Mi chiamo Mauro Vaiani. Sono nato e cresciuto a Prato.
Ho lavorato per quasi trent'anni come tecnico di reti informatiche.
Sono stato formato, nei lontani anni '80, sulle reti che c'erano prima di Internet (sì sono partito con il glorioso Decnet).
Ho contribuito alla costruzione di reti in enti e aziende, anche importanti, anche fuori dalla Toscana.
Sono stato tra i primi ad avere la connettività internet anche a casa e, quando è arrivato, anche il wifi.
Ho lavorato per un quindicennio all'Università di Pisa, dove ho visto realizzare un wifi pubblico davvero utile a migliaia di studenti e studiosi.
Quando sono venuto a lavorare nei sistemi informativi del Comune di Firenze ho visto da vicino i vantaggi di un servizio pubblico wifi anche negli spazi pubblici di una città.
Oggi non sono più un tecnico, ma sulla scorta delle mie esperienze dirò la mia come attivista politico.
Dobbiamo resistere al bombardamento mediatico che vorrebbe imporci il passaggio al 5G come necessario e inevitabile progresso.
Occorre, al contrario, un momento di riflessione approfondita.
Una riflessione che peraltro è in corso anche all'interno dei progetti sperimentali di 5G, come quello di Prato, dove nessuno degli studiosi responsabili sta premendo davvero sull'acceleratore. Peraltro, certi accenni a un ripensamento si stanno registrando anche nei grandi operatori privati, per via dei problemi di sicurezza e dei costi dell'avvio del nuovo sistema.
Ho contribuito a elaborare il programma politico di Libera Firenze sul 5G e sono contento che i concetti fondamentali di questa nostra esperienza fiorentina siano passati anche nel patrimonio comune della Costituente #LiberaToscana.
Ecco i punti di questa posizione politica sul futuro della connettività elettromagnetica nella nostra terra:
- è necessario il controllo pubblico su tutte le forme di connettività elettromagnetica, perché queste reti invisibili sono beni comuni utili, ma costituiscono comunque una forma di inquinamento;
- sul 5G vogliamo una moratoria,
in attesa di approfondimenti su cosa comporta questa tecnologia che indubbiamente aumenta l’inquinamento elettromagnetico;
- è giusta una gestione pubblica di questo tipo di reti, da parte di compagnie pubbliche locali (interconnesse, ma indipendenti tra di loro, perché possano emularsi nelle conquiste positive e frenarsi nel riprodurre gli inevitabili errori gestionali e tecnologici);
- le antenne
non vanno moltiplicate, ma razionalizzate e
fatte funzionare sotto un rigido controllo di
sanità pubblica;
- in questo campo non si deve cercare la velocità, ma la continuità e l'universalità del servizio, pensando al bene delle persone, senza sprechi e senza esagerazioni;
- noi vogliamo che comunque si usino solo tecnologie aperte (open source), quindi controllabili da tutta la comunità scientifica e che possano essere prodotti da una pluralità di operatori industriali.
Connettività sì, quindi, ma sotto uno stretto controllo pubblico!
Bravo Mauro ! Concordo su tutti e 6 i punti specie il sesto : open source! Io uso Ubuntu, bellissima parola africana, da una decina di anni ed, ovviamente, mi trovo benissimo. Senza dover comprare ogni tot gli aggiornamenti antivirus perché si il device si aggiorna in automatico.
RispondiEliminaAd maiora