Guglielmo Epifani, segretario PD, intervenendo ieri - sabato 26 ottobre - alla Leopolda 2013, si è lasciato sfuggire una confessione rivelatrice.
Ha parlato della sua classe di liceo, una venticinquina di giovani che si maturarono, andarono tutti all'università, tutti divennero professori, professionisti, sindacalisti e politici.
Tutti classe dirigente, insomma.
Ha accennato, a mezza bocca, al fallimento di un'intera stagione politica, sì, ma ha detto anche che vorrebbe ricostruire un paese dove quel tipo di successo - che lui ha chiamato "libertà" - sia possibile.
Ci domandiamo, rispettosamente:
- chi ha distrutto la capacità di un liceo o di una università di garantire una professione e una realizzazione?
- chi sta impedendo, qui, oggi, l'accesso dei meritevoli a qualche opportunità?
- ma poi, è davvero giusto prospettare ai giovani, per la loro realizzazione, un mondo dove campano bene solo quelli che occupano il potere?
Non sono davvero sicuro di avere una risposta a queste domanda, ma una cosa credo di averla capita: non ce l'ha Epifani, né la classe dirigente di cui fa parte.
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