mercoledì 3 dicembre 2003
Incontro con Vincenzo Soldati
segretario nazionale della Lega Nord Toscana
.Incontro con Vincenzo Soldati
segretario nazionale della Lega Nord Toscana
Lega Nord Toscana:
continuare a lottare per la libertà,
tirare fuori l'euroscetticismo
Diciamo subito chi è Vincenzo Soldati ad un pubblico toscano che forse non ti conosce o ti aveva perso di vista.
Ho 53 anni. Sono di Massa. Sono un imprenditore nel settore lapideo. Ho aderito alla Lega Nord Toscana fin dalla sua fondazione. E' stata la prima volta che mi sono iscritto ad un partito, nella mia vita. Provengo da una terra aspra e particolarmente amante della libertà: la nostra Apuania. Ho ricoperto diverse cariche nel partito, partendo dal basso: segretario comunale, segretario provinciale, consigliere federale, segretario nazionale.
Ovviamente stai parlando della Lega Nord Toscana come partito toscano e quando dici che sei il segretario nazionale, intendi dire a livello di "Nazione Toscana".
Certo. Sono il segretario di un partito toscano, autonomo, anche se parte integrante del sistema federale della Lega Nord guidata dal segretario federale e ministro delle riforme istituzionali, Umberto Bossi.
A che punto è la Lega Nord Toscana oggi?
La Lega Nord Toscana si è costituita nel 1988. Si è presentata da allora a tutte le tornate elettorali, raggiungendo nel 1992 oltre ottantamila voti e conquistando due deputati. Il nostro massimo storico. Nella sua storia il movimento ha espresso consiglieri comunali e sindaci. Oggi la Lega ha un sindaco in Lunigiana, un assessore al Comune di Lucca e alcuni consiglieri comunali. E’ presente in tutte le province della Toscana con proprie sedi. Ha una segreteria nazionale a Lucca. Un merito politico che mi riconosco è quello di aver costruito un movimento unito con una classe dirigente motivata, preparata e capace.
Però?
Siamo fermi ad un risultato elettorale dell'1%.
Le forti organizzazioni lombarde e venete con cui siete federati e la Lega Nord federale, che in alcune aree è movimento popolare se non addirittura partito di raccolta di intere comunità, possono aiutarvi ad uscire dalla marginalità politica?
La Lega Nord federale è al governo. Governa città e comunità importanti nel Nord del paese. Umberto Bossi come leader è fortemente e personalmente impegnato nella riforma dello stato che è il punto chiave di questo secondo governo Berlusconi. Direi che i nostri alleati del Nord stanno già facendo la loro parte. Noi dobbiamo conservare e alimentare un nostro spirito e una nostra organizzazione, in attesa che cambi l'atmosfera e la situazione politica della Toscana. Questa nostra benedetta e maledetta Toscana è, politicamente parlando, la terra più conservatrice d'Italia.
Aspettate anche voi il crollo del partito-stato e la dissoluzione di queste eterne maggioranze imperniate ancora oggi sugli eredi diretti del vecchio PCI?
La forza e la longevità di queste maggioranze veniva da profondi ideali. Oggi degli ideali dei vecchi comunisti e socialisti non resta granché. Ad essi si è sostituita una capacità cinica di gestire e conservare il potere economico e sociale. Il cinismo è, ovviamente, anche capacità di manipolare il consenso di quelli che ancora ci credono. Ma quanto potrà durare?
L'unico vostro assessore, al momento, è Valleggi, delegato al federalismo nella giunta di Lucca. Come va questa vostra esperienza con il sindaco di Lucca, Fazzi?
Fazzi è una persona che ha un senso alto e profondo della politica, un servitore del bene comune, buon amministratore e buon politico. Sa dialogare, mediare, ma anche assumersi responsabilità. Sia con il suo governo, che con i partiti, che con il popolo. Noi siamo stati suoi convinti sostenitori. E ci aspettiamo che la sua esperienza faccia scuola in altre parti della Toscana. Del resto, grazie a Lucca, Arezzo e Grosseto, tre città importanti governate da giunte moderate imperniate sulla Casa delle Libertà, già oggi l'immagine monolitica di una Toscana egemonizzata dal Centrosinistra si sta sgretolando. La Toscana sta cambiando e guarda caso sta cambiando a partire da città apparentemente periferiche, che non ospitano i centri di potere pubblico più importanti e non godono di forti rendite politiche...
