Il ritorno delle preferenze facoltative all'italiana, quelle contro cui il popolo italiano si rivoltò a inizio degli anni '90, sarebbe un disastro politico e, ancora di più, economico e sociale. Carlo Fusaro, che noi sappiamo essere uno studioso e un influente intellettuale che scrive spesso sulla stampa toscana, ci ha inviato, da cittadino, questo graditissimo intervento in proposito, in esclusiva per il nostro blog, Diverso Toscana. La mail di Carlo Fusaro (ricevuta il 28 luglio 2012, ndr):
La legge Calderoli del 2005 è una legge elettorale con gravi difetti. Ma
non sono affatto quelli di cui ossessivamente si parla da mesi e anni.
I suoi difetti veri sono due.
Il primo è che prevede due meccanismi
di premio separati e diversi per due camere, il che è un nonsenso. In
effetti il nonsenso sta nell'esistenza di due camere entrambe titolari del rapporto
di fiducia: com'è noto uno schema che non ha eguali al mondo. Dappertutto una è la camera politica con rapporto di fiducia col governo, se la forma di governo è parlamentare. L'altra rappresenta, in
parte almeno, interessi diversi ed è svincolata dal rapporto
fiduciario.
Il secondo difetto NON è nelle liste bloccate. E' che si tratta di liste
bloccate lunghe (fino a 47 candidati) con l'aggravante (il cuore della
questione) che una stessa persona può candidarsi dappertutto. Questo è
il meccanismo che permette le c.d. "nomine": permette cioè, grazie al
controllo delle rinunce di persone elette in diverse circoscrizioni, di
far uscire via via chi si preferisce.
E' falso invece che il problema fosse,
come si ripete, "aver abolito le preferenze". Qualunque cosa si pensi
delle preferenze (ed io ne penso tutto il male possibile sia per
esperienza diretta sia per aver studiato un po'):
(a) le preferenze alle
politiche già non c'erano più dal 1993;
(b) le preferenze non hanno mai
impedito ai partiti - certo, con eccezioni - di far eleggere chi
volevano, col sistema delle capolisture ed altri espedienti;
(c) le
preferenze scatenano una dannosa caccia al voto DENTRO il proprio
elettorato per sé stessi e NON al di fuori per conquistare elettori
incerti o nuovi;
(d) le preferenze impongono campagne costose;
(e) le
preferenze così come da noi ci sono solo in Grecia e in pochi altri
posti; le liste, in genere, sono bloccate, bloccatissime e laddove non
lo sono è permesso scavalcare l'elenco presentato dal partito solo con
un quorum minimo: che so, almeno la metà o un quarto di voti
preferenziali sul totale dei voti del partito.
Infine (f) le preferenze
come sono disciplinate in Italia non danno affatto agli elettori il
potere di scegliere l'eletto!
Danno questo potere a minoranze efficienti
ed organizzate nel controllo dei voti (cosa ciò significhi in circa il
40% del territorio nazionale non ho bisogno di ricordarlo).
In pratica
si permette a gruppi di interesse, o fazioni, o peggio, di scegliere per
tutti, grazie alle preferenze, al posto del partito (che almeno le sue
responsabilità deve assumersele).
Anche se è vero che il ricorso alle
preferenze dopo la preferenza unica è cresciuto dappertutto (anche al
centro e al nord), resta che sono usate mediamente da minoranze di
elettori.
La cosa che mi indigna è che culturalmente i fautori di leggi
elettorali davvero migliori (doppio turno alla francese, maggioritario
secco, collegi uninominali, liste corte e proporzionale senza recupero
di circoscrizione tipo Spagna, etc.) ben presto si son fatti travolgere,
con l'aiuto di una stampa francamente cialtrona e superficiale, da
parole d'ordine d'accatto che hanno trasformato la legge Calderoli (che
io rifiuto di chiamare in modo diverso: perché quello è già il segno
della resa politico-culturale) nella sentina di tutti i mali.
