Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

lunedì 18 ottobre 2010

La Toscana come laboratorio per l'uninominale


Dalla Toscana un segnale per un nuovo sistema elettorale più competitivo

Crediamo che il presidente toscano Enrico Rossi terrà fede al suo impegno sulla riforma della legge elettorale regionale e che la Toscana potrebbe, ancora una volta, lanciare un segnale politico utile a tutta la Repubblica, come ha già fatto più di una volta sin dagli anni della presidenza di Vannino Chiti.
E' ovvio che, non solo in Toscana, la legge elettorale non è in cima ai pensieri delle famiglie e delle imprese, ma chi scommette sul disinteresse dell'opinione pubblica su questo tema, fa un calcolo sbagliato. I cittadini sovrani sono anzi, al contrario, considerevolmente frustrati dal tradimento delle riforme elettorali maggioritarie e dalle riforme costituzionali incompiute. L'assenza di regole chiare di competizione interna ai partiti e di opportunità di carriera per giovani e volti nuovi, desta grande preoccupazione. Inoltre, davanti all'inevitabile invecchiamento e declino degli attuali leader, la preoccupazione su come se ne potranno selezionare di nuovi, è forte e molto diffusa.
Fra tutti i partiti italiani, solo il Partito Democratico, attraverso un suo cammino particolarmente faticoso e tortuoso e una serie impressionante di tentativi ed errori, si sta dimostrando in alcuni - pochi - casi davvero «contendibile». Alcuni outsider sono riusciti a vincere le primarie. I congressi interni, e non solo la cooptazione, stanno consentendo l'emersione di qualche nuovo dirigente. Persino l'antica e cristallizzata rivalità fra D'Alema e Veltroni sembra in procinto di essere risolta, se non altro attraverso il pensionamento di entrambi.
In tutto il resto del sistema politico, sembra proprio che coloro che vogliono proporre qualcosa di diverso o candidarsi per una nuova leadership, siano condannati a fondare un nuovo partito, come sta succedendo con Futuro e Libertà, dopo la cacciata di Gianfranco Fini dal PDL.
Questa assenza di spazi, opportunità e regole impedisce, nei partiti attuali, che si possano sfidare non solo le leadership nazionali di Berlusconi, Bossi, Casini, Di Pietro, ma persino quelle dei loro dirigenti regionali o locali.
Questo è inaccettabile, non solo perché è offensivo dei nostri sentimenti democratici, ma perché è il segno di un ben più drammatico fallimento istituzionale.
L'impossibilità di «scalare» i partiti, di cambiarli dall'interno, significa che in Italia si continua a ignorare che il pluralismo «nei» partiti è questione tanto rivelante, in una società aperta, in una democrazia occidentale, quanto il pluralismo «dei» partiti.
Non scomoderemo i grandi pensatori liberali, per raccomandare la libertà di scelta nel partito e non solo fra diversi partiti. Sarà sufficiente ricordare che i paesi dove i partiti sono arene elettorali dalle porte aperte, al cui interno la competizione per la selezione di nuovo personale politico è continua, come avviene nelle società anglosassoni, ma anche in Germania o nella vicina Svizzera, sono tutti, guarda caso, dal punto di vista politico, economico e sociale, più avanzati del nostro.
E' attraverso una continua competizione leale e regolata, che i talenti si fanno avanti anche sulla rischiosissima scena politica, che alcune personalità più generose e tenaci possono emergere, che le elite al potere si sentono stimolate a essere più concrete e più produttive, che la sovranità popolare può individuare e scegliere un proprio campione locale o un leader nazionale.
Nel 2004 la Toscana decise di abolire la preferenza facoltativa all'italiana, uno strumento che consentiva a piccole minoranze di selezionare i consiglieri regionali. Nello stesso tempo, con la legge regionale sulle primarie, il sistema politico toscano fece un primo, forse troppo timido, passo verso l'adozione di uno “statuto pubblico dei partiti”, cioè di un sistema di competizione istituzionalizzata non solo fra i partiti, ma dentro i partiti.
Continuiamo a credere che furono passi nella direzione giusta, per scoraggiare rapporti troppo clientelari fra elettori ed eletti, ma, cosa forse ancora più importante, per incoraggiare la formazione di partiti più uniti, quindi più grandi, più forti, più credibili, più responsabili verso la società.
Oggi quel ragionamento va portato avanti e completato, con coraggio, come ha promesso il presidente Rossi, stando ben attenti, però, a non cadere nella tentazione di tornare indietro. Non abbiamo bisogno del ritorno della vecchia preferenza facoltativa o della fine del maggioritario!
Abbiamo bisogno di coinvolgere più cittadini nella selezione dei futuri politici, non di meno. Abbiamo bisogno di un ancoraggio più diretto fra un territorio e il suo eletto. Abbiamo bisogno di regole democratiche che funzionino in tutti i partiti, non di nuovi partiti.
La Toscana, che è servita da esempio per l'abolizione della preferenza, può fare la differenza anche incoraggiando la democratizzazione della vita interna dei partiti, l'introduzione di una scelta della persona e non solo del partito, l'adozione di nuove forme di competizioni primarie regolate da leggi uguali per tutti.