Stai dicendo che, per esempio, in città universitarie o sedi di importanti burocrazie come Pisa, Siena e Firenze, è più difficile scalzare l'egemonia del Centrosinistra?
Esattamente. Ed è un motivo di seria riflessione. Non tanto per noi, che non abbiamo mai avuto il voto di ceti parassitari, ma per altre forze liberali e moderate.
Definisci l'espressione "ceti parassitari".
Le persone che lavorano in burocrazie elefantiache e che non si impegnano né per farle dimagrire, né per renderle più snelle ed efficienti.
La Lega Nord Toscana e l'autonomismo in Toscana. Rapporti con gli altri gruppi e le altre intelligenze autonomiste.
Noi siamo collegati, con la nostra storia personale, ad un autonomismo, non solo culturale e storico, ma politico, che nasce negli anni '70. In quegli anni un gruppo d’intellettuali cominciarono a diffondere e a propagandare l’autonomia e la riscoperta della “toscanità” come diritto all’autodeterminazione del nostro popolo, anzi di tutte le nostre comunità locali, dagli Apuani alla Romagna Toscana alla Maremma. In questo incontro con Toscana Libertaria credo che non possa mancare un omaggio personale a Renzo Del Carria, che onoriamo come un vero pionere dell'autonomia politica moderna della Toscana. In quel gruppo si sono formati i fondatori della Lega Nord Toscana. Successivamente ci fu l'intuizione che nessun movimento autonomista avrebbe mai potuto ritagliarsi uno spazio politico in presenza di uno stato centralista. Di qui l’esigenza di unire più forze autonomiste per trasformare lo stato italiano in una repubblica federale. Per questo ci siamo ritrovati, Toscani, Lombardi, Veneti e altri, federati nella Lega Nord.
Aver fatto parte del sistema federale della Lega Nord e aver seguito e sostenuto l'azione di Umberto Bossi come segretario federale, non è stato sempre facile.
Siamo felici di essere arrivati con grande sacrificio, e con una coerenza che nel lungo termine sarà più chiara a tutti, a questo momento decisivo in cui Berlusconi e Bossi possono riformare lo stato.
Ci sarà questa riforma dello stato? Vedremo veramente la chiusura dei ministeri romani dello stato centralista, lo smantellamento del bicameralismo perfetto, il Senato federale, una corte costituzionale eletta anche dalle regioni? Vedremo davvero la fine dei dinosauri a Roma? Oppure la montagna partorirà il topolino del voto amministrativo agli immigrati?
La Lega è al governo per fare queste riforme, che costituiscono il patto elettorale con il quale la coalizione si è presentata agli elettori. I prossimi mesi saranno decisivi. O la coalizione imbocca decisamente la via delle riforme o l’assemblea federale - tuttora permanentemente convocata, come deciso nella nostra seduta del 9 novembre scorso - deciderà di uscire dal governo. Le conseguenze saranno inevitabili. Agitare sulla scena politica altre questioni, certamente importanti e di cui potremmo discutere a lungo, come lo status degli immigrati in Italia, rischia oggettivamente di avere effetti dilatori e diversivi. Il Senato, la Camera, i Ministeri, sono pieni di gente che non vuol cambiare lo stato. Ma dobbiamo sconfiggere i conservatori e i gattopardi. Il rischio che anche il dibattito sugli immigrati sia una manovra dilatoria, c'è. E' forte. Ma cerchiamo di mantenere separate le questioni. Sullo status degli immigrati extracomunitari la Lega è stata chiara e l’opposizione alla proposta di legge di Fini sarà durissima. Una cosa sono i diritti civili, altra cosa sono i diritti politici che si possono acquisire solo con la cittadinanza. Il processo d’integrazione non può e non deve partire dai diritti, ma dai doveri. Perché l'acquisizione di una specie di mezza cittadinanza come quella proposta da Fini dovrebbe essere messa all'inizio di un percorso? E' alla fine del percorso che dobbiamo puntare, quando l'immigrato acquisisce una cittadinanza piena.
