Noi, quattro gatti toscani interessati a un'alternativa civica e liberale per la nostra terra, abbiamo ancora uno specifico contributo da portare, fedeli a ciò che siamo sempre stati e a ciò in cui crediamo da sempre. Un contributo che consiste di quella nostra testarda volontà di contribuire a un nuovo spirito repubblicano, alla rivoluzione liberale, al completamento delle riforme federali, alla realizzazione di quella politica che amiamo definire, alla toscana, popolana e libertina nel senso che queste parole hanno nella nostra storia: difesa della nostra libertà e della nostra terra, dagli invasori, dai dittatori e dallo strapotere di tutte le caste, clero compreso.
Possiamo, dalla Toscana, sollevare temi che ci paiono importanti nella nostra regione, sui quali cominciare a fare qualcosa qui e ora, a partire dal nostro territorio e dalle nostre istituzioni regionali, ma che possono anche, speriamo, rappresentare un contributo al dibattito politico nazionale. Ne vogliamo suggerire intanto quattro: una massiccia e generalizzata possibilità di deduzione fiscale per incentivare spese e investimenti nella bellezza, nella sicurezza, nell'innovazione; l'abolizione delle province e delle prefetture; i collegi uninominali con primarie; la riforma del referendum.
Abbiamo bisogno, in Toscana, santuario di natura, cultura e arte, di incoraggiare con la leva fiscale i residenti, i proprietari, gli imprenditori della nostra terra, a impegnarsi per la bellezza, la promozione di cultura e innovazione, la sicurezza sul lavoro, la protezione dell'ambiente e dei beni culturali, il divertimento e la musica, l'accoglienza e il turismo. E' la direzione giusta in cui andare, per non rassegnarci al declino, scuoterci dall'arretratezza, far emergere il "nero" e combattere l'economia clandestina, lo sfruttamento degli immigrati, le morti bianche. Vorremmo trasformare in concreti passi politici e legislativi quell'ambizioso "scaricare tutto tutti" che è da tempo - da quasi vent'anni! - una rivendicazione degli artigiani e dei piccoli imprenditori toscani, partita da una coraggiosa iniziativa pratese, animata da Mario Tognocchi.
Non pretendiamo certo di stabilire noi se sia giusto abolire alcune grandi province del Nord. Ogni regione ha la sua storia e il suo territorio e sarebbe bene che decidesse da sé. Di certo la nostra Toscana, che si estende per poco più di 22.000 kmq e che ospita poco meno di 3.800.000 abitanti, non ha bisogno, fra i comuni e la regione, di alcun ente intermedio. La Toscana può cominciare a trasformare in realtà il grande sogno liberale e federalista dell'abolizione delle province e delle prefetture. A chi dice che alcuni comuni ne avrebbero bisogno perché sono troppo piccoli per fare da sé, si risponda invitandoli a promuovere l'unificazione con i propri vicini. Accettiamo, per esempio, la sfida del comune unico per l'Elba.
La nostra regione è stata quella che per prima ha scelto di abolire le preferenze e di sperimentare le primarie. Accettiamo la sfida di andare avanti, non indietro, discutendo con il PD del presidente toscano Enrico Rossi di collegi uninominali, per la modifica della legge per l'elezione del nostro consiglio regionale. Cominciamo a ragionare anche su uno statuto pubblico dei partiti toscani - una idea da sempre cara ai nostri Paolo Amato e Alessandro Antichi - che preveda, in ciascuno dei collegi, un turno di primarie istituzionalizzate, attraverso cui ogni partito possa selezionare e ordinare i propri candidati. Con i collegi uninominali e le primarie ripristineremo il necessario rapporto diretto fra la cittadinanza e i suoi eletti, oltre che una sana competizione fra i leader naturali di ciascun territorio.
Ci crediamo davvero nella sovranità del popolo? Sì, è davvero possibile, in questo tempo benedetto dalla moltiplicazione delle possibilità di comunicazione e confronto, dall'allargamento e del rimescolamento delle elite, dalla messa in discussione di privilegi e pregiudizi, che il popolo possa esercitare la propria sovranità sulla politica in modo più diretto, soprattutto al fine di ridimensionarla, ridurne i costi, rendere la nostra vita meno dipendente da essa. Per restituire sovranità e libertà al popolo, non facciamo mancare il nostro impegno per una rinascita, senza trucchi e senza quorum, dell'istituto del referendum.
Vogliamo fare qualcosa, insieme, per superare di slancio l'equivoco di questi anni di transizione, in cui i vertici della politica italiana - non solo quelli del PDL - hanno costituito una opaca piramide a cui possono accedere "quattro pensionati sfigati", mentre ai cittadini comuni, come noi, non si risponde più nemmeno al telefono, né a una mail.
Il presidente Berlusconi non ha bisogno di un partito tradizionale, ne siamo convinti. Nemmeno ha bisogno, però, della corte di cui ci appare circondato. In attesa che siano azzerate le reggenze che da due anni impediscono al PDL di diventare un organismo popolare, partecipato, governato dai suoi elettori, noi, nel frattempo, abbiamo bisogno di fare una buona politica toscana, fatta dai Toscani, per la Toscana, partecipata, plurale, aperta, inclusiva.
Non è stato Berlusconi o qualcuno dei suoi luogotenenti, bensì siamo stati noi a realizzare in Toscana le prime storiche alternanze e a porre fine al sessantennio dell'egemonia della vecchia sinistra. Abbiamo dimostrato molti limiti, certo, ma visto che tutte le decisioni arrivate troppo da lontano e troppo tardi si sono rivelate sistematicamente rovinose, è meglio continuare a sbagliare da soli.
Nei prossimi confronti non avremo più di fronte la vecchia sinistra, ma una sinistra e un Partito Democratico rinnovati, che sono, sul nostro territorio, molto meno in crisi di quello che appaiono sulla scena nazionale. Tocca ancora a noi, allora, partendo ognuno dal proprio comune e dal proprio territorio. Lasciamo correre i nostri campioni locali. Scommettiamo sulla nostra gente. Facciamo da noi, senza aspettare che Arcore, Roma, Firenze o altri decidano per noi, dall'alto o da altrove.
Mauro Vaiani
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(acceduto il 7 dicembre 2010)