Mamma si ricorda esattamente quando sono entrate nella storia della famiglia, le nostre pèsche, il dolce fatto a mano più amato e popolare a casa mia.
Uso l'accento grave sulla parola "pèsche", per ricordare che la è si pronuncia bella aperta, come nel nome del frutto, non chiusa come in pésche, quelle che si fanno con reti e lenze.
Una sessantina di anni fa, a Gagliano, nel Mugello, la famiglia di mia mamma aveva invitato un cuoco - forse romagnolo - a dare una mano per il matrimonio - forse quello della zia Brunina. Questo cuoco ci insegnò a fare a mano questi dolcetti a forma di frutto. Si comincia informando tante palline, ciascuna delle quali diventerà un biscotto a forma di metà frutto. A mano, con l'aiuto di tutti in casa, si scava sul lato piatto del biscotto una piccola cavità, che poi viene riempita di cioccolata. Poi si accoppiano e si incollano le due metà con un po' d'albume e zucchero. Ciascuna coppia forma così la sagoma di un frutto intero, che poi viene bagnato nell'alchermes, liquore scarlatto che a casa mia viene a volte chiamato semplicemente alchemis. Infine il frutto intero ora colorato viene passato nello zucchero. Ecco a voi le nostre pèsche di Natale. Quest'anno, con l'aiuto di tre generazioni, ne abbiamo fatte ben tre zuppiere, perché dovevamo pensare a una famiglia allargata di circa quaranta persone. Il nostro Natale, il nostro Santo Stefano sono trascorsi sereni, grazie a D-o. Buon resto delle feste a tutti.
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