Nel 2004 ci sarà un altro momento epocale: forse avremo una nuova costituzione europea e sicuramente voteremo per il nuovo parlamento dell'Unione. In questo momento voi vi siete distinti per la vostra opposizione al mandato di cattura europeo. Siete la prima e unica forza politica della repubblica che si oppone allo sviluppo di un super-stato europeo. E' solo un distinguo contro la "Forcolandia" di Bruxel, oppure vi state veramente cominciando a preoccupare che l'Unione Europea possa diventare un apparato mastodontico, costoso, socialisteggiante, liberticida?
Per come stanno andando le cose noi leghisti ci sentiamo euroscettici. Avvertiamo il pericolo di un’Europa intesa come super-stato, burocratico, livellatore delle diversità esistenti al suo interno, lontano, estraneo, nemico dei popoli e quindi contrario alle idee federaliste professate dal nostro movimento. L’Europa che noi sogniamo è quella dei popoli, delle autonomie locali, delle regioni, delle identità locali, delle culture, e delle tradizioni che non devono essere cancellate, ma salvaguardate. Noi ci opporremo con tutte le nostre forze a che le sovranità nazionali siano sacrificate in nome di un potere tecnocratico e oligarchico. Il nostro movimento è nato per abbattere lo stato centralista e diffondere l’idea federalista. E' quindi naturale che questa lotta federalista sia fatta anche a livello superiore. L’Europa che auspichiamo è confederale, retta sui principi della sussidiarietà, dell’autogoverno, in cui si abbia il mantenimento delle sovranità locali. Chi non condivide una decisione non deve essere costretto ad accettarla. In questa situazione è chiaro che la cessione di parte della sovranità alla confederazione europea deve procedere con molta cautela, specialmente quando la materia attiene alla libertà personale dei cittadini. Il caso del mandato di cattura europeo è emblematico ed inquietante. Per due anni il Ministro Castelli si è opposto da solo sfidando tutta l’Europa a dimostrazione anche di un cambiamento d’atteggiamento che finalmente non ci vede supini esecutori di decisioni prese da altri.
Per come stanno andando le cose noi leghisti ci sentiamo euroscettici. Avvertiamo il pericolo di un’Europa intesa come super-stato, burocratico, livellatore delle diversità esistenti al suo interno, lontano, estraneo, nemico dei popoli e quindi contrario alle idee federaliste professate dal nostro movimento. L’Europa che noi sogniamo è quella dei popoli, delle autonomie locali, delle regioni, delle identità locali, delle culture, e delle tradizioni che non devono essere cancellate, ma salvaguardate. Noi ci opporremo con tutte le nostre forze a che le sovranità nazionali siano sacrificate in nome di un potere tecnocratico e oligarchico. Il nostro movimento è nato per abbattere lo stato centralista e diffondere l’idea federalista. E' quindi naturale che questa lotta federalista sia fatta anche a livello superiore. L’Europa che auspichiamo è confederale, retta sui principi della sussidiarietà, dell’autogoverno, in cui si abbia il mantenimento delle sovranità locali. Chi non condivide una decisione non deve essere costretto ad accettarla. In questa situazione è chiaro che la cessione di parte della sovranità alla confederazione europea deve procedere con molta cautela, specialmente quando la materia attiene alla libertà personale dei cittadini. Il caso del mandato di cattura europeo è emblematico ed inquietante. Per due anni il Ministro Castelli si è opposto da solo sfidando tutta l’Europa a dimostrazione anche di un cambiamento d’atteggiamento che finalmente non ci vede supini esecutori di decisioni prese da altri.
Ti rendi conto che questa potrebbe essere, dal 1992, quando la Lega Nord a Milano ha dato una spallata alla repubblica partitocratica, la vostra prossima grande battaglia politica?
Sì. E contiamo anche su questa forma, moderata ma ferma, di euroscetticismo, per allargare la nostra capacità di dialogo con altri libertari e per combattere nuove battaglie di libertà.