Mauro Vaiani
vaiani@unipi.it

Firenze - Pisa, lunedì 18 ottobre 2010
Pubblicato il 20 novembre 2010 su Libertiamo.it

martedì 5 ottobre 2010

Archivio - Ecco un esempio di quoziente familiare secondo i berlusconiani

Ecco un esempio di quoziente familiare, ai tempi del IV governo Berlusconi...

Nota pubblicata da Mauro Vaiani su Facebook il giorno martedì 5 ottobre 2010 alle ore 15.14. Archiviata qui dall'A. lunedì 20 dicembre 2010.

Ho trovato questa perla che mi pare emblematica, sia del fallimento delle promesse berlusconiane, che della necessità di non deflettere dal nostro impegno per una rivoluzione liberale. La riporto com'è. La fonte è un notiziario del PDL, che cita l'Agenzia delle entrate.

Operativa l’esenzione dal canone Rai per gli ultra-settantacinquenni.
I contribuenti di età pari o superiore a 75 anni (e con un reddito proprio e del coniuge non superiore complessivamente a euro 516,46, senza conviventi), sono esonerati dal pagamento del canone di abbonamento Rai per la televisione che si possiede nella casa di residenza.
Se già è stato effettuato il versamento del canone, si possono recuperare gli importi versati mediante la presentazione di una istanza di rimborso.
L’Agenzia delle Entrate, con la circolare n. 46/E del 20 settembre 2010, fornisce tutti i chiarimenti.
Obiettivo della norma, tutelare le persone anziane che si trovano in condizioni di disagio socio economico.
Chi chiede l’agevolazione, deve: aver compiuto 75 anni di età entro il termine per il pagamento del canone di abbonamento RAI (attualmente il 31 gennaio e il 31 luglio di ciascun anno); non convivere con altri soggetti, diversi dal coniuge, che siano titolari di un reddito proprio; avere un reddito che, unitamente a quello del proprio coniuge convivente, non sia superiore complessivamente ad euro 516,46 per tredici mensilità (pari ad euro 6.713,98).
Nel calcolo non vanno inseriti i redditi esenti da irpef, come pensioni di guerra, pensioni erogate a invalidi civili.

Ho trovato un'altra fonte, che conferma la notizia e spiega ancora più chiaramente che gli aventi diritto a questa elemosina - ammesso e non concesso che siano ancora vivi quando lo verranno a sapere - l'avranno solo SE AVRANNO LA FORZA DI COMPILARE I MODULI PER CHIEDERLA...

Eccola qui: http://finanza-economia.myblog.it/tag/circolare+n.+46+del+20+settembre+2010

C'è bisogno di aggiungere altro?

Post Scriptum, 20/12/2010:
Sì, forse c'è bisogno di aggiungere qualcosa.
Forse avete letto della mia convinzione che c'era una innocenza nel "berlusconista", che per me sarebbe la persona che ha creduto in Berlusconi come altri in passato hanno creduto in altre speranze laiche e religioni civili. Sì, proprio come i comunisti, i socialisti, i liberisti... 
Questa invece mi sembra una significativa testimonianza di quanta falsità c'è nel "berlusconiano", che giustamente fa rima con "marziano". 


lunedì 4 ottobre 2010

Primarie obbligatorie, l'impegno dei Centouno


Il 4 ottobre 2010 scorso, Nicola Cariglia, esponente dei Centouno, attraverso il sito Pensalibero.it, rese noto l'impegno suo personale e della sua area politico-culturale per rendere le primarie una scelta obbligata, un canale istituzionalizzato per la selezione degli eletti da parte dei cittadini sovrani, una prima forma di statuto pubblico dei partiti, in attuazione dell'art. 49 della Costituzione ("Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale."). Rilanciamo questa riflessione, perché essa fa parte delle testimonianze e dei contributi che si stanno dimostrando decisivi nella nostra campagna per le primarie e l'uninominale in Toscana (Nota di M.V. del 26/1/2012).

Pubblichiamo una prima bozza della proposta di legge sulle primarie obbligatorie. Il testo prevede le primarie solo per le elezioni di Camera, Senato e Regioni. Ci è sembrato opportuno limitarci ai livelli nei quali le disposizioni elettorali in vigore hanno previsto l’eliminazione del voto di preferenza da parte degli elettori. Il testo che vi sottoponiamo, elaborato adattando le norme in vigore in Toscana, dove sono previste primarie facoltative per le elezioni regionali, è certamente carente dal punto di vista tecnico ma rappresenta la sostanza dei nostri obbiettivi (il recupero di una parte del potere di decisione degli elettori). Per il resto (norme attuative, regolamenti, raccordo con la legislazione vigente etc., ci sarà tempo e modo di provvedere. Soprattutto grazie ai vostri suggerimenti. (n.c.)

Leggete tutto sul sito di Pensalibero.it:

http://www.pensalibero.it/archivio/archivionotizia.php?IDNotizia=5559&pagina= 

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