Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

sabato 5 luglio 2014

Infamie e infami del 1914


Da Wikipedia, una immagine della Tregua di Natale del 1914 


Come ricordavo su Facebook alcuni giorni fa, le celebrazioni del centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale dovrebbero essere una occasione per comprendere meglio le grandi infamie e i grandi infami, oltre le note grandi tragedie di quella che Benedetto XV chiamò la "inutile strage".
In Italia, in particolare, non dobbiamo dimenticare mai, mai, mai, quanto infame, vigliacco e crudele fu il sovrano, Vittorio Emanuele III di Savoia, che deve essere considerato, a mio modesto parere, corresponsabile e talvolta più responsabile dei suoi primi ministri, Benito Mussolini compreso.
Il re fu infame nel trascinarci in guerra contro la volontà popolare.
Infame nell'avallare il fascismo.
Infame nell'aggressione all'Etiopia.
Infame nella vergogna delle leggi razziali.
Infame infine - e vile, perché scappò - nella disastrosa gestione di un armistizio, che degenerò in una terribile guerra civile.
L'infame Savoia rappresenta una particolare vergogna italiana, in un più ampio e disastroso scenario di una Europa industrializzata in cui era stata industrializzata anche l'obbedienza dei cittadini agli stati, non importa quanto infami fossero i governanti.
Una obbedienza assoluta, che finì con lo spaventare le stesse elite al potere, non solo la gente comune, e risvegliarsi dalla quale richiede sforzo critico e sacrificio spirituale, un lungo cammino, che è ancora ben lungi dall'essere concluso. 
Sto scrivendo qualcosa in proposito, nel mio lavoro Disintegration as Hope.
Annoto che il Quirinale, con il suo scritto sul quotidiano La Repubblica di oggi, a proposito di questo centario, ha decisamente perso una occasione per uscire dalla retorica e provare a stimolare un po' questo paese malato, moribondo.

Segnalo un libro straordinario del mio grande concittadino pratese, toscano e cosmopolita, Curzio Malaparte, per coloro che vogliono uscire da una visione aneddotistica e superficiale della tragedia scatenata nel mondo dalle grandi guerre industriali: Viva Caporetto! La rivolta dei santi maledetti.
Al di là della stanca retorica con cui la vicenda è stata recentemente ricordata dalla RAI negli spot europeisti, anche una riflessione sulle vicende e le leggende della cosiddetta Tregua di Natale del 1914, può essere di stimolo a comprendere il baratro in cui gli stati industrializzati e militarizzati hanno trascinato i loro popoli.
Nella Prima guerra mondiale caddero falciati qualcosa come 10 milioni di soldati (650.000 soldati del Regno d'Italia, 40.000 di loro erano Toscani). 
Altri milioni di persone soffrirono e morirono per ferite, devastazioni, malattie.  
E la Grande Guerra fu solo l'inizio delle guerre totali, scatenate da stati che erano già intrinsecamente, strutturalmente totalitari - una drammatica verità storica questa, su cui la nostra presa di coscienza è appena iniziata.
Capire, spiegare, risalire dagli abissi morali dello statalismo e della cieca obbedienza agli stati, è e sarà dura.
E' il nostro compito.
E' il lavoro che abbiamo iniziato nel 1989.
Non defletteremo.
Saremo risoluti.

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