Torniamo in Toscana, ma restiamo all'oggi e al prossimo 2004. Si sta per varare il nuovo statuto della Toscana. Cosa state facendo in proposito?
L’evoluzione costituzionale vede la regione come soggetto centrale della nuova repubblica federale. La definizione delle competenze comunitarie, statali e regionali è una questione ancora drammaticamente aperta, infatti se da una parte le regioni in attuazione delle riforme costituzionali del 1999 e del 2001 devono dotarsi di nuovi statuti, dall’altra parte si prospetta una radicale riforma dell’ordinamento della repubblica con un principio di federalismo istituzionale che renderebbe le attuali bozze o superate o inadempienti. Ciò premesso, la Lega è fortemente critica con l’attuale bozza di statuto della Toscana su alcuni principi, che non rispondono alla tradizione toscana, come per esempio sulla famiglia e sulla tutela della maternità. Inoltre, anche l’istituto del referendum, il principale strumento di democrazia diretta, non è né valorizzato né adeguatamente riconosciuto. Non va dimenticato infatti, che la possibilità di esprimersi attraverso referendum propositivi locali, dà ai popoli la possibilità di manifestare la propria identità ed i propri valori più profondi.
Se dipendesse da voi, come vorreste che venisse eletto, nel 2005, il parlamento toscano?
Il nostro movimento nasce aggregando un popolo eterogeneo, da destra e da sinistra, sul federalismo e sulla speranza di essere meno schiacciati da troppe leggi e da troppe tasse. Con queste origini ed avendo iniziato una battaglia politica dal nulla, siamo per forza prevalentemente proporzionalisti. Con il tempo abbiamo appoggiato la preferenza unica, l'elezione diretta degli esecutivi, l'elezione diretta di deputati locali in piccoli collegi uninominali. Ma per ora preferiremmo che il parlamento toscano fosse eletto per metà all'inglese, e per metà con la proporzionale pura. Combinando due sistemi semplici, senza pasticci e senza bizantinismi elettorali. Credo che questo sia necessario, in questa fase, anche perché non si protragga ulteriormente l'egemonia del Centrosinistra. E perché in Toscana emergano nuovi gruppi, anche piccoli, e siano rappresentate altre forze e altre culture, anche minoritarie. Abbiamo bisogno di idee e facce nuove, alle quali dobbiamo garantire un diritto di tribuna.
I vostri rapporti con la Casa delle Libertà, in Toscana, oggi.
Noi siamo nella Casa delle Libertà. La CdL è il risultato dell’alleanza del Polo con la Lega Nord. In Toscana questa alleanza, vuoi per un oggettivo squilibrio di peso elettorale, vuoi per un errore di valutazione politica nei confronti delle nostre istanze da parte degli alleati, stenta a dare i frutti che potrebbe dare. Non mi pare, infatti, che gli alleati colgano le potenzialità che un movimento come il nostro potrebbe portare alla causa della coalizione in termini di valori, di ideali e di moralità politica. In questo contesto, ci sembra ormai inevitabile, che la Lega in Toscana scelga, almeno per le prossime amministrative, un percorso autonomo. L’opposizione, d’altro canto, ha spesso dimostrato incapacità di rappresentare i Toscani che non la pensano come chi governa la regione, accettando, in molti casi, di adagiarsi in una situazione di sudditanza. Questo sicuramente è diventato uno strumento in più in mano a chi ha come unico obiettivo quello di finanziare sprechi e clientele. La Toscana soffre della mancanza di quella alternanza di governo che limiterebbe le rendite clientelari. E intanto, qualche volta, sembra che certi candidati sindaci di Forza Italia e di Alleanza Nazionale siano stati scelti dal Centrosinistra, tanto sono deboli, poco conosciuti, poco combattivi...
