Un discorso diverso in Toscana, per chi crede, in questa nostra madreterra, in questa fugace vita, in qualcosa di diverso

mercoledì 3 dicembre 2003

Meteora Soldati

Recupero dal vecchio sito di Toscana Libertaria e archivio qui una intervista che feci nel 2003 a Vincenzo Soldati, allora alla guida della Lega Toscana. A suo tempo dimostrò una notevole empatia con le nostre tematiche popolane e libertine, con il nostro impegno per porre fine al Sessantennio e per la rivoluzione liberale in Toscana, con il nostro euroscetticismo. Forse fu una meteora, ma i temi di questa nostra conversazione di oltre sette anni fa sono ancora tutti attualissimi (Nda, lunedì 14 marzo 2011).


mercoledì 3 dicembre 2003
Incontro con Vincenzo Soldati
segretario nazionale della Lega Nord Toscana 
                                              .
Lega Nord Toscana:
continuare a lottare per la libertà,
tirare fuori l'euroscetticismo

                                                                                                
                                                                                                
                                                                                                

Diciamo subito chi è Vincenzo Soldati ad un pubblico toscano che forse non ti conosce o ti aveva perso di vista.
Ho 53 anni. Sono di Massa. Sono un imprenditore nel settore lapideo. Ho aderito alla Lega Nord Toscana fin dalla sua fondazione. E' stata la prima volta che mi sono iscritto ad un partito, nella mia vita. Provengo da una terra aspra e particolarmente amante della libertà: la nostra Apuania. Ho ricoperto diverse cariche nel partito, partendo dal basso: segretario comunale, segretario provinciale, consigliere federale, segretario nazionale.

Ovviamente stai parlando della Lega Nord Toscana come partito toscano e quando dici che sei il segretario nazionale, intendi dire a livello di "Nazione Toscana".
Certo. Sono il segretario di un partito toscano, autonomo, anche se parte integrante del sistema federale della Lega Nord guidata dal segretario federale e ministro delle riforme istituzionali, Umberto Bossi.

A che punto è la Lega Nord Toscana oggi?
La Lega Nord Toscana si è costituita nel 1988. Si è presentata da allora a tutte le tornate elettorali, raggiungendo nel 1992 oltre ottantamila voti e conquistando due deputati. Il nostro massimo storico. Nella sua storia il movimento ha espresso consiglieri comunali e sindaci. Oggi la Lega ha un sindaco in Lunigiana, un assessore al Comune di Lucca e alcuni consiglieri comunali. E’ presente in tutte le province della Toscana con proprie sedi. Ha una segreteria nazionale a Lucca. Un merito politico che mi riconosco è quello di aver costruito un movimento unito con una classe dirigente motivata, preparata e capace.

Però?
Siamo fermi ad un risultato elettorale dell'1%.

Le forti organizzazioni lombarde e venete con cui siete federati e la Lega Nord federale, che in alcune aree è movimento popolare se non addirittura partito di raccolta di intere comunità, possono  aiutarvi ad uscire dalla marginalità politica?
La Lega Nord federale è al governo. Governa città e comunità importanti nel Nord del paese. Umberto Bossi come leader è fortemente e personalmente impegnato nella riforma dello stato che è il punto chiave di questo secondo governo Berlusconi. Direi che i nostri alleati del Nord stanno già facendo la loro parte. Noi dobbiamo conservare e alimentare un nostro spirito e una nostra organizzazione, in attesa che cambi l'atmosfera e la situazione politica della Toscana. Questa nostra benedetta e maledetta Toscana è, politicamente parlando, la terra più conservatrice d'Italia.

Aspettate anche voi il crollo del partito-stato e la dissoluzione di queste eterne maggioranze imperniate ancora oggi sugli eredi diretti del vecchio PCI?
La forza e la longevità di queste maggioranze veniva da profondi ideali. Oggi degli ideali dei vecchi comunisti e socialisti non resta granché. Ad essi si è sostituita una capacità cinica di gestire e conservare il potere economico e sociale. Il cinismo è, ovviamente, anche capacità di manipolare il consenso di quelli che ancora ci credono. Ma quanto potrà durare?

L'unico vostro assessore, al momento, è Valleggi, delegato al federalismo nella giunta di Lucca. Come va questa vostra esperienza con il sindaco di Lucca, Fazzi?
Fazzi è una persona che ha un senso alto e profondo della politica, un servitore del bene comune, buon amministratore e buon politico. Sa dialogare, mediare, ma anche assumersi responsabilità. Sia con il suo governo, che con i partiti, che con il popolo. Noi siamo stati suoi convinti sostenitori. E ci aspettiamo che la sua esperienza faccia scuola in altre parti della Toscana. Del resto, grazie a Lucca, Arezzo e Grosseto, tre città importanti governate da giunte moderate imperniate sulla Casa delle Libertà, già oggi l'immagine monolitica di una Toscana egemonizzata dal Centrosinistra si sta sgretolando. La Toscana sta cambiando e guarda caso sta cambiando a partire da città apparentemente periferiche, che non ospitano i centri di potere pubblico più importanti e non godono di forti rendite politiche...