Non è così. Ha avuto e ha anche i suoi meriti: basti pensare alla
capacità bipolarizzante e al fatto che nel 2008 è stata ben interpretate
dalle forze politiche per merito primario di Veltroni (e poi dello
stesso Berlusconi) in modo da assicurare camere non frammentate e
maggioranze e minoranza non raccogliticce.
Se poi queste si sono
sfaldate, il problema non è della legge elettorale ma dell'incompetenza,
dell'incapacità e della stupidità di chi ha permesso al proprio partito
di andare in pezzi (e di chi permette al proprio di restare rissoso e
continuamente esposto al ricatto delle sinistre estreme, o del populismo
giustizialista, o - adesso - dei c.d. grillini).
Sta succedendo, è già successo ciò che era successo con la legge
Mattarella: Dio sa se io l'ho combattuta, quando speravo con altri illusi
di trasformarla in una legge elettorale tutta maggioritaria (non solo
per 3/4); ma resta la miglior legge elettorale del dopoguerra.
Si poteva
correggere (per esempio togliendo le liste civetta), ma funzionava.
Una volta fallito il tentativo di renderla PIU'
maggioritaria, restava comunque una eccellente linea di difesa.
Invece, con la benedizione ed anzi lo stimolo di gente come Sartori
(geniale caratteraccio che in vetustà, divenuto incoerente fino alla
totale dimenticanza di ciò che lui stesso aveva insegnato), che inventò
il termine spregiativo che sappiamo, si posero le basi perché quella
legge elettorale fosse sostituita senza colpo ferire (come accadde anche nel 2005, quando vera opposizione non ci fu).
E ci si beccò la Calderoli, coi difetti che ho detto e con l'unico
pregio - almeno - di difendere il bipolarismo: cioè il diritto degli
elettori di decidere da chi farsi governare.
Adesso la Calderoli è la cosa da sostituire costi quel che costi: ed
è altro errore, perché occorre avere l'onestà intellettuale di dire che
MEGLIO TENERSI LA CALDEROLI che passare alle preferenze e per di più
perdere il potere del voto decisivo sul governo.
Questa è infatti la truffa finale che gente impudente come Casini e
tanti altri vanno propinando, quando solennemente affermano che "va
restituito agli elettori il potere di eleggere i propri deputati".
Primo
perché, collegio uninominale a parte, non l'hanno mai fatto davvero e
non c'è nulla da restituire. Si vuol solo restaurare un sistema che ha
prodotto guai senza fine fino a che ad esso ci si ribellò 20 anni fa.
Secondo perché si fa finta di dare qualcosa, ma in realtà il vero
obiettivo è TOGLIERE il potere di decidere sul governo, che è poi la
cosa che conta di più.
Ancor maggiore è il paradosso se si ricorda appena appena che la
legge Calderoli, storicamente, fu nel 2005 l'ultimo tentativo di
Berlusconi di recuperare con il tipo di legge che questi volevano proprio
l'Udc e Casini (i quali pretendevano un ritorno a schemi
proporzionalistici: certo non ebbero le preferenze e sperano ora di
completare l'opera abolendo anche il premio).
Ma ci sarà un limite alla
memoria corta degli italiani e alla tentazione tecnicamente reazionaria e
restauratrice delle forze politiche!
In tutto questo ancora una volta quel che non capisco (rectius: non
capirei) è perché mai il Pd ci dovrebbe stare.
Mi dicono che il vero sta
nel fatto che il Pd cerca alleati e quindi per compiacerli e anche per
non spaccarsi fra chi vuole Casini e chi vuole Vendola-Di Pietro, è
disposto di fatto a buttare a mare 20 anni di bipolarismo (l'unica
grande riforma fatta!).
Una cosa è certa: se cedono su questo il voto di
gente come me non l'avranno davvero.
Carlo Fusaro
http://www.carlofusaro.it/
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