Noi siamo nella Casa delle Libertà. La CdL è il risultato dell’alleanza del Polo con la Lega Nord. In Toscana questa alleanza, vuoi per un oggettivo squilibrio di peso elettorale, vuoi per un errore di valutazione politica nei confronti delle nostre istanze da parte degli alleati, stenta a dare i frutti che potrebbe dare. Non mi pare, infatti, che gli alleati colgano le potenzialità che un movimento come il nostro potrebbe portare alla causa della coalizione in termini di valori, di ideali e di moralità politica. In questo contesto, ci sembra ormai inevitabile, che la Lega in Toscana scelga, almeno per le prossime amministrative, un percorso autonomo. L’opposizione, d’altro canto, ha spesso dimostrato incapacità di rappresentare i Toscani che non la pensano come chi governa la regione, accettando, in molti casi, di adagiarsi in una situazione di sudditanza. Questo sicuramente è diventato uno strumento in più in mano a chi ha come unico obiettivo quello di finanziare sprechi e clientele. La Toscana soffre della mancanza di quella alternanza di governo che limiterebbe le rendite clientelari. E intanto, qualche volta, sembra che certi candidati sindaci di Forza Italia e di Alleanza Nazionale siano stati scelti dal Centrosinistra, tanto sono deboli, poco conosciuti, poco combattivi...
Due parole su Prato e su Livorno, città a cui il nostro gruppo di studio Toscana Insieme - Toscana Libertaria è particolarmente legato.
A Livorno abbiamo dei dirigenti e degli organizzatori di valore. Degli uomini che hanno già cominciato un percorso solitario per le prossime amministrative. Livorno è una città in crisi, forse la più in crisi della Toscana, quella con il più alto tasso di disoccupazione. Ha bisogno di testimonianza e di lotta. Per questo abbiamo già in corsa un candidato sindaco e un candidato presidente. Poi se strada facendo ci sarà occasione, ci incontreremo e ci uniremo con altri oppositori. Su Prato invece sono franco: non abbiamo un gruppo sufficiente di militanti e stiamo facendo fatica a portare un contributo al cambiamento di quella città così importante e così vivace.
Hai qualche considerazione da fare sulle elezioni regionali del 2005 e sull'elezione del prossimo governatore?
Bisogna ripartire con lo spirito che ha animato la campagna elettorale del 2000 quando la CdL raggiunse il 40% dei consensi, con un candidato, che seppe unire tutte le anime della coalizione nel rispetto della loro dignità. Come candidato comune per il 2005 sosterremo chi in questi anni ha amministrato bene importanti città ed ha saputo aggregare tutte le forze della coalizione su un disegno politico coerente.
I Toscani hanno, in grande maggioranza e per lungo tempo, votato per il Partito Comunista Italiano e per i suoi eredi e alleati, che hanno contato e contano su una ampia e radicata classe dirigente e che conoscono bene il nostro territorio e la vicenda economica e politica contemporanea della nostra terra. Perché nei prossimi anni dovrebbero fidarsi di voi e della Casa delle Libertà?
La mia speranza è che il popolo toscano, che ha creduto nel comunismo, riacquisti una capacità critica nel riconoscere la fine delle contrapposizioni ideologiche. Oggi si confrontano principalmente modelli di sviluppo economico e sociale che rappresentano anche diversi valori etici, sociali e morali, nei quali il cittadino toscano può riconoscersi. Il nostro movimento è stato il primo che intorno all’idea federalista, che è idea di libertà, ha saputo convogliare uomini di destra e di sinistra superando ogni muro ideologico. Mantenendo un’anima popolare, abbiamo saputo riportare in vita ideali di giustizia, di amore per le proprie tradizioni e i propri legami con il territorio, per la propria storia e la propria cultura, così radicati nella società toscana. Così come il valore del lavoro, che la Lega da sempre cerca di difendere dalle rendite parassitarie, dalle speculazioni internazionali, da quell’apparato statale che spesso soffoca le iniziative economiche invece di facilitarle. La speranza, dicevo, è che il popolo toscano si accorga finalmente di noi, e ci premi, dandoci quel consenso che prima di tutto renderebbe gratificante il faticoso impegno di tanti militanti che in questi anni hanno saputo assumersi responsabilità di alto valore morale e civile.
Fonte: http://www.toscanalibertaria.org/cammino/2003-12-03-vincenzo-soldati.html (acceduto lunedì 14 marzo 2011)