Stai dicendo che, per esempio, in città universitarie o sedi di importanti burocrazie come Pisa, Siena e Firenze, è più difficile scalzare l'egemonia del Centrosinistra?
Esattamente. Ed è un motivo di seria riflessione. Non tanto per noi, che non abbiamo mai avuto il voto di ceti parassitari, ma per altre forze liberali e moderate.

Definisci l'espressione "ceti parassitari".
Le persone che lavorano in burocrazie elefantiache e che non si impegnano né per farle dimagrire, né per renderle più snelle ed efficienti.

La Lega Nord Toscana e l'autonomismo in Toscana. Rapporti con gli altri gruppi e le altre intelligenze autonomiste.
Noi siamo collegati, con la nostra storia personale, ad un autonomismo, non solo culturale e storico, ma politico, che nasce negli anni '70. In quegli anni un gruppo d’intellettuali cominciarono a diffondere e a propagandare l’autonomia e la riscoperta della “toscanità” come diritto all’autodeterminazione del nostro popolo, anzi di tutte le nostre comunità locali, dagli Apuani alla Romagna Toscana alla Maremma. In questo incontro con Toscana Libertaria credo che non possa mancare un omaggio personale a Renzo Del Carria, che onoriamo come un vero pionere dell'autonomia politica moderna della Toscana. In quel gruppo si sono formati i fondatori della Lega Nord Toscana. Successivamente ci fu l'intuizione che nessun movimento autonomista avrebbe mai potuto ritagliarsi uno spazio politico in presenza di uno stato centralista. Di qui l’esigenza di unire più forze autonomiste per trasformare lo stato italiano in una repubblica federale. Per questo ci siamo ritrovati, Toscani, Lombardi, Veneti e altri, federati nella Lega Nord.

Aver fatto parte del sistema federale della Lega Nord e aver seguito e sostenuto l'azione di Umberto Bossi come segretario federale, non è stato sempre facile.
Siamo felici di essere arrivati con grande sacrificio, e con una coerenza che nel lungo termine sarà più chiara a tutti, a questo momento decisivo in cui Berlusconi e Bossi possono riformare lo stato.

Ci sarà questa riforma dello stato? Vedremo veramente la chiusura dei ministeri romani dello stato centralista, lo smantellamento del bicameralismo perfetto, il Senato federale, una corte costituzionale eletta anche dalle regioni? Vedremo davvero la fine dei dinosauri a Roma? Oppure la montagna partorirà il topolino del voto amministrativo agli immigrati?
La Lega è al governo per fare queste riforme, che costituiscono il patto elettorale con il quale la coalizione si è presentata agli elettori. I prossimi mesi saranno decisivi. O la coalizione imbocca decisamente la via delle riforme o l’assemblea federale - tuttora permanentemente convocata, come deciso nella nostra seduta del 9 novembre scorso - deciderà di uscire dal governo. Le conseguenze saranno inevitabili. Agitare sulla scena politica altre questioni, certamente importanti e di cui potremmo discutere a lungo, come lo status degli immigrati in Italia, rischia oggettivamente di avere effetti dilatori e diversivi. Il Senato, la Camera, i Ministeri, sono pieni di gente che non vuol cambiare lo stato. Ma dobbiamo sconfiggere i conservatori e i gattopardi. Il rischio che anche il dibattito sugli immigrati sia una manovra dilatoria, c'è. E' forte. Ma cerchiamo di mantenere separate le questioni. Sullo status degli immigrati extracomunitari la Lega è stata chiara e l’opposizione alla proposta di legge di Fini sarà durissima. Una cosa sono i diritti civili, altra cosa sono i diritti politici che si possono acquisire solo con la cittadinanza. Il processo d’integrazione non può e non deve partire dai diritti, ma dai doveri. Perché l'acquisizione di una specie di mezza cittadinanza come quella proposta da Fini dovrebbe essere messa all'inizio di un percorso? E' alla fine del percorso che dobbiamo puntare, quando l'immigrato acquisisce una cittadinanza piena.

