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mercoledì 18 novembre 2009

Nostalgia cattiva consigliera

 

La nostalgia è cattiva consigliera di PDL e Lega, specie quella dell'impunità...

di Mauro Vaiani

Venerdì 13 novembre 2009 - Pubblicato sul Tirreno il 18 novembre 2009



Nel 1993 l'immunità parlamentare non fu affatto abolita. Fu solo ammodernata alla sensibilità di un Paese cambiato, che si stava scrollando di dosso la partitocrazia. La decisione fu presa resistendo alle pressioni populiste e ai furori giacobini che esistevano sì in alcuni settori di opinione pubblica, ma che erano soprattutto cavalcati da esponenti politici, alcuni dei quali ci hanno costruito sopra la propria ascesa.
Chiunque, leggendo l'art. 68 della Costituzione, comprende che un membro del nostro Parlamento non può essere così facilmente perseguitato da uno o più magistrati faziosi. E' vero che dopo una condanna passata in giudicato o se sorpreso in flagranza di reato, un parlamentare può essere arrestato, ma – possiamo scriverlo? - ci mancherebbe altro!
Quella del 1993 fu la scelta di chi sognava un Paese con una giustizia giusta, con processi celebrati all'americana, con tempi certi - non di prescrizione, per non farli - ma di inizio, di dibattimento, di espressione della sentenza; con la certezza della pena; dove l'appello è una eccezione e le istanze di legittimità e costituzionalità una eccezione ancora più eccezionale; dove l'innocente viene risarcito; dove chiunque – anche il pubblico ministero - che abbia intentato una causa rivelatasi infondata, sia costretto a risarcire di tasca sua coloro che ha perseguitato.
La stragrande maggioranza del popolo pensò, allora, che se anche i capi romani dei partiti fossero stati soggetti alla giustizia, forse essi si sarebbero impegnati di più per farla funzionare (Speranza, a oggi, rimasta tale. Nda del 21/2/2011).
Temiamo che la nostalgia di un passato in cui esistevano vere e proprie sacche di impunità per i politici, sia una cattiva consigliera, per la maggioranza PDL-Lega. Né porteranno lontano le trovate da azzeccagarbugli, che sottraggono tempo prezioso alle riforme costituzionali attese ormai da decenni. Riforme che possono essere l'occasione per svelenire il clima e dimostrare che si è in grado di realizzare le promesse elettorali. Le sole, peraltro, che potrebbero consentire di introdurre in Costituzione una qualche forma di maggiore e temporanea immunità per il capo del governo, per proteggerlo dall'accanimento giudiziario a cui è sottoposto dal momento della sua entrata in politica, quindici anni or sono.



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