario prevenire i disagi sociali e limitare gli effetti di quello che si preannuncia già come un autunno difficile. Non parliamo della paventata risalita della curva dei contagi, parliamo del perdurare degli effetti della crisi… E di manifestazioni come questa potrebbero essercene dieci, cento, mille, ogni giorno, in tutte le piazze d’Italia. Ma sarebbe un guaio per lo Stato, per il governo, e più in generale per l’Italia se la rabbia per ora verbale dovesse domani trasformarsi in violenza. Il fatto che ci siano già oggi alcuni politici, rappresentanti delle istituzioni, sotto scorta purtroppo è esemplificativo del clima che stiamo vivendo.

    • la burocrazia ostacola la nostra voglia di ripartire, occorre scegliere tra speranza e rassegnazione,
Non c’è soluzione alternativa: eliminare gli intralci burocratici per rendere immediata e tempestiva l’azione degli strumenti di sostegno economico previsti dal Decreto Rilancio. Un decreto che sarebbe dovuto uscire ad aprile, che è invece stato presentato a maggio.

    • chiediamo chiarezza sulle cause e sull'origine del Covid-19 e su tutte le  vittime che ha prodotto, esami e controlli sanitari immediati per tutti i cittadini
Sia chiaro, medici ed infermieri, come del resto i volontari sono gli autentici, veri, indiscussi eroi degli ultimi mesi.
Attraverso queste poche righe non si vuole attaccare indiscriminatamente la sanità Lombarda  che è stata, come nessun altro, sotto pressione.
Ma crediamo che sia rispettoso per le famiglie di tutte le vittime  che sia fatta chiarezza, attraverso la locale magistratura, su quanto accaduto nelle case di cura e nelle rsa. E’ doveroso nei confronti dei figli, dei nipoti, dei parenti tutti delle vittime.
Questo lo diciamo perché chi ha perso un congiunto senza averlo potuto salutare per l’ultima volta si domanda come sia stato così letale un virus che ha causato  370.000 decessi in tutto il mondo quando mediamente il virus dell’influenza ogni anno causa un numero di decessi dai  350.000 ai 650.000.
I familiari si chiedono se sono state adottate tutte le misure anticontagio, se sono stati somministrati i farmaci giusti, se la morte è avvenuta effettivamente a causa del Covid-19 o per altre patologie.

    • pace fiscale stop alle cartelle esattoriali,
Il Governo con il Decreto Rilancio ha prorogato a dicembre 2020 il pagamento delle rate della cosiddetta “pace fiscale”.
In particolare, il versamento di tutte le rate della “rottamazione-ter” e “saldo e stralcio” in scadenza al 28 febbraio e al 31 marzo 2020, poi differito al 31 maggio (grazie al Decreto Cura Italia), potrà essere effettuato entro il 10 dicembre 2020 (senza sanzioni e interessi).
Un passo importante me non sufficiente per aiutare concretamente i cittadini. In questo momento il Governo deve intervenire con effettivi condoni magari utilizzando gli stessi criteri adottati per individuare le tasse e le cartelle esattoriali dalle varie procedure di “rottamazione”. Bisogna capire che differire in questo momento non basta. A dicembre la crisi non sarà superata, anzi, l’intero Paese sarà probabilmente senza fiato.
Bisogna annullare definitivamente tutte le azioni di recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate sulle cartelle esattoriali oggetto di definizione agevolata che riguardano soprattutto i piccoli contribuenti !

Da ultimo vorremmo citare gli ultras, i tifosi, i sostenitori. In questi mesi hanno comprato, prodotto e distribuito mascherine, hanno aiutato nella costruzione di ospedali progettati ed eretti sull’onda dell’emergenza, hanno agevolato, così facendo, il lavoro encomiabile ed insostituibile di medici ed infermieri. Si sono permessi, senza arroganza, di schierarsi contro la ripresa dei campionati per commemorare le vittime delle zone più colpite,ed anche perché è difficile immaginare una partita di calcio senza il sostegno ed il colore dei tifosi.
 

Ancora una volta nel momento del bisogno gli ultras sono scesi in campo con fatti e non con scontate  parole.

Non spegnete il nostro sogno di una vita migliore!
 

Roma, 6 giugno 2020
 

I Ragazzi Italiani
(di Bergamo)


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