Nel 2004 ci sarà un altro momento epocale: forse avremo una nuova costituzione europea e sicuramente voteremo per il nuovo parlamento dell'Unione. In questo momento voi vi siete distinti per la vostra opposizione al mandato di cattura europeo. Siete la prima e unica forza politica della repubblica che si oppone allo sviluppo di un super-stato europeo. E' solo un distinguo contro la "Forcolandia" di Bruxel, oppure vi state veramente cominciando a preoccupare che l'Unione Europea possa diventare un apparato mastodontico, costoso, socialisteggiante, liberticida?
Per come stanno andando le cose noi leghisti ci sentiamo euroscettici. Avvertiamo il pericolo di un’Europa intesa come super-stato, burocratico, livellatore delle diversità esistenti al suo interno, lontano, estraneo, nemico dei popoli e quindi contrario alle idee federaliste professate dal nostro movimento. L’Europa che noi sogniamo è quella dei popoli, delle autonomie locali, delle regioni, delle identità locali, delle culture, e delle tradizioni che non devono essere cancellate, ma salvaguardate. Noi ci opporremo con tutte le nostre forze a che le sovranità nazionali siano sacrificate in nome di un potere tecnocratico e oligarchico. Il nostro movimento è nato per abbattere lo stato centralista e diffondere l’idea federalista. E' quindi naturale che questa lotta federalista sia fatta anche a livello superiore. L’Europa che auspichiamo è confederale, retta sui principi della sussidiarietà, dell’autogoverno, in cui si abbia il mantenimento delle sovranità locali. Chi non condivide una decisione non deve essere costretto ad accettarla. In questa situazione è chiaro che la cessione di parte della sovranità alla confederazione europea deve procedere con molta cautela, specialmente quando la materia attiene alla libertà personale dei cittadini. Il caso del mandato di cattura europeo è emblematico ed inquietante. Per due anni il Ministro Castelli si è opposto da solo sfidando tutta l’Europa a dimostrazione anche di un cambiamento d’atteggiamento che finalmente non ci vede supini esecutori di decisioni prese da altri.

Ti rendi conto che questa potrebbe essere, dal 1992, quando la Lega Nord a Milano ha dato una spallata alla repubblica partitocratica, la vostra prossima grande battaglia politica?
Sì. E contiamo anche su questa forma, moderata ma ferma, di euroscetticismo, per allargare la nostra capacità di dialogo con altri libertari e per combattere nuove battaglie di libertà.

Torniamo in Toscana, ma restiamo all'oggi e al prossimo 2004. Si sta per varare il nuovo statuto della Toscana. Cosa state facendo in proposito?
L’evoluzione costituzionale vede la regione come soggetto centrale della nuova repubblica federale. La definizione delle competenze comunitarie, statali e regionali è una questione ancora drammaticamente aperta, infatti se da una parte le regioni in attuazione delle riforme costituzionali del 1999 e del 2001 devono dotarsi di nuovi statuti, dall’altra parte si prospetta una radicale riforma dell’ordinamento della repubblica con un principio di federalismo istituzionale che renderebbe le attuali bozze o superate o inadempienti. Ciò premesso, la Lega è fortemente critica con l’attuale bozza di statuto della Toscana su alcuni principi, che non rispondono alla tradizione toscana, come per esempio sulla famiglia e sulla tutela della maternità. Inoltre, anche l’istituto del referendum, il principale strumento di democrazia diretta, non è né valorizzato né adeguatamente riconosciuto. Non va dimenticato infatti, che la possibilità di esprimersi attraverso referendum propositivi locali, dà ai popoli la possibilità di manifestare la propria identità ed i propri valori più profondi.

Se dipendesse da voi, come vorreste che venisse eletto, nel 2005, il parlamento toscano?
Il nostro movimento nasce aggregando un popolo eterogeneo, da destra e da sinistra, sul federalismo e sulla speranza di essere meno schiacciati da troppe leggi e da troppe tasse. Con queste origini ed avendo iniziato una battaglia politica dal nulla, siamo per forza prevalentemente proporzionalisti. Con il tempo abbiamo appoggiato la preferenza unica, l'elezione diretta degli esecutivi, l'elezione diretta di deputati locali in piccoli collegi uninominali. Ma per ora preferiremmo che il parlamento toscano fosse eletto per metà all'inglese, e per metà con la proporzionale pura. Combinando due sistemi semplici, senza pasticci e senza bizantinismi elettorali. Credo che questo sia necessario, in questa fase, anche perché non si protragga ulteriormente l'egemonia del Centrosinistra. E perché in Toscana emergano nuovi gruppi, anche piccoli, e siano rappresentate altre forze e altre culture, anche minoritarie. Abbiamo bisogno di idee e facce nuove, alle quali dobbiamo garantire un diritto di tribuna.

I vostri rapporti con la Casa delle Libertà, in Toscana, oggi.
Noi siamo nella Casa delle Libertà. La CdL è il risultato dell’alleanza del Polo con la Lega Nord. In Toscana questa alleanza, vuoi per un oggettivo squilibrio di peso elettorale, vuoi per un errore di valutazione politica nei confronti delle nostre istanze da parte degli alleati, stenta a dare i frutti che potrebbe dare. Non mi pare, infatti, che gli alleati colgano le potenzialità che un movimento come il nostro potrebbe portare alla causa della coalizione in termini di valori, di ideali e di moralità politica. In questo contesto, ci sembra ormai inevitabile, che la Lega in Toscana scelga, almeno per le prossime amministrative, un percorso autonomo. L’opposizione, d’altro canto, ha spesso dimostrato incapacità di rappresentare i Toscani che non la pensano come chi governa la regione, accettando, in molti casi, di adagiarsi in una situazione di sudditanza. Questo sicuramente è diventato uno strumento in più in mano a chi ha come unico obiettivo quello di finanziare sprechi e clientele. La Toscana soffre della mancanza di quella alternanza di governo che limiterebbe le rendite clientelari. E intanto, qualche volta, sembra che certi candidati sindaci di Forza Italia e di Alleanza Nazionale siano stati scelti dal Centrosinistra, tanto sono deboli, poco conosciuti, poco combattivi...

Due parole su Prato e su Livorno, città a cui il nostro gruppo di studio Toscana Insieme - Toscana Libertaria è particolarmente legato.
A Livorno abbiamo dei dirigenti e degli organizzatori di valore. Degli uomini che hanno già cominciato un percorso solitario per le prossime amministrative. Livorno è una città in crisi, forse la più in crisi della Toscana, quella con il più alto tasso di disoccupazione. Ha bisogno di testimonianza e di lotta. Per questo abbiamo già in corsa un candidato sindaco e un candidato presidente. Poi se strada facendo ci sarà occasione, ci incontreremo e ci uniremo con altri oppositori. Su Prato invece sono franco: non abbiamo un gruppo sufficiente di militanti e stiamo facendo fatica a portare un contributo al cambiamento di quella città così importante e così vivace.

Hai qualche considerazione da fare sulle elezioni regionali del 2005 e sull'elezione del prossimo governatore?
Bisogna ripartire con lo spirito che ha animato la campagna elettorale del 2000 quando la CdL raggiunse il 40% dei consensi, con un candidato, che seppe unire tutte le anime della coalizione nel rispetto della loro dignità. Come candidato comune per il 2005 sosterremo chi in questi anni ha amministrato bene importanti città ed ha saputo aggregare tutte le forze della coalizione su un disegno politico coerente.

I Toscani hanno, in grande maggioranza e per lungo tempo, votato per il Partito Comunista Italiano e per i suoi eredi e alleati, che hanno contato e contano su una ampia e radicata classe dirigente e che conoscono bene il nostro territorio e la vicenda economica e politica contemporanea della nostra terra. Perché nei prossimi anni dovrebbero fidarsi di voi e della Casa delle Libertà?
La mia speranza è che il popolo toscano, che ha creduto nel comunismo, riacquisti una capacità critica nel riconoscere la fine delle contrapposizioni ideologiche. Oggi si confrontano principalmente modelli di sviluppo economico e sociale che rappresentano anche diversi valori etici, sociali e morali, nei quali il cittadino toscano può riconoscersi. Il nostro movimento è stato il primo che intorno all’idea federalista, che è idea di libertà, ha saputo convogliare uomini di destra e di sinistra superando ogni muro ideologico. Mantenendo un’anima popolare, abbiamo saputo riportare in vita ideali di giustizia, di amore per le proprie tradizioni e i propri legami con il territorio, per la propria storia e la propria cultura, così radicati nella società toscana. Così come il valore del lavoro, che la Lega da sempre cerca di difendere dalle rendite parassitarie, dalle speculazioni internazionali, da quell’apparato statale che spesso soffoca le iniziative economiche invece di facilitarle. La speranza, dicevo, è che il popolo toscano si accorga finalmente di noi, e ci premi, dandoci quel consenso che prima di tutto renderebbe gratificante il faticoso impegno di tanti militanti che in questi anni hanno saputo assumersi responsabilità di alto valore morale e civile.

 
a cura di Mauro Vaiani (vaiani@unipi.it )          

lunedì 11 agosto 2003

Una lista euroscettica?

Mauro Vaiani, 2002
Corrispondenza con Ida Magli, luglio-agosto 2003. Una discussione sul "che fare", contro l'eurocrazia, in vista delle elezioni europee del 2004 (Nda di mercoledì 23 marzo 2011).


 

 

 

 

Appello a Ida Magli per una lista euroscettica


Da: Mauro Vaiani, Pisa


Pisa, lunedì 11 agosto 2003
Gentilissimi
Ida Magli
Giordano Bruno Guerri
"Associazione Italiani Liberi"


Cara Ida Magli,
caro Giordano Bruno Guerri,

penso che sia arrivato il momento di cominciare a organizzare una lista euroscettica per le elezioni europee del 2004. Scrivo a voi e a Italiani Liberi, perché penso che siate abbastanza incoscienti, disinteressati e autorevoli per farvi carico di una tale iniziativa.

Faccio parte di un gruppo di studio che si chiama Toscana Libertaria, che ha fra le altre cose pubblicato (su http://www.toscanalibertaria.org/cammino/ ) un primo appello a promuovere una iniziativa euroscettica in Italia proprio in contemporanea con la conferenza intergovernativa che dovrebbe varare la nuova cosiddetta Costituzione europea.

Alleate, federate e pacificate i cattivi di cui l’Italia pullula, i libertari, gli autonomisti, i pazzi innamorati dell’autogoverno comunale toscano, gli eterni dissidenti di ogni partito e fazione, gli insoddisfatti e i diversi di ogni comunità della repubblica.

Prendete questa iniziativa e dateci la soddisfazione di poter esprimere nel voto europeo un voto sanamente e finalmente euroscettico.

Per l’ironia che segna, provvidenzialmente, la vita umana, proprio il voto europeo è il più libero (o il meno condizionato) dalla dittatura del politicamente corretto, dal coro uniforme e grigio della ragion di stato e d’Europa, dai buonismi e dai conformismi.

E’ il voto che la partitocrazia ha voluto e conservato ultraproporzionale per celebrare la necessità delle proprie fazioni e delle proprie cricche. Ma la relativa “ininfluenza” dei suoi risultati sulla vita quotidiana lo ha trasformato in un momento di strana libertà. Una libertà effimera, per noi schiavi di questa repubblica irreformabile, praticamente uno sfogatoio. Ma forse non del tutto utile. Gli Italiani non hanno forse già usato in passato il voto europeo per dare segno di vitalità e di incoscienza? Lo abbiamo usato nel 1989 per premiare un politico cupo ma che ci sembrava meno avido, Berlinguer. Nel 1989 abbiamo dato respiro a movimenti ecologisti e antiproibizionisti che ci sembravano necessari per immaginarci un po’ meno schiavi delle tecnocrazie e delle narcomafie. Nel 1994 abbiamo usato il voto europeo, più ancora del voto politico, per premiare un Berlusconi che sembrava thactcheriano e liberista. Nel 1999 abbiamo usato la scheda elettorale europea per esprimere stima e sostegno personale a una Bonino un po’ mitizzata e virtuale, ma senz’altro competente e libertaria.

Forse il 2004 potrebbe essere il momento in cui gli abitanti di questa nostra repubblica diranno, in una percentuale significativa, che il tiranno impersonale di Bruxelles, l’onnipotente, pervasiva, irresponsabile e nociva eurocrazia deve finalmente essere fermata. A mio modesto parere, anche strappare un solo seggio sarebbe un successo, in questo paese dove abbiamo sempre detto sì all’Europa e a tutto il peggio che attraverso l’idea di Europa ci è stato contrabbandato.

Nel Parlamento non mancano singoli ribelli un po’ pazzi da cui farsi prestare un simbolo. Alleiamoci anche con il diavolo, ma facciamola, una benedetta lista euroscettica. A volte i grandi meccanismi che stanno per divorarci, si fermano gettando fra gli ingranaggi un solo sassolino che ci era rimasto noiosamente nella scarpa per anni.

Facciamolo, per sfuggire al nostro destino di essere trasformati in cinici coloni indifferenti al destino della nostra terra. Capisco che siamo stati dislocati dall’industrialismo, ridotti a sudditi dalla dittatura di partiti e sindacati, resi ignoranti dalla scuola di massa, meridionalizzati da decenni di stato centralizzato e clientelare... Creature, un po’ meno umane di quanto la dignità per cui siamo stati creati richiederebbe, che oscillano senza tregua fra la servitù e la licenza... Ma tornare a difendere le nostre tradizioni e libertà, sperare nella forza incomprimibile delle nostre diversità, lottare per i nostri gruppi, i nostri borghi, rialzare la testa, è possibile. Vale la pena.

Buon lavoro e, spero, a presto.

Mauro Vaiani





Risponde Ida Magli

L’interrogativo se convenga oppure no presentare una propria lista alle Europee, magari insieme ad altri, assilla gli Italiani Liberi da molti anni. Personalmente sono contraria, e insieme a me anche il Consiglio Direttivo, per i motivi che esporrò subito. Ma il problema è troppo importante per non discuterne, quindi il nostro Sito è aperto alla discussione per tutti quelli che vorranno parteciparvi senza limite di argomento e di polemica.

Sintetizzo qui al massimo i motivi del No:

• I costruttori dell’Unione Europea, sapendo che il progetto poteva riuscire soltanto mettendo a tacere qualsiasi voce contraria, si sono inventati il nome da dare agli eventuali oppositori: “euroscettici” (che io non accetto) perché così non figurano come contrari, ma come al di là di un giudizio, del tipo: non ci credo ma stiamo a vedere.

• Le liste euroscettiche sono finanziate da Bruxelles (ossia con i soldi di tutti i cittadini dell’ Unione con assoluto disprezzo di quel minimo di regole che esistono nei singoli Stati per il finanziamento dei Partiti) tanto che pubblicano già da molti anni una Rivista (si chiama These Tides cui sono abbonata fin dall’inizio della mia battaglia contro l’Europa perché non avevo ancora capito fino in fondo a quali limiti di cinico inganno fossero attestati i governanti nel costruirsi l’Impero) e che figura ridicolmente stampata a Bruxelles.

• In realtà le liste euroscettiche non possono fare nulla contro le strutture dell’Impero. Prima di tutto perché, partecipando al Parlamento, ne riconoscono la validità, la legittimità. L’Unione Europea invece non è legittima perché costruita dai governanti, fuori dalla Costituzione dato che nessuna Costituzione potrebbe avallare la perdita della libertà, della sovranità, dell’indipendenza economica, giuridica, territoriale. Queste sono state sempre ed esclusivamente le condizioni punitive imposte, dopo una guerra, dal vincitore al vinto perché sono, appunto, “la resa senza condizioni”.

• Alcuni Stati: Gran Bretagna, Danimarca, Svezia, godono di una situazione particolare solo ed esclusivamente perché ci sono stati al loro interno, fin dall’inizio, dei governanti e dei Partiti contrari all’Unione Europea, e che hanno perciò messo delle clausole alla firma dei Trattati: poter far parte dell’Unione senza aderire alla moneta unica è la principale clausola, subordinandola comunque al giudizio dei cittadini tramite referendum. Per questo il recente referendum svedese ha avuto tanta risonanza: alcuni Partiti, come i Verdi, stanno nel Parlamento Svedese e pur essendo in minoranza, hanno potuto fare apertamente la loro battaglia per il NO all’euro.

E’ questo il punto principale: i Capi dell’Unione finanziano con fiumi di denaro (di cui non ci dicono mai le cifre) i consensi, sia dei Partiti che degli industriali, agricoltori, e altre categorie produttive. Ma se ci sono in uno Stato dei Partiti contrari all’Unione, non possono mettere del tutto a tacere la loro voce. Specialmente, è chiaro, se si deve svolgere un referendum.

Da noi, manco a dirlo, i governanti, cattolici e comunisti, di destra e di sinistra, hanno firmato tutti i Trattati col massimo entusiasmo e basterebbe questo dato a far capire che l’Unione Europea risponde totalmente agli interessi dei politici che si ritrovano tutti d’accordo come succede quando in Parlamento si aumentano lo stipendio.

Per quanto riguarda, poi, il mettersi insieme ad altre liste quali, per esempio, i radicali, cui accenna il nostro lettore, questa è l’ennesima prova del silenzio che avvolge come una coltre le malefatte del Palazzo bruxelliano. Il nostro interlocutore evidentemente non sa (perché gli organi d’informazione sono stati tutti assoldati a questo scopo) che Emma Bonino faceva parte della Commissione Santer quella che è stata costretta alle dimissioni “per corruzione e nepotismo” (come recita la motivazione ufficiale) e che l’ammanco di migliaia di miliardi, oltre a contratti di appalto fuori gara ed altre piacevolezze del genere, si è verificato nella maggior misura nel Dipartimento per gli aiuti di emergenza cui era a capo la Bonino. Ma la corruzione di Bruxelles è immessa già nelle fondamenta e niente potrà correggerla. In questi giorni stanno venendo alla luce gli ammanchi di Eurostat, cosa di cui la stampa si occupa soltanto perché riguarda Prodi. Il Prodi non capo del governo europeo ma prossimo avversario della destra in Italia. Facciamoci coraggio: questi sono i politici, i governanti cui dovremmo inchinarci.

• Occorre un piccolissimo partito, anche un solo parlamentare, contro l’Unione Europea nel panorama politico italiano.

Qui, in Italia, dobbiamo combattere perché finalmente la stampa sarebbe costretta a parlarne. Soprattutto potremmo discutere a viso aperto, senza le continue censure dei giornalisti. (credete forse che l’informazione sia libera?)

Questo è il mio pensiero: aspetto i vostri interventi, i vostri consigli, il vostro aiuto…

Grazie

Ida Magli

Invito al dibattito

Ringraziamo tutti coloro che ci scrivono, e a maggior ragione, quelli che non condividono del tutto le nostre posizioni. Dobbiamo proprio fare così: accantonare le divergenze per poter combattere insieme contro l'unione europea. Speriamo di ritrovarci in molti in questa battaglia che è preminente su tutte le altre. Ida Magli

 

Replica di Vaiani a di Ida Magli

Con preghiera di trasmettere a IDA MAGLI
e al Direttivo di Italiani Liberi
Parto dalla fine della sua risposta: Occorre un piccolissimo partito, anche un solo parlamentare, contro l’Unione Europea nel panorama politico italiano. Questo è il punto che alla fine ci unisce.
Conosco la legge elettorale che regola il voto europeo in Italia e capisco che tutto sarebbe più semplice se un deputato, uno solo, si unisse a Italiani Liberi. Con uno sforzo organizzativo e finanziario limitato, si potrebbe già tentare. Senza allearsi con un deputato o con un senatore, tutto si complica: raccolta firme, comunicazioni, deposito del simbolo...
Sempreché la legge elettorale stessa non venga cambiata per impedire la presentazione di liste minoritarie, di testimonianza, di ribellione... Ma non lo credo: in tutti gli schieramenti, in tutta Italia, ci sono piccolissime forze che né l'Ulivo né la CdL hanno interesse a decapitare...
Scorrendo gli elenchi dei membri del Senato e della Camera, purtroppo, non sarei in grado di individuare un potenziale ribelle. Però... forse il Direttivo e soprattutto quelli di voi che vivono a Roma potrebbero analizzare meglio amicizie, legami, contatti, valutando - senza moralismi e senza esitazioni - anche la possibilità di farsene prestare uno...
Voglio precisare che non sopravvaluto né considero un potenziale alleato i Radicali. So - per certo e da fonti dirette - che anche il loro europeismo è in crisi, ma non hanno né le palle, né la libertà interiore, né sufficiente radicamento territoriale e sociale per farsi carico di una battaglia euroscettica. La mia citazione della lista Bonino era solo al riferimento di uno dei tanti precedenti di voto "in libera uscita" che alle Europee in Italia si è sempre manifestato e che diventerebbe anche l'acqua in cui potrebbe nuotare e sopravvivere il pesce di una lista contro l'eurocrazia.
Le considerazioni che Ida fa sul nome "euroscettico" che ci è stato imposto dai nostri nuovi padroni, sono - a mio parere - un'opportunità da cogliere, non un problema. Non è la prima volta, mi pare sia successo anche ai Cristiani e ai Bolscevichi, che delle nuove realtà sociali si fanno forti e portano con orgoglio il nomignolo imposto loro dai nemici che originariamente voleva essere dispregiativo...
Toscana Libertaria è già un piccolo partito (anzi una rete di piccoli partiti comunali, come si addice a noi Toscani) e abbiamo già esperienza elettorale, di raccolta di finanziamento, di comunicazione politica, di mediazione inclusiva (contro il pericolo di essere fazioni esclusive e incomprensibili che è sempre insito nelle associazioni e nelle forze politiche nascenti). Abbiamo già superato il 4% a Livorno e a Prato e sappiamo cosa vuol dire allearsi, separarsi, vincere e perdere. Per noi la politica è un "Beruf", cioè qualcosa in cui si manifesta la nostra vita e la nostra voglia di restare liberi. Nel poco o tanto che abbiamo fatto per le nostre tradizioni e libertà civiche, abbiamo un senso del dovere che rappresenta il meglio delle nostre radici laiche, ebraiche e cristiane... Per cui non ci arrenderemo di fronte a questa prima risposta problematica della Ida Magli.
La forza del libro "Contro l'Europa" deve scendere in campo e deve scendere in campo ora, proprio nei giorni in cui si compie il rito macabro della conferenza intergovernativa.
Nei prossimi giorni sarò a Milano e cercherò di contattare amici intellettuali e politici che conoscono e amano l'autonomismo e i gruppi civici locali di cui Toscana Libertaria è non piccola parte. Se ci sono novità, vi informerò. Se c'è la possibilità di incontrarsi, spero che ci regaleremo questa opportunità. Vi prego: manteniamo un contatto stretto, sfruttando questa riserva di libertà che è costituita dalla posta elettronica e dagli spazi, relativamente poco costosi, del web. .
Un cordiale e affettuoso saluto.

Mauro Vaiani

* * *


Fonte principale di tutti i documenti: http://www.italianiliberiassociazione.it/Lettere/listaeuroscettica.htm (acceduto il 23 marzo 2011)

venerdì 11 luglio 2003

Euroscetticismo naturale

Archiviamo qui un altro dei documenti che erano sul vecchio sito di Toscana Libertaria. Un intervento euroscettico, cioè, a oggi, sempre più attuale (Nda, mercoledì 23 marzo 2011).


venerdì 11 luglio 2003
Intervento di Mauro Vaiani
Euroscetticismo naturale
 
L'agenzia ANSA ci informa, con un dispaccio da Brussel di ieri, giovedì 10 luglio 2003, delle ore 18.15, che la Convenzione presieduta da Valery Giscard d'Estaing ha concluso il suo lavoro ed ha varato un progetto di trattato che riforma radicalmente l'Unione Europea, introducendo una Costituzione comune a tutti i membri, vecchi e nuovi, dell'Unione Europea. A Roma, sotto la presidenza italiana, presumibilmente nell'ottobre del 2003, ci saranno i lavori della conferenza intergovernativa, cioè dello strumento previsto negli attuali trattati europei per avanzare simili riforme.
Le pretese sono sempre magnifiche e immaginifiche perché, sin dalla loro origine, le istituzioni comunitarie europee e il cosiddetto processo di "integrazione" dell'Europa, non hanno mai nascosto il loro chiaro ed ultimo intento: la nascita di uno stato europeo.
Non ha importanza quanto lenti sembrino i progressi del processo di integrazione. Le vestali dell'Europeismo si stracciano le vesti perché i passi in avanti sembrino sempre piccoli. La realtà è che passi in avanti ci sono, eccome.
Ogni piccolo rafforzamento delle istituzioni comuni ed ogni minimo aumento delle loro competenze, ha effetti sicuri e duraturi. Lentamente, ma inesorabilmente, ci abituiamo ad essere governati non sono dalle nostre istituzioni locali, o da quelle della Repubblica Italiana, ma anche da Brussel e dalla sua burocrazia.
In chi partecipa alla vita civica del proprio borgo, in chi coltiva la speranza dell'autogoverno personale, sociale, locale espresso al massimo delle sue potenzialità, in chi lotta perché questa Repubblica Italiana diventi finalmente una confederazione di città e comunità locali, in chi si occupa di quello che non ci vergogniamo di chiamare Toscanismo, cioè di autogoverno e maggiore libertà per la nostra madreterra di Toscana, un certo euroscetticismo è naturale.
Non siamo ancora riusciti in modo serio a diminuire, né in potere, né in numero di personale, né in risorse disponibili, il potere centralizzato a Roma delle istituzioni e delle burocrazie repubblicane. Figuriamoci se proviamo il minimo entusiasmo per la crescita delle istituzioni e delle burocrazie europee.
Il nostro federalismo non è una tendenza all'ulteriore integrazione, a una maggiore concentrazione di potere e denaro in capitali sempre più lontane da noi e dalla nostra capacità di controllo.
E' una richiesta di decentramento.
E' una resistenza per diminuire il peso dei poteri che ci sovrastano.
Noi vogliamo sfoltire la pletora delle organizzazioni internazionali.
Vogliamo strutture essenziali e ragionevoli, forse basterebbe la sola NATO, per la difesa e la politica estera comune di tutti i paesi occidentali.
Vogliamo una Confederazione che gestisca l'eredità di questi 45 anni di cooperazione continentale, dai Trattati di Roma del 1957 ad oggi, che salvaguardi la moneta che abbiamo voluto comune, che continui ad assicurare la libera circolazione di persone e beni nello spazio europeo, che custodisca il patrimonio giuridico che ci ha portato ad armonizzare stili di produzione e di lavoro. Non vogliamo diventare né un superstato, né una superpotenza. Non vogliamo avviarci verso gli eccessi di centralismo politico, economico e militare che sono stati toccati nell'età della guerra fredda dall'URSS, dagli USA e dagli altri grandi stati moderni.
Non vogliamo essere governati di più, in modo sempre più invasivo, da poteri sempre più alti e lontani.
Semmai vogliamo essere governati di meno, su meno materie, da poteri vicini e controllabili.
Vogliamo che le competenze dell'Unione Europea siano ridotte, le politiche comuni riviste, i bilanci diminuiti, la produzione di nuove regole sia rallentata, il personale sia drasticamente tagliato.
Vogliamo che siano diminuiti i trasferimenti del nostro denaro all'Unione, di cui è vero che una parte ci ritorna indietro come "aiuti" o "fondi" comunitari, ma quanto e dopo quanti passaggi? Attraverso quanti filtri e quante pratiche? Con quale celerità ed efficacia? E poi ritorna, sì, sul territorio, ma attraverso chi e rafforzando il potere e la capacità di controllo clientelare di chi altro?
E non ci si venga a parlare di "democratizzazione" dell'Unione Europea attraverso il rafforzamento del suo parlamento. Si tratta di un consesso troppo numeroso, i cui membri vengono eletti in collegi troppo ampi e con sistemi elettorali pensati per contare il peso dei diversi partiti, non per scegliere delle persone precise, riconoscibili e responsabili. Si riunisce troppo, discute di troppe cose, si ammanta di una competenza generale e universale, pontifica come un concilio sul sesso, sul lavoro, sulla cultura, sulla vita. Ma chi credono di essere? E quanto ci costano?
Per avere un controllo democratico sulla vita delle nostre istituzioni comuni non sarebbe forse sufficiente un senato di poche decine di membri, uno per ciascuno degli stati membri o, come nel caso della Germania, della Spagna e - speriamo presto - dell'Italia, per ciascuna delle comunità autonome del proprio ordinamento federale? Naturalmente eletto direttamente dal popolo, con sistema maggioritario, uninominale, ad un turno.
Insomma, ci vuole una frenata. Ne va delle nostre tradizioni e libertà. Della nostra serenità e della qualità spirituale e sociale della vita delle generazioni future, dei nostri figli.
E ci vuole subito.
Sin dal prossimo ottobre, quando a Roma si riunirà la conferenza intergovernativa.
Cominciamo a credere che, mentre ci prepariamo alle battaglie politiche per il rinnovamento dei nostri comuni e province nel 2004 e all'elezione del nostro nuovo governatore della Toscana nel 2005, sin dalle prossime settimane, dovremo trasformare il nostro euroscetticismo naturale in una agenda politica, con l'obiettivo di dare una calmata a tutti coloro che vogliono trasferire sempre più potere e denaro nelle mani di poche migliaia di eurocrati concentrati a Brussel.

Mauro Vaiani
gruppo di studio
 Toscana Libertaria - Toscana Insieme
Insieme per Prato

Fonte: http://www.toscanalibertaria.org/cammino/2003-07-11-euroscetticismo.html (acceduto mercoledì 23 marzo 